Vulpis: "Il virus ha fatto venire a galla la fragilità del sistema-pallone. C'è un doppio rischio"
Fonte: Corriere dello Sport
"L’industria del calcio rischia, più di altri comparti economici, di soffrire l’impatto negativo dell’emergenza coronavirus, nonostante la presenza di molte società controllate da fondi d’investimento, holding e investitori internazionali". Lo spiega Marcel Vulpis quest'oggi sul Corriere dello Sport. "Lo stop dei campionati ha messo a nudo la fragilità economica dell’intero sistema - sottolinea il direttore di Sporteconomy -. Il peso dei debiti (preesistenti alla crisi sanitaria) costringe le società a pericolosi dribbling contabili. Finanza creativa e plusvalenze rischiano di essere utilizzate, in misura massiccia, proprio per far quadrare i bilanci a fine stagione".
"C’è un elemento che deve far riflettere l’intero sistema tricolore - sottolinea Vulpis -. Le plusvalenze sono uno strumento utilizzabile durante le fasi di crescita dell’economia, ma l’emergenza coronavirus porterà inevitabilmente a favorire solo scambi di “compensazione” tra società. Operazioni legali sotto il profilo contabile e civilistico, ma molto pericolose per la tenuta dell’intero sistema. Il rischio reale è doppio: è come se i bilanci venissero “anestetizzati” in attesa di tempi migliori, ma il problema della liquidità di cassa resta per molte strutture. Di fatto, si opta di per lo slittamento temporale dei problemi di bilancio. Ultimo avviso per i naviganti: se la voce delle plusvalenze si dovesse ridurre del 30-40% i fondamentali dell’industria del calcio sarebbero mediamente più negativi. Si rischierebbe pertanto il crack di molte realtà. Scendendo poi di categoria (dalla “C” a scendere), molte società, non potendo contare sul salvagente dei diritti tv (come nel caso della Serie A), senza ricavi certi (biglietteria, sponsorizzazioni e attività di ospitalità negli stadi), potrebbero fallire o non riuscire ad iscriversi per la prossima stagione (nel settore dei dilettanti si parla di 3mila società a rischio)".