Vieri: "Italia grande squadra con la rivoluzione di Mancini"
di Alessandro Cavasinni
Vieri, perché era così sicuro?
"Perché vedevo come giocava e anche che non perdeva mai: tante partite senza perdere, tante. Compresa l’Under 21, ho giocato in Nazionale quasi 15 anni: io lo so che fatica si fa, non solo fisica, anche mentale. E se non perdi mai giocando a calcio, sei squadra. Una grande squadra".
Da finale, come aveva previsto. Teme che l'Italia ci arrivi troppo stanca, come nel 2012?
"Li ho visti un po’ cotti nei supplementari, ma gli spagnoli ti fanno girare anche le gambe, non solo la testa. La grandezza non sta nella finale, quella l'abbiamo già vinta. Sta nel percorso fatto per arrivarci. Nella rivoluzione che ha fatto il Mancio".
Non è stupito, vero?
"Ognuno ha un suo stile, questo è il suo: giocare con la qualità, per vincere. Ieri ho sentito dire: stavolta abbiamo deciso di difenderci. Ma che scemenza è? Ti difendi se sei costretto a farlo, mai sentito dire in una grande squadra: difendiamoci e vediamo come va".
Anche lei trova che Mancini sia molto cambiato?
"Veramente no. Oggi ci sono i social: è più facile vedere come uno è. Di me si pensava che fossi un burbero: sono un burbero, io? Il Mancio è sempre stato così: un buono, che ogni tanto si incazza. Come tutti".
Immobile dovrebbe segnare di più?
"Se giochi nelle grandi nazionali dovresti fare gol e basta: io ne so qualcosa, ne sa qualcosa Kane, fino alla quarta partita lo offendevano a morte. Ora stanno massacrando Ciro, ma lui e Belotti hanno solo due doveri: lottare e aiutare la squadra. In Nazionale giochi per la maglia e il tuo Paese, non per i tuoi gol: se li fai, bene, se non li fai ma servi alla squadra va bene lo stesso".
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