"Caro Tagliavento, che male le abbiamo fatto?"
"Caro Tagliavento, come i tribunali d'Italia hanno confermato, le congiure esistono, eccome. Ma io non credo che la riguardino e dunque mi rivolgo a lei in modo semplice e diretto con una domanda, se vuole, elementare: che cosa le abbiamo fatto? Perché un'ostilità così evidente? Nella partita in cui la Roma ci ha giustamente battuto c'è un episodio, e lei sa quale, che non capisco. E' naturale sbagliare quando si tratta di centimetri: dunque forse anche io al suo posto mi sarei sbagliato sul fallo di punizione che lei ha trasformato in rigore. Non ce l'ho con lei per questo. Ma, mi chiedo, pochi istanti prima era avvenuta un'azione analoga, dall'altra parte. Alvarez era stato atterrato all'esterno dell'area di rigore di pochi centimetri. Non era rigore il nostro, non era rigore quello della Roma: il problema è proprio qui. Perché prendersi una responsabilità come quella, influenzare e dare una svolta a una partita, quando è materialmente impossibile essere sicuri? E, ancora, posto che la sicurezza lei non poteva averla in nessuno dei due episodi perché giudicarli con metro diverso?
Il caso le aveva dato due episodi identici a pochi minuti l'uno dall'altro: sbagliare - lo ripeto - è molto comprensibile, ma perché adottare un metro diverso? La sua storia con noi, è evidente, è sfortunata. Ma, la prego, partiamo da zero. La prossima partita è possibile che lei prenda in considerazione l'ipotesi di trattarci come l'altra squadra? Di quell'Inter - Sampdoria di qualche anno fa è cambiato tutto, solo noi tifosi ricordiamo quella partita. Che cosa le hanno fatto Mazzarri, i giocatori in campo per meritarsi questo comportamento 'diverso'?
Lei è un bravo arbitro e, lo dico seriamente, sicuramente in buona fede. Accetti un consiglio: non sarebbe meglio nella stessa partita usare lo stesso metro con tutte e due le squadre? Non sarebbe più semplice anche per lei?
Con immutata stima".
Stefano