Napoli e Inter scendevano in campo al San Paolo per trovare delle risposte: la squadra di Pioli per dare continuità dopo la vittoria con la Fiorentina e dimostrare di essere finalmente sulla strada giusta per "guarire" dopo il pessimo inizio di stagione; quella di Sarri invece per tornare a vincere in casa e prendere la rincorsa giusta in vista della gara decisiva contro il Benfinca di Champions League.
PRIMO TEMPO DA INCUBO - Pioli conferma gli stessi uomini che hanno centrato il successo con la Fiorentina, con Banega sulla trequarti, Brozovic e Kondogbia in mediana. Dietro conferme per Ranocchia e per i due terzini Ansaldi e D'Ambrosio. Sarri propone la sua formazione tipo, il classico 4-3-3 che ormai è diventato un marchio di fabbrica. In difesa, affianco a Koulibaly, torna Raul Albiol, uomo centrale per dare ordine e sicurezza a tutto il reparto. Diawara in regia, Zielinski e Hamsik lo affiancano. Davanti scelte obbligate con Insigne, Gabbiadini e Callejon. Pioli decide di chiedere alla sua squadra lo stesso atteggiamento delle ultime partite, cercando di andare a pressare la squadra avversaria molto alta per impedirne il possesso palla. Scelta che poi si rivela suicida, perché per tutto il primo tempo l'Inter non riesce mai a trovare i tempi di uscita corretti, rimanendo sempre un giro indietro rispetto al giro palla napoletano e lasciando quindi la difesa in balia delle velocissime ripartenze del Napoli. Dopo appena un minuti Zielinski sta già esultando: sul cambio di gioco di Hamsik a trovare Callejon sul secondo palo sbaglia prima Ansaldi, che concede troppo spazio allo spagnolo, poi Kondogbia e Perisic, che tardano a chiudere sullo scarico, tutto sommato prevedibile, di Callejon, che imbecca Zielinski che al volo segna. L'Inter non fa in tempo a rendersi conto di quanto successo che è già sotto due a zero, subendo un gol molto simile a quello preso lunedì da Kalinic. In quella occasione, D'Ambrosio aveva lasciato la propria posizione per seguire Bernardeschi, e il croato era stato bravo ad andare ad occupare quello spazio di campo e sfuggire alla marcatura tardiva di Candreva. Ieri l'errore è analogo: D'Ambrosio segue Insigne, che taglia verso il centro del campo e lascia lo spazio ad Hamsik, che a memoria si lancia e riceve un gran pallone dal solito Zielinski. Candreva, proprio contro la Fiorentina, stringe con un fatale ritardo, non venendo aiutato da Ranocchia, che rimane troppo sulle gambe e legge tardi il movimento del capitano napoletano, che conclude con un bel diagonale. Per tutta la prima frazione, quando l'Inter attacca dà la sensazione di poter creare qualche problema al Napoli, che può soffrire la velocità degli esterni. Il problema è la transizione difensiva, momento in cui la squadra di Pioli sembra dover occupare un campo molto più grande rispetto a quanto sia abituata. Banega tarda sempre l'uscita sul portatore di palla, e con lui Kondogbia e Brozovic, permettendo al Napoli di ricevere sempre palla con un uomo libero. In fase di possesso le cose non vanno molto meglio: Sarri vuole che una delle due mezze ali vada ad attaccare il centrale difensivo avversario, e, come se fossero legati, tutti gli altri giocatori accorciano, mettendo l'Inter in una morsa che nel primo tempo diventa letale e costringendo a saltare il centrocampo per far arrivare la palla a Icardi, Candreva e Perisic.
AGONIA - A inizio ripresa Pioli toglie Banega, acciaccato, e inserisce Eder, passando ad una sorta di 4-2-4 per giocarsi il tutto per tutto. L'Inter prova a premere, sfiorando il gol con Perisic. Poi però, proprio nel momento in cui era fondamentale restare in partita, su un calcio d'angolo tutta la difesa si addormenta e, quando Raul Albiol raccoglie la palla sul secondo palo, Insigne è tutto solo sul dischetto, mentre la difesa nerazzurra è ancora ferma alla precedenti marcature. Un errore di lettura e ingenuità che pone fine alla partita. Il Napoli inizia a fare melina, cercando il gol del 4-0 e facendo riposare i titolari in vista della partita con il Benfica: escono prima Insigne e poi Hamsik. Pioli prova a mettere dentro Joao Mario per Kondogbia: il francese con la partita di ieri dimostra definitivamente di non essere adatto a queste partite. Il suo cervello va troppo piano e le gambe di conseguenza, non riuscendo mai a leggere il gioco in anticipo, rallentando il tutto sia in fase di possesso sia di difesa. Dopo il 3-0 la partita non dice più nulla, se non la conferma della superiorità della squadra di Sarri. Nell'Inter l'unico giocatore in palla è Brozovic, che si danna l'anima per creare qualcosa ma non viene mai aiutato. A Napoli la scelta migliore era aspettare l'avversario (vedi la Roma), dato la lentezza della difesa interista (Ranocchia, Miranda e Handanovic che non ha nelle uscite il suo punto di forza) e giocarsela sugli errori difensivi del Napoli, che comunque anche in una partita dominata come ieri ha concesso qualche occasione all'Inter. Invece le richieste di Pioli, che va molto bene nelle partite interne o contro avversari di minore qualità, si è rivelata sbagliata, nei tempi e negli interpreti. Se nelle ultima partite al male si era sempre accostato il bene, a Napoli sono venute fuori tutte le malvagità di questa stagione, dimostrando che il lavoro di Pioli deve essere ancora lungo. La squadra ha assimilato bene la fase offensiva, con Candreva che si accentra e la grande capacità, anche dei centrocampisti, di accompagnare l'azione, ma rimane lenta e statica quando presa in contropiede. Pioli deve, per forza di cose, lavorare, ma la forbice temporale inizia a ridursi pericolosamente.
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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