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Mazzola, 70 anni dalla A alla Z

di Marco Pedrazzini

A come Arbitri
Altroché cartellini gialli e rossi usati a ripetizione come oggi.
Quando giocavo i difensori picchiavano duro, nei derby una volta Zignoli mi fece 36, dico 36, falli senza vedere un cartellino, un'altra Rosato mi fece fare un salto mortale carpiato come in piscina senza essere sanzionato. Oggi chi sa trattare la palla e' veramente piu' protetto.
B come Basket
Non ne potevo più di sentire dalla tribuna: “Quel magrettino lì se non si chiamasse Mazzola sarebbe ancora all’oratorio” oppure “Di suo padre ha solo il nome…”. Così provai con il basket, feci anche un provino con il Simmenthal. Ero bravo come play ma cercavo di fare tunnel al mio marcatore, così tornai ad usare il pallone. Coi piedi.
C come Capitano
Presi la fascia dopo Picchi e Corso, due leggende. Nel 1977 mi ritirai e la passai a Facchetti. Il “Facco” era grande, generoso, protettivo.
D come Dribbling
Il mio segreto? Il campetto dell’oratorio San Lorenzo di Milano. Piccolo, stretto, se non sapevi scartare non riuscivi a giocare. Ero bravo anche nel “dai e vai”, appoggiavo al compagno e scattavo per ricevere il passaggio di ritorno. Da piccolo lo facevo col muro...
E come Estero
Oggi molti giocatori che arrivano dall’estero hanno più tecnica dei nostri.
Sapete perché? Perché giocano ancora per strada, usano la fantasia, sono sempre col pallone tra i piedi. I nostri giovani italiani sono bravi ma inquadrati in un’esasperazione tattica che uccide lo spettacolo.
F come Ferruccio
Quanti ricordi. Con mio fratello, mio papà l’aveva chiamato così in onore del presidente del Toro Ferruccio Novo, giocavamo sempre in strada dopo la scuola e sognavamo che i tappi di Coca-Cola fossero ciclisti; in casa, sotto il tavolo della cucina, facevamo le cronache delle partite imitando Niccolò Carosio.
G come Grande Inter
Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. Una squadra di ferro e un gruppo unito in campo. Fuori, non eravamo grandissimi amici perché passavamo talmente tanto tempo insieme (i ritiri del Mago erano lunghissimi) che non vedevamo l’ora di tornare in famiglia.
H come Herrera
Esiste un calcio prima di Herrera e uno dopo. Lui arriva e cambia tutto. Verifiche sull’alimentazione, allenamenti duri, ritiri, riscaldamento prepartita, controllo del peso. Inventò i premi per le vittorie a catena: 8 punti consecutivi conquistati “x” soldi, 7 qualcosa meno, 6 punti zero soldi.
I come Intercontinentale
A miei tempi contava, eccome. Con le squadre sudamericane erano delle battaglie, in campo per i falli, fuori perché dagli spalti ci buttavano giù di tutto. Nel 1965 a Buenos Aires alla viglia del match di ritorno con l’Independiente capitan Picchi mi mandò dal mago, ero il più giovane e pensava di intenerirlo, per chiedergli di darci alcuni giorni di libertà al nostro ritorno in Italia.
“Come, cosa stai dicendo?”– reagì duro. Poi pensando alla partita mi disse:
“Tu segni domani? Se segni avrete i giorni di libertà!”. Non segnai ma lo 0-0 ci regalò la coppa e non qualche giorno di svago.
L come lunedì
Era il giorno in cui il Mago valutava le riserve, per noi titolari il meritato riposo. Una mattina mi sveglio, mi affaccio alla finestra della camera e vedo Suarez che fa alcuni giri di campo. Al suo ritorno gli chiedo come mai. Lui mi risponde: “Se ti alleni un po’ anche il lunedì al martedì rendi un 30% in più e stai meglio”. Un grande professionista che viaggiava con una valigetta di metallo nella quale nascondeva del prosciutto e una bottiglia di vino, viste le restrizioni alimentari di Herrera.
M come Moratti
Angelo Moratti era di una generosità infinita. Fu il primo a insistere con H.H. per farmi esordire in prima squadra. Un giorno mi chiamò in sede e mi chiese se gli studi andavano bene, se a casa era tutto a posto, se ero fidanzato e quanto guadagnavo. Sessanta mila risposi. Le vanno bene 13 milioni? Ero seduto ma pensai di svenire. In Massimo rivedo la stessa passione del papà.
N come No
Non ci fu mai un concreto interesse del Milan per il sottoscritto. Però un giorno Rocco mi disse: “Tu e Rivera insieme sareste una coppia perfetta”. Ma se fosse mai arrivata l’offerta avrei detto no.
O come Otto
Giocavo con il numero otto. Il dieci era di Suarez, l’undici di Corso.
P come Papà
Ricordo ancora quando con papà passeggiavo sotto i portici di Torino.
Veniva circondato da tantissimi tifosi, allora io mi spaventavo e gli stringevo forte la mano per sentirmi protetto. Lui guardava giù e mi sorrideva. Valentino Mazzola era un mito a Torino, io sono stato con lui fino all’età di 6 anni. Chi l’ha conosciuto mi ha raccontato che non ricordava né un vanto né un gesto altezzoso da parte sua.
Q come Quaderno
Il quaderno degli appunti del Mago è una miniera d’oro per chi capisce di calcio. Schemi, tattiche, allenamenti, commenti… Lui era vent’anni avanti. Quando morì Herrera, la moglie, la signora Fiora Gandolfi, diede l’originale a Facchetti. Divenuto poi libro, venne regalato anche a Mourinho.
R come Ronaldo
Lui, il Fenomeno. Avevo intuito che Cragnotti all’epoca presidente della Lazio si stava muovendo in Spagna per un grande acquisto. Attivai i miei contatti e scoprii che Ronaldo non voleva più stare al Barcellona. Furono settimane di passione, tra i dubbi di Moratti poi entusiasta dell’operazione, il coinvolgimento della Nike e della Pirelli, le smentite alla stampa. Vado ancora fiero dell’acquisto di quello che all’epoca era il giocatore più forte del mondo.
S come Signor
Il mio primo allenatore? Meazza, il grandissimo Peppino Meazza. Che noi ragazzini chiamavamo Signor Meazza. Alla fine dell’allenamento lo imploravamo di fare qualche tiro. Poteva segnare dieci rigori in dieci modi diversi o colpire un cappello messo sulla traversa da trenta metri.
T come Toro
Bacigalupo, A. Ballarin, Martelli, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Questa fu l’ultima formazione del Grande Torino a Lisbona il 3 maggio 1949. Il giorno dopo la tragedia di Superga che spezza la favola granata e fece piangere l’Italia intera.
U come Umiltà
Quella che professava Herrera per farci rimanere sempre in alto. Il primo vero allenatore della mente. Umiltà ma consapevolezza di essere i più forti, così abbiamo vinto tutto per anni.
V come Valcareggi
Potrebbe anche stare alla “s” come staffetta. La rivalità tra me e Gianni Rivera scatenò un mare di polemiche. La verità è che il 4-3 della semifinale con la Germania ci prosciugò e il Brasile vinse perché più fresco. Il Campionato del Mondo del 1970 fu e resta un nostro grandissimo mondiale.
Z come Zona
Il mago ci diceva tutto dei nostri avversari. Persino se uno era stato in galera (magari inventandoselo) e ci ordinava di seguirli anche in bagno. Era una marcatura a uomo e più…


Tanti auguri Sandro Mazzola, mille di questi giorni.


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