“Boccaccia mia, statti zitta!”. Lui si chiamava Provolino ed era un burattino che, animato da Raffaele Pisu, grande attore comico italiano scomparso lo scorso luglio, imperversava negli spettacoli di varietà che la tv di Stato proponeva a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Dal caratteristico dentino sporgente, seppe accattivarsi le simpatie del pubblico grazie ai suoi dialoghi taglienti con colui che gli dava ‘vita’, puntualmente conclusi con quella frase citata all’inizio, diventata per l’epoca un vero e proprio tormentone. Antonio Conte veniva al mondo nel 1969, in uno di quegli anni dove appunto Provolino andava per la maggiore, e anche se magari non ha avuto modo di ridere ai suoi sketch, quasi certamente avrà avuto modo di sentirla, quella frase. E qualora così fosse, di sicuro gli sarà tornata in mente vedendo quello che è il bollettino medico del post-Nazionali.

Al termine della gara contro la Juventus, quella che ha sancito il primo stop in campionato per la sua Inter, a più di un microfono Conte ha spiegato quello che era stato il suo cruccio principale di questo primo ciclo di partite ufficiali alla guida dell’Inter: il fatto di aver dovuto fare i conti con alcuni giocatori ancora in ritardo di condizione, il che lo ha costretto a far fare gli straordinari a diversi elementi della rosa, che hanno sì comunque risposto nella miglior maniera possibile ma che alla lunga ha pagato sul piano della lucidità il susseguirsi degli impegni. Ed esprimendo al tempo stesso un auspicio: ovvero, di poter ripartire una volta esaurita questa nuova sosta per le partite delle Nazionali, con un gruppo che fosse se non al massimo della condizione almeno vicino, anche per poter ampliare il ventaglio delle proprie scelte. Il suo desiderio, però, si scontra con una realtà il cui impatto rischia potenzialmente di essere più doloroso di una testata contro un muro.

Il primo allarme lo aveva lanciato Stefano Sensi, uscito nel corso della sfida contro i bianconeri, una defezione che ha denunciato più o meno palesemente l’importanza acquisita dal ragazzo di Urbania nel gioco dell’Inter e al tempo stesso una certa limitatezza dell’organico in quantità ma soprattutto in qualità dei ricambi. Ma almeno per lui, la cosa sembra essere di poco conto e magari già domenica potrà partire almeno dalla panchina nel giorno del ritorno da avversario al Mapei Stadium contro il Sassuolo. Si temeva per le condizioni di Romelu Lukaku e Diego Godin, entrambi partiti un po’ malconci eppure usciti sani e salvi da queste due settimane, nel caso del belga anche con due gol all’attivo che gli hanno permesso di entrare nella storia della sua Nazionale arrivando a quota 51 reti segnate e di tornare a Milano con la voglia di dimostrare che questo presunto disagio alberga altrove.

Ma il destino, purtroppo, questa volta non è stato benevolo fino in fondo, anzi ha regalato a Conte un paio di tiri mancini di quelli pesanti. Deve forzatamente uscire dai giochi per un po’ di tempo ‘mister utilità’ Danilo D’Ambrosio, la cui prima presenza in gare ufficiali con la maglia della Nazionale italiana contro la Grecia poteva finire dopo pochi minuti per via di un doloroso scontro di gioco con un avversario, ma poi lui ha resistito rimanendo in campo fino alla fine, salvo poi scoprire di avere rimediato una frattura al quarto dito del piede destro. Quindici giorni di riposo assoluto e, se non si intende forzare la mano nel recupero, possibile ritorno in campo dopo la pausa novembrina a Torino. Ma se bene o male, i nomi per rimediare all’assenza del duttile e arcigno esterno di Caivano ci sono, quanto avvenuto in quel di Alicante qualche giorno fa ha dato il là ad un domino di situazioni paradossali.

Accade infatti che, a tre minuti dalla fine di un’amichevole di dubbia utilità tra Cile e Colombia, successivamente ad un contatto con Juan Cuadrado, Alexis Sanchez deve lasciare il campo a seguito di un problema al piede, lì dove già qualche anno fa il giocatore arrivato in nerazzurro dal Manchester United era già stato operato. Ne seguono ore segnate dal mistero, con contorni quasi da telenovela sud americana, dove intorno alle effettive condizioni del Niño Maravilla si è detto e congiurato di tutto, almeno fino a quando l’Inter ha potuto sciogliere le riserve rilevando la ‘lussazione del tendine peroneo lungo della caviglia sinistra’, confermando nella sostanza la diagnosi effettuata dallo staff medico cileno. E qui va dato il giusto merito anche al ct della Roja Reinaldo Rueda, le cui parole di ieri sembravano quasi esagerate e invece si sono rivelate estremamente precise sullo stato di salute del giocatore: oggi si saprà se il professor Ramon Cugat dovrà rimettere mano alla caviglia di Alexis come avvenne dodici anni fa, e di conseguenza provare a ipotizzare gli effettivi tempi di recupero che comunque brevi non saranno anche in caso di metodo incruento.

Una situazione alquanto sgradevole, per tanti motivi: in primo luogo per Sanchez stesso, che stava trovando probabilmente la forma migliore come hanno testimoniato gli squilli di Marassi, e sicuramente la sua presenza una volta scontata la squalifica rimediata per quell’espulsione francamente evitabile sarebbe tornata più che utile, e invece si ritrova ancora una volta costretto ai box, a lottare contro un problema che rischia di mostrarsi in tutta la sua antipatia anche dopo. Questo perché il tendine coinvolto è fondamentale per gli scatti e i cambi di direzione, doti che fanno parte del bagaglio tecnico di Sanchez, che deve pertanto guarire nella miglior maniera per evitare di avere ripercussioni nel futuro. Ma è sgradevole anche per Conte stesso, perché adesso si ritrova a fare i conti con una situazione non propriamente idilliaca per quel che riguarda il reparto offensivo: la base di partenza rimane pertanto la coppia Lukaku – Lautaro Martinez, giocatori dal potenziale enorme ma che in partita hanno fatto vedere spesso quanto difficile sia la coabitazione di due giocatori che comunque vedono il gioco in maniera simile e raramente riescono a dialogare come si conviene in campo. Rimane poi la soluzione Matteo Politano, visto sin qui come arma spacca-partita, che però può sì garantire dinamismo e vivacità ma in quanto a quota reti il suo contributo è rivedibile. Ultima carta rimane Sebastiano Esposito, il golden boy nerazzurro che tanto bene ha fatto quest’estate: la sua partenza per il Mondiale Under 17 in programma a breve è stata bloccata e il ragazzo di Castellammare di Stabia dovrà entrare nell’ottica di doversi preparare ad entrare nelle rotazioni di Conte anche in gare di una certa importanza.

“Boccaccia mia, statti zitta!”, magari Conte lo ha davvero pensato quando ha visto che dopo quelle dichiarazioni la buona sorte ha deciso di voltargli le spalle. Si prospetta un nuovo tour de force di partite comprensivo della doppia sfida di Champions League contro il Borussia Dortmund, lo spareggio da non perdere assolutamente per evitare di mandare a carte quarantotto le speranze di passaggio agli ottavi di finale di Champions League. Avrebbe voluto tutte le forze possibili a disposizione, Conte, e invece la coperta torna corta specie lì dove servirebbero più frecce al proprio arco. Urlare all’emergenza forse è eccessivo, fasciarsi la testa prima del tempo altrettanto; essere arrabbiati per ritrovarsi nuovamente un po’ impiccati nelle scelte quando invece sarebbe il momento di accelerare col motore a pieni giri, quello è legittimo.  

Sezione: Editoriale / Data: Mer 16 ottobre 2019 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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