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Van Basten: "Sacchi non ha inventato nulla, il sistema calcio Italia ci rubò uno scudetto. San Siro abbattuto? Oggi funziona così"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere della Sera

"Ronaldo è un grande giocatore. Ma chi sostiene che sia più forte di Messi non capisce di calcio oppure è in malafede. Messi è unico. Inimitabile e irripetibile. Come lui, uno ogni cinquant’anni. Da bambino è caduto nella pentola del genio calcistico". Marco Van Basten all'attacco. Intervistato dal Corriere della Sera, l'ex stella del Milan e della Nazionale olandese ripercorre le tappe della sua carriera, ma non solo. E non lesina stilettate velenose.

Su Arrigo Sacchi.
"Non c’è mai stato feeling personale tra me e lui. Non mi ha mai dato l’impressione di essere onesto nei rapporti umani. Non era mai diretto. Andava a zig zag. Quando non era contento di come ci allenavamo, se la prendeva con i giovani, con i più deboli, che magari invece erano in testa a tirare il gruppo".

Ha fatto la storia del calcio.
"L’hanno fatta i suoi giocatori. Quel Milan era una delle squadre più forti di sempre. Lui ha avuto una parte importante. Era bravo a farsi amici i giornalisti, ha saputo costruire una immagine da grande innovatore".

Non lo è stato?
"Non ha inventato nulla. Il modulo che usava il Milan non era né rivoluzionario né offensivo. Schieravamo difensori eccezionali. A farci vincere così tanto è stata sempre la difesa, alla quale lui si applicava molto, dedicando invece poco tempo alla fase offensiva".

Lei sta con “risultatisti” alla Max Allegri, convinti che l’allenatore debba fare meno danni possibile, o con i “giochisti” sostenitori dell’importanza del modulo?
"I giocatori sono più importanti. Contano solo loro, nel calcio. L’allenatore bravo è quello che li fa rendere al meglio, senza imporre per forza le sue idee".

Ma lei non viene dalla scuola olandese, non è discepolo di Cruijff?
"Appunto. Noi abbiamo il nostro modo di giocare, che non rinneghiamo mai. Proprio Johan voleva ridare il calcio ai calciatori. La cosa più importante è la tecnica individuale, non la tattica collettiva".

Lo sa che tra poco San Siro non ci sarà più?
"Mi dispiace, e molto. Ma un grande club deve avere lo stadio di proprietà. Oggi funziona così".

Sempre convinto che le sia stato rubato uno scudetto?
"Lo sanno tutti che fu così. Ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dirlo. Prima la sceneggiata di Bergamo, con la moneta in testa ad Alemao e il massaggiatore del Napoli che gli dice di simulare un trauma. Poi la nostra sconfitta a Verona. Una imboscata, con un arbitro come Lo Bello che fece di tutto per farci perdere e fischiò in maniera scandalosa. Un lavoro fatto bene".

Da chi?
"Dal sistema del calcio italiano. Da chi aveva interesse a mandare due squadre in Coppa dei Campioni. Tutti sapevamo che eravamo favoriti per rivincere, aggiungere un’altra squadra conveniva a tutti. Fu una vera porcheria. Ancora oggi mi brucia".


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