La trentunesima giornata di serie A mette di fronte Inter e Milan. C’è ben poco da giocare ai fini della classifica, le speranze per arrivare in Europa sono ridotte al lumicino per entrambe, ma… Il derby è sempre il derby e questa sera ci si gioca il predominio cittadino.
Roberto Mancini schiera un 4-3-1-2 con molte novità. A difendere i pali della porta nerazzurra c’è Samir Handanovic; difesa formata da D’Ambrosio, Ranocchia, Vidic e Juan Jesus; tra i tre di centrocampo si rivede Kovacic. Assieme al croato anche Medel e, per la prima volta da titolare, l’ivoriano Assane Gnoukouri; Hernanes alle spalle del duo tutto argentino Icardi-Palacio.
Filippo Inzaghi punta sul 4-3-3. Davanti a Diego Lopez agiscono Abate, Alex, Mexes e Antonelli; Poli, De Jong e Van Ginkel sulla linea mediana. Sorpresa in attacco: c’è Suso assieme a Menez e Bonaventura.
Inter dai due volti quella vista nel primo tempo. Inizio molto promettente dei nerazzurri che nei primi 15’ di gioco stazionano stabilmente nella metà campo del Milan, mostrando un ottimo fraseggio, soprattutto con l’esordiente Gnoukouri e grazie ai movimenti di Palacio e Icardi, attivi su tutto il fronte d’attacco. Il Milan difende con attenzione e lascia ai nerazzurri solo tentativi da fuori (sinistro pericolosissimo di Hernanes) che Diego Lopez neutralizza a dovere.
Al primo attacco del Milan, l’Inter si perde. Menez, lanciato in contropiede, fa fuori Ranocchia e mette in mezzo un cross basso molto pericoloso, respinto da Juan Jesus. I rossoneri prendono coraggio e capiscono di poter colpire l’Inter in ripartenza. Le occasioni migliori della squadra allenata da Inzaghi partono tutte dall’out destro, dove agiscono Abate e l’ultimo arrivato Suso. I due creano spesso superiorità mettendo in difficoltà Juan Jesus, non adeguatamente sostenuto da Kovacic. Il croato non ripiega a dovere sul terzino ex Torino e lascia il difensore brasiliano solo contro i due rossoneri. Bravo in più di una circostanza Handanovic ad evitare il gol sulle insidiose conclusioni dello spagnolo. La difesa perde fiducia e si abbassa, allungando di conseguenza la squadra e lasciando molti più spazi da coprire in mezzo al campo.
Nota positiva di questo primo tempo è la prova di Gnoukouri. Soprattutto all’inizio l’ivoriano mostra una buona personalità ed è l’unico dei tre centrocampisti a provare l’inserimento e le verticalizzazioni per Icardi e Palacio. Si spegne quando il Milan prende campo, ma non ha colpe. Dalla sua parte non si soffre quasi mai.
La sensazione che si avverte nel secondo tempo è che il Milan il ‘massimo sforzo’ lo abbia già profuso durante i primi 45’. Le squadre si allungano, ne beneficia lo spettacolo ma soprattutto l’Inter. Hernanes si alza quasi sulla linea di Icardi e Palacio ed i tre creano non pochi pericoli alla difesa rossonera: due gol (annullati), un rigore solare negato ad Hernanes e tante occasioni neutralizzate da Diego Lopez. Il copione è sempre lo stesso: Inter che fraseggia bene a metà campo, verticalizzazioni improvvise per i movimenti de El Trenza che taglia spesso la difesa del Milan penetrando tra il centrale ed il terzino di turno e cross teso per le incursioni di Maurito e del Profeta.
Il Milan è praticamente sparito dal campo: Abate e Suso sembrano i lontani parenti di quelli visti nel primo tempo ma, complice la stanchezza, è tutta la squadra di Inzaghi ad arrancare e ad affidarsi alla fortuna. Al 65’ arrivano i primi cambi: Obi prende il posto di Gnoukouri (il ragazzo chiude in crescendo, regalando alla platea anche numeri di alta scuola). L’ingresso del nigeriano sposta Kovacic alla destra di Medel e contribuisce in maniera significativa alla spinta nerazzurra: proprio dai suoi piedi nasce l’occasione più ghiotta del match che Palacio, però, scarica sul petto di Diego Lopez. Alex, stremato, esce per crampi ed entra Paletta. Quasi nello stesso istante entra anche Destro che sostituisce Suso. L’italiano si dispone al centro dell’attacco rossonero, Bonaventura e Menez ai suoi lati. La girandola dei cambi si conclude con gli ingressi di Shaqiri, per un deludente Kovacic e di Cerci al posto di Poli. Lo svizzero si piazza alle spalle di Icardi e Palacio, con Hernanes che ‘scala’ sulla linea mediana. Con l’ingresso di Cerci, invece, il Milan si dispone con il 4-2-3-1: sulla destra proprio l’ex Atletico Madrid, Menez alle spalle di Destro e Bonaventura a sinistra.
Negli ultimi minuti il ritmo cala, il Milan prova a riaffacciarsi in avanti, ma l’unico pericolo dalle parti di Handanovic lo crea De Jong che prova una sforbiciata piuttosto velleitaria.
Se c’è una squadra che può recriminare questa sera è l’Inter. A parte i secondi 25 minuti del primo tempo, in cui il Milan ha aggredito alto i nerazzurri, senza peraltro creare grossi pericoli dalle parti di Handanovic, il gioco è stato a totale appannaggio della squadra di Roberto Mancini. Premiata la scelta di far esordire dal primo minuto Gnoukouri. L’ivoriano si è disimpegnato molto bene in mediana, sicuramente meglio del suo compagno di reparto, Mateo Kovacic. Al croato è stata data la vetrina più importante di questo finale di stagione, ma non è riuscito a lasciare la sua impronta nemmeno in questa gara. Il rammarico più grande è non aver concretizzato le tante occasioni create, soprattutto nel secondo tempo, quando le squadre si sono allungate ed i nerazzurri hanno dimostrato di avere una marcia in più con Palacio, Hernanes ed Icardi spesso pericolosi.
Un verdetto, però, questa sera il campo lo ha lasciato: l’Inter ha provato sempre a fare la gara, le idee di gioco che Mancini chiede alla squadra sono chiare ed incominciando il lavoro dal ritiro estivo (e con un paio di innesti) questa squadra potrà davvero fare il salto di qualità. Al contrario del Milan, apparsa confusionaria e senza una vera identità, che si è affidata più sulle debolezze dell’avversaria che sulle proprie virtù. La sensazione è che il prossimo anno l’Inter parta avvantaggiata rispetto ai cugini.
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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