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Serena: "Candreva al Torino? Al posto suo, io andrei. E vi spiego perché"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Tuttosport

"Antonio Candreva resta un esterno tecnicamente fortissimo, che sa fare bene tutta la fascia, che ha grande dinamismo e resistenza allo sforzo, che sa attaccare anche senza pallone". Parola di Aldo Serena, che vedrebbe molto bene l'approdo del numero 87 nerazzurro al Torino. "Sarebbe un segnale di forte ambizione, per Cairo. E di convinzione, in Mazzarri, di poter innescare al meglio Belotti e Zaza - spiega l'ex bomber sia dei nerazzurri che dei granata -. Soldi d’ingaggio spesi bene, dunque. Certi equilibri, peraltro, a volte si trovano d’istinto, attraverso il dialogo, non solo negli allenamenti. Studiando le reciproche tipologie di movimenti. “Io di solito taglio così e cosà”; “se non riesci a buttarmela al centro perché sei coperto, o non puoi alzare la testa per guardare, sappi che io posso staccarmi da quella parte, con quel tempo lì”. Ecco, se Candreva riuscisse a creare un rapporto così con Zaza e Belotti, completando quella piccola revisione personale sul piano esecutivo del cross... Il Toro ha due centravanti che sono coraggiosi, non si risparmiano, aggrediscono anche i palloni sporchi: se cominciassero ad arrivargliene di una certa qualità...". 

Lei con chi aveva questa intesa a occhi chiusi? 
"All’Inter con Matteoli. Certo, era l’epoca delle marcature a uomo, per cui dipendeva dalle caratteristiche di chi mi marcava: se era il rapido Vierchowod o il più cadenzato Brio, per dire. Studiavamo dinamiche diverse, in qualsiasi momento. Al Toro, manco a dirlo, con Junior. Con Leo manco c’era bisogno di parlare. Con Dossena un po’ di più. Ma avevo un bel sistema codificato pure con Beruatto, da sinistra: se arrivava sul fondo in un certo modo, tagliavo sul primo; se alzava lo sguardo, staccavo su quello lontano". 

Lei preferirebbe restare in un club ricco da seconda scelta o accettare la sfida, da plausibile titolare, in una squadra come il Toro? 
"Andrei a giocarmi la chance, seguirei la voglia di rimettermi in gioco. Ha 31 anni, non 35. Mancini sta battendo a tappeto tutta la serie A, l’Europeo è dietro l’angolo, le prospettive azzurre per uno come lui si riaprirebbero. Protagonista, in una squadra che insegue l’Europa, con un allenatore come Mazzarri: scenario ideale. Dietro la Juve, la Champions è affare tra il Napoli e le milanesi, per me. Ma poi lo spazio c’è. La qualità nell’organico pure. Se la gioca con Lazio, Fiorentina, Atalanta, Samp". 

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