"Il vero problema è il difetto nella pianificazione"
A mio avviso, c'è una grande differenza tra la crisi che l'Inter sta vivendo quest'anno e quella della stagione scorsa. Quella crisi è stata risolta facilmente cambiando allenatore e colmando alcune lacune d'organico create dagli infortuni a raffica; soltanto un girone di ritorno massacrante ha impedito che la rimonta in campionato si concretizzasse, e ciononostante è arrivato il successo in Coppa Italia, ottenuto contro un Palermo assai più forte di quello visto domenica sera.
Stavolta le cose stanno in maniera molto diversa. Le cause di questa crisi sono perfino ovvie, e non c'entra Gasperini (pur con tutti i suoi limiti) né la presunta scarsa voglia dei giocatori. Le cause si chiamano età e pianificazione tecnica sbagliata.
L'asse portante di questa squadra, e per asse portante intendo quei giocatori dotati di qualità ed esperienza tali da offrire garanzie come titolari, ha un'età media superiore ai trent'anni. Alcuni sono obiettivamente giunti alla fase discendente della carriera e sono ormai estremamente facili ad infortunarsi. La giusta politica di rinnovamento sarebbe consistita nel sostituirli gradualmente con giocatori più giovani,ma già in grado di giocare da titolari ad alto livello. A gennaio questo è stato fatto saggiamente: gli innesti di Pazzini, Nagatomo e (mah sì, anche lui) Kharja andavano nella giusta direzione, e su quella si doveva proseguire quest'estate, acquistando due-tre giocatori giovani ma già affermati.
La società si è invece illusa che i nostri gloriosi campioni potessero ancora cantare e portare la croce, ovvero sostenere altre stagioni in prima linea e nel frattempo far crescere gradualmente dei promettenti ragazzini (Alvarez, Castaignos, Obi), ancora immaturi per la prima squadra ma che tra due o tre anni potrebbero essere ottimi titolari. Il problema é che nel frattempo i risultati precipitano, l'ambiente si frantuma e quei ragazzi, che dovrebbero fare esperienza serenamente, rischiano di bruciarsi nella girandola di disperate soluzioni al problema più pressante: evitare il crollo.
Dramma nel dramma è che il capitale rappresentato dai nostri giocatori più esperti non si rivaluta col tempo. Moratti e il suo staff hanno voluto far cassa vendendo Eto'o, ma hanno faticato a trovare soluzioni per altri (Pandev, Mariga, Santon) o non le hanno proprio trovate (Muntari), e non hanno tenuto conto del fatto che molti di quelli che sono rimasti non troveranno facilmente mercato nei prossimi anni. Alcuni staranno all'Inter fino a fine carriera (Cambiasso, Stankovic, Zanetti) e altri se ne andranno probailmente a parametro zero, a chiudere la carriera in Medio Oriente o in Asia. Col risultato che i soldi risparmiati quest'anno dovranno essere spesi per ricostruire senza poter contare su grosse entrate da cessioni e nemmeno sui premi per vittorie che da qui in poi stenteranno ad arrivare.
Che fare? Se la crisi ha cause chiare, purtroppo la soluzione è complicata e lontana. Lontana perché prima di gennaio non si può correre ai ripari sul mercato, complicata perché i "pezzi" migliori della scorsa stagione sono partiti ormai per altri lidi (Sanchez, Pastore, Inler, Lichtsteiner) e perchè bisognerà vedere come si arriverà al mercato di gennaio, se coi nervi saldi o in preda al panico.
Per evitare quest'ultima ipotesi, sarà bene che nel frattempo si cerchi di guardare con realismo al prosieguo della stagione, blindando la difesa e puntellando il centrocampo meglio che si può. Certi lussi (tre punte e un tre-quartista; Zarate che vuol giocare da solo e non la passa neanche a morire) non ce li possiamo permettere. Riconosciamo i nostri limiti attuali ed adattiamoci, che è pur sempre una grande qualità".
Luca