"Non volto le spalle ai miei giocatori come altri"
“Presidente assente ingiustificato” recitava uno striscione sull’altra sponda del Naviglio, non più tardi di un anno e mezzo fa. Mi rimase impresso, al di fuori di ogni campanilismo e di qualsiasi pensiero politico. Ricordo perfettamente di aver pensato, in pochi secondi, a quanto (purtroppo per noi!) aveva vinto quella squadra negli anni precedenti: due Champions League, una Coppa Italia, uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, due Supercoppe Europee, un Mondiale per Club più l’ormai famosa Finale di Istanbul. Il tutto in 7 anni. Ebbene, nonostante tutto ciò, quei “tifosi” si permisero il lusso di criticare colui che di quella squadra ne è stato l’artefice (e tralasciando il Milan di Sacchi e Capello…). Fu allora che compresi fino in fondo ciò che mio zio mi ripete da anni: “I milanisti tifano quando vincono”. Ecco, io sono avvilito da questo “milanismo” serpeggiante. Di errori ne sono stati commessi, cessioni non fatte, acquisti improbabili, dirigenti allontanati senza motivi concreti, allenatori mangiati come ai “bei”tempi. Tutto vero, purtroppo. Ma c’è modo e modo, ci sono parole e parole, c’è il nero ma c’è anche il blu. Vivissimi e dolorosissimi sono ancora i ricordi dei vari Gresko, Caio, Rambert, Pancev, Georgatos, Lucescu e compagnia bella, incancellabile è il 5 maggio, umiliante è il ricordo del Derby di Champions culminato con il fumogeno a Dida (a proposito, quanto mi manca….), vergognoso si fa il pensiero se torno con la mente alla rissa di Valencia. Quello, però, che mi ha sempre entusiasmato in quei momenti era l’appoggio incondizionato; chi non ha mollato il 5 maggio 2002 non può mollare adesso. Madrid la porto nel cuore, Mourinho è inarrivabile, i 10 minuti finali di Barcellona-Inter sono quanto di più simile alla gioia più assoluta ci possa essere; rivedo il gol di Maicon alla Juve, i 30 di Milito, il 4-0 nel primo Derby della stagione, il gol di Eto’o al Chelsea, Julio Cesar che para il rigore a Ronaldinho, Lucio che sbeffeggia Pato, le manette di Josè, il gol di Samuel col Siena. Il fatto è che quei ragazzi sono quelli di adesso ed io, pur deluso e rattristato, non me la sento di voltargli le spalle come i “tifosi” di quella squadra che, per un solo anno sfigato, contestarono chi per anni li ha fatti impazzire: IO NON SONO MILANISTA. E vado a Marsiglia".
Stefano