La cinquina rifilata al Cagliari dimostra come l'Inter di Stefano Pioli non si sia sbriciolata dopo la dolorosa sconfitta con la Roma e che sia letale per squadre medio-piccole. Il dato conferma l'importanza del lavoro del tecnico, visto che nelle passate gestioni, compresa quella targata Roberto Mancini versione bis, la Beneamata abbia regalato punti sanguinosi proprio agli avversari che, sulla famosa carta, non avrebbero dovuto presentare alcun problema. E invece, sull'erba, ricordiamo pareggi interni con il Carpi, Palermo e Bologna o sconfitte con Torino, Sassuolo e Cagliari. Solo per citare alcune delle partite che hanno condizionato pesantemente in passato e anche di recente la classifica nerazzurra. Vincere sempre con chi è inferiore non è scontato nel campionato italiano e di solito rappresenta una buona base di partenza per poi vincere i campionati.
Nella valutazione per la conferma o meno di Pioli, a prescindere dall'ipotesi Conte, ritengo che Suning e la dirigenza nerazzurra debbano tenere conto di questo dato. Con l'innesto di due o tre campionissimi nei ruoli chiave il nostro tecnico avrebbe poi nella prossima stagione la possibilità di guidare un team in grado di non sentirsi inferiore e nessuno, nemmeno alla Juventus che si appresta a conquistare il sesto scudetto consecutivo. Intanto, mancano ancora undici gare alla fine del torneo e nonostante la vittoria del Napoli in casa della Roma abbia complicato maledettamente le cose, l'Inter ha il dovere di non mollare un centimetro per continuare a credere di potersi piazzare terza al termine del campionato.
Domenica alle 15 al Meazza andrà in scena un'Inter-Atalanta dalle mille motivazioni. I bergamaschi sono avanti di un punto, stanno disputando una stagione sensazionale, forse non possono essere annoverate in questo momento tra le già citate medio-piccole che l'Inter di Pioli batte sempre. A Milano torna Gian Piero Gasperini, il vero artefice della cavalcata della Dea. In pochi ricorderanno che Gasp fu ad un passo dall'esonero dopo aver perso ben quattro volte nelle prime cinque giornate. La società è stata brava a confermarlo e in poco tempo tra lui, i giocatori e l'ambiente, si è creata una fortissima empatia, per dirla alla Mourinho, che ha portato l'Atalanta a volare. Gasperini è un grande allenatore per le cosiddette medio-piccole, lo ha dimostrato in passato soprattutto a Genova, sa valorizzare i giovani che con lui, se bravi, rendono al meglio. Nella sua breve esperienza all'Inter, invece, non si è saputo rapportare. Perché, probabilmente, soffre la grande piazza, un progetto che sia più grande di lui. Gasperini è arrivato all'Inter nel momento sbagliato. Dopo la conquista della Coppa Italia con Leonardo, era definitivamente finito quel meraviglioso ciclo vincente che ebbe il suo apice nel Triplete.
Gasperini non è simpatico, ti guarda in modo sospettoso, a volte sembra avere un ghigno quasi cattivo. Con Moratti l'empatia non sarebbe mai potuta sbocciare, figurarsi dopo l'imposizione di una difesa a tre che al tempo, in casa Inter, era ritenuta un'eresia, o la richiesta di cessione dell'amato trequartista, alias Snejider, per proporre il suo schematico 3-4-3 che infiammava Marassi. “Eh, ma qui siamo a San Siro....”, avrà pensato Moratti. E Gasperini non vinse una gara alla guida dell'Inter. Ko nel derby di supercoppa a Pechino dopo un bel primo tempo, ko interno in Champions con il Trabzonspor, Ko in campionato a Palermo dopo essere stata due volte in vantaggio, pareggio interno con la Roma e ko a Novara con i giocatori in piena crisi tecnica. Poi l'esonero. Un esonero che ancora adesso il cinquantanovenne tecnico di Grugliasco non manda giù, non lo accetta. Appena sente nominare l'Inter ti fulmina con gli occhi e inizia a sparlare.
Ero a Bergamo in occasione della gara d'andata, quando con De Boer in panchina l'Inter perse 2-1. Ero incazzato per la sconfitta e curioso di vedere e sentire Gasperini, dopo, in conferenza stampa. Era felice, ma ad un certo punto, sollecitato sulla sua breve avventura a Milano, la felicità si tramutò in perfida goduria, non tanto per il successo della sua Atalanta, quanto per aver battuto l'odiata Inter che aveva avuto l'ardire di non capire il suo genio calcistico. Stiamo estremizzando i concetti anche per sdrammatizzare un po', però è innegabile che Inter-Atalanta di domenica , sia anche Gasperini contro l'Inter. Ci vorrà dunque la massima concentrazione da parte dei nerazzurri, quelli veri, per battere i bergamaschi e la vittoria sarà l'unico risultato utile per continuare a sperare nell'impresa.
Osservato speciale sarà Roberto Gagliardini. Uno dei pezzi forti dell'Atalanta fino a gennaio, quando l'Inter è stata bravissima a strapparlo alla concorrenza, Juventus in testa. Il Gaglio è un campione, sinora non ha sbagliato una partita e domenica a Cagliari ha finalmente segnato anche il primo gol in serie A con tanto di polenta mescolata, come promesso in tv all'interista Cattelan. Un'esultanza che probabilmente non sarà ripetuta, in segno di rispetto, nel caso Gagliardini dovesse andare a segno anche contro i suoi ex compagni. Intanto mentre scrivo queste righe, l'ufficio stampa dell'Inter informa che per la gara di domenica tra biglietti venduti e abbonati, sono state già superate le 50 mila presenze al Meazza. Sugli spalti, campioni d'Italia per distacco,.
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