“Ci vuol sudore, e un minimo di cuore se non vuoi lo zero a zero”: recita così una canzone del grande Ligabue, vecchia conoscenza dei tifosi nerazzurri che esultano sulle note delle sue canzoni dopo ogni gol a San Siro. Il cantautore ha decisamente ragione e mai come oggi questa frase è attuale: ci vogliono ancora più grinta e anima per recuperare lo svantaggio di due reti a zero contro un Palermo caparbio e tenace.
Il popolo di San Siro sarà di sicuro tornato a casa in uno stato confusionale, come è giusto che sia dopo una partita così carica di emozioni. Come non mai, quest’anno ogni partita è davvero una storia a sé e si può parlare di un’Inter camaleontica, che cambia nel tempo e con gli avversari che affronta: basti pensare al passaggio brusco dall’era Mourinho a quella di Benitez, per poi cambiare di nuovo, in positivo, con l’arrivo di Leonardo. Ieri, direi che oltre a vincere la partita, il nuovo allenatore ha comunque dimostrato che le ultime vittorie sofferte contro Cesena e Napoli (in Coppa Italia) non sono state un caso ma il frutto di una grinta e forza ritrovate, anche se sembra non esserci ancora quell’equilibrio che faceva della squadra di Mourinho un’armata invincibile che non sbagliava una gara. L’Inter di Leo subisce ancora qualche blackout pesante, vedi la sconfitta contro l’Udinese per 3 a 0, solo una settimana fa.
Gli alibi possono essere validi: le squadre affrontate ultimamente sono in ottima forma, Leonardo sta recuperando solo ora giocatori fondamentali e ha bisogno di tempo per rendere la squadra di nuovo solida. L’importante è comunque riuscire, nel frattempo, a dimostrare le caratteristiche che rendono l’Inter una grande squadra e soprattutto a tenere riaperto un campionato che molti, anzi troppi, ritengono già chiuso. Un altro passo falso oggi sarebbe stato quasi fatale per il cammino dei nerazzurri: sarebbero stati 12 anziché 9, i punti che ci separano dalla capolista (ricordando la partita da recuperare contro la Fiorentina).
Se qualcuno, all’intervallo, si sentiva ormai rassegnato a un’altra domenica da incubo, è rimasto invece sorpreso dal film del secondo tempo di una gara che sembrava non dovesse dire più nulla. Non smettiamo mai di imparare che una gara può regalare grandi e insperate emozioni e che ci può rendere partecipi di trame inaspettate: all’inizio del secondo tempo entra in campo un ragazzo determinato, caparbio e dal soprannome che sembra studiato per far parte di questa pazza Inter. E’ Giampaolo Pazzini, chiamato da tutti il Pazzo: ha una gran voglia di dimostrare di essersi meritato la possibilità di giocare in una grande squadra e quest’oggi gli riesce qualcosa di impensabile anche da lui stesso. Entra, corre, si sacrifica ed è determinane in tutti e tre i gol: doppietta e rigore procurato per il terzo gol trasformato da Eto’o.
Alla fine di questa giornata qualche certezza in più sembra esserci: in primis, la campagna acquisti della società, anche se discreta e meno onerosa rispetto a quella di altre squadre, sembra essere stata efficace e azzeccata e questo da fiducia per il futuro e per i tantissimi impegni che ancora ci aspettano. Secondariamente, ma non meno importante, è giusto ricordare che l’Inter non ha ancora fallito nessuna competizione e ha tutte le possibilità per fare bene. L’importante è crederci fino in fondo, anche nei momenti più difficili, perché non ci costa nulla; se non un po’ di cuore e di sudore, come dice il Liga. Questo ci fa ben sperare perché siamo quasi certi che quando scrisse quelle parole pensava alla nostra Inter…
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