I nuovi (lontani) orizzonti di gloria
Ieri, a Siena, si è vissuta l’ennesima sfida con i toscani. Una squadra da tempo nel ruolo di coprotagonista dei film di trama nerazzurra - dai finali di gloria - visti sugli schermi del calcio italico nelle ultime stagioni. In questa stagione tutti i finali si sono ribaltati… tanto da far scappare la lacrima. Dal 23 settembre 2012, giorno dello 0-2 (Vergassola, Valliani) che faceva male ma portava l’Inter a cambiar pelle per andare raccogliere massima gloria, coincidente purtroppo con l’ epilogo, a Torino il 3 novembre. Alla disfatta di ieri, che certifica l’archiviazione delle trame gloriose con i senesi, e spinge a vedere altri programmi. Quali? Ma la gara, strano a pensarsi, a dirsi, a vedersi, ha detto anche altro.
Indisponibili per vari motivi Cambiasso, Milito, Stankovic e Samuel, non al meglio Chivu dopo il pestone rimediato con il Torino (arriverà anche l’espulsione…) era Zanetti l’unico ultimo, vero, reduce dell’Inter del Triplete. Come poteva esimersi da tal ruolo l’infinito Capitano? Come poteva non essere Lui il portatore di questo gravoso compito? Dopo gli addii di Eto’o, Pandev, Thiago Motta, Julio Cesar, Maicon, Lucio e di Sneijder poche manciate di giorni fa – sembra trascorsa una vita dal tiramolla Milano, Istanbul -, sono solo sei i moschettieri rimasti a guardia dell’Inter di mourinhiana memoria. Un segno dei tempi che avrà il suo epilogo tra sei mesi, con altri amari, tristi, giusti addii. E pensare che il primo incontro tra le due compagini risale solo a dieci anni fa, era il 14 settembre 2003 e un gol di Materazzi ci regalava i tre punti. Da lì si arriverà allo scudetto vinto con cinque giornate in anticipo il 22 aprile 2007 (1-2 doppietta di Materazzi) e, sempre nel segno del difensore, si registrerà l’incredibile, sofferto 2-2 dell’11 maggio 2008 (Vieira, Kharja, Maccarone, Balotelli). Il rigore sbagliato da Materazzi, che toglieva la palla a Cruz pronto a calciare, manderà in prostrazione il Meazza e rinvierà lo scudetto all’acqua di Parma con la doppietta di Ibrahimovic. Come non ricordare poi l’1-2 (Kharja, due gol di Maicon) del 20 dicembre 2008, con un “Colosso” a torso nudo abbracciato da Mou sotto la curva dei tifosi interisti? Il folle 4-3 del 9 gennaio 2010 (Maccarone, Milito, Sneijder, Ekdal, Maccarone, Sneijder, Samuel), una pazza rimonta con il “Muro” centravanti che timbra il sorpasso nel punteggio al 96° minuto? Sul gradino più alto del podio rimane però lo 0-1 del 16 maggio 2010 con il gol di Milito, su assist di Zanetti, che vale il 18° scudetto, una settimana prima del trionfo di Madrid. Ieri sul prato verde senese si sono mostrare le nuove carte in mano ai nerazzurri: Schelotto, Kuzmanovic, Kovacic. Non volevamo chiedergli di essere subito decisivi (buona la partita di Kuzmanovic e Kovacic, da rivedere Schelotto). Non volevamo subito la Luna, si chiedeva solo di vederne un pezzo per ripensare ai sogni. Forse c’era la nebbia, ieri, al Franchi sotto la chiesa di San Domenico… ma i tifosi nerazzurri non hanno guardato al dito come gli uomini stolti. Il Capitano sarà l’ultimo traghettatore di chi è appena arrivato e di chi arriverà a giugno verso nuovi, lontani, Orizzonti di gloria. Sapremo aspettare?