Chi pensava che l'Inter si fosse ormai affrancata dall'aggettivo pazza, si è dovuto ricredere martedì scorso negli ottavi di finale di Coppa Italia. La Pazza Inter è ancora tra noi, viva e vegeta. Arrivare ai calci di rigore al Meazza con il Pordenone, squadra di Lega Pro, che ha così rischiato di compiere un'impresa storica, fa parte di quelle vicende che, ogni tanto, hanno accompagnato i nerazzurri. Ritengo poi che il tifo contro, il cosiddetto gufaggio, sia una delle cose più belle e genuine del calcio, se poi si va tutti a cena insieme. E allora immagino cosa stessero provando milanisti, juventini, romanisti, napoletani etc etc, quando, in caso di errore dal dischetto di Icardi, prima e Vecino poi, si sarebbe materializzata una delle prese in giro più eclatanti degli ultimi anni. E invece ci hanno pensato l'ottimo Padelli e nostro piccolo-grande samurai, Yuto Nagatomo, a mandare a dormire il “nemico” con la grande illusione rimasta tale. Detto questo, tirata d'orecchie alla squadra scelta da Spalletti e grandi complimenti al Pordenone.
Al netto dell'operazione simpatia scatenatasi sui social dal loro geniale ufficio stampa, i friulani guidati dal bravo Colucci hanno mostrato una buonissima organizzazione di gioco, priva di timore reverenziale, che promette bene in vista del proseguio del loro campionato. I tifosi dell'Inter incassano lo scampato pericolo, ma anche una notizia che non piace. Le cosiddette seconde linee, schierate contemporaneamente, non hanno dimostrato di poter mantenere la squadra competitiva nel momento del bisogno. E soprattutto il pur bravo Pinamonti non sembra pronto per essere il vice Icardi.
Non mancano le attenuanti. Tra le più accreditabili, la sottovalutazione dell'avversario, comunque colpa per chi invece avrebbe dovuto impegnarsi alla grande per mettersi in mostra agli occhi di Spalletti. Poi la difficoltà di ottenere il massimo, in una gara, da troppi giocatori nuovi schierati insieme. Nessuno è scarso, mancava però lo spartito che aiutasse a far emergere le qualità. Non boccerei Karamoh. Il ragazzo è ancora acerbo, ha il merito di farsi trovare spesso solo davanti al portiere, gli manca la freddezza per realizzare. Ma non dimentichiamo che negli altri due spezzoni di partite in cui è stato chiamato in causa, il giovane ivoriano ha praticamente risolto la sfida con il Genoa e ha sfiorato il gol contro il Chievo dopo un gran gesto tecnico. Promette bene Joao Cancelo. L'infortunio di inizio stagione lo ha pesantemente condizionato, però il portoghese è “giocatore”. Corsa, eleganza, tecnica. Non manca quasi nulla al suo repertorio, però deve decidere cosa fare da grande. Lui preferirebbe partire da esterno basse per sfruttare il campo in lunghezza, come a Valencia, ma poi tende a rimanere alto, alla Candreva. Contro il Pordenone Spalletti lo ha fatto giocare in avanti, ma per ora Cancelo è un ibrido. Deve fare in fretta a trovare la giusta collocazione perché è bravo e può dare una grande mano all'Inter. Continua a stentare Dalbert. Acquistato dal Nizza per una cifra considerevole, ci si aspettava di aver trovato finalmente il terzino sinistro capace di andare sul fondo e sfornare cross al bacio per l'attacco. Spalletti lo ha fatto lavorare molto per insegnarli anche la fase difensiva che in Francia non è certo importante come nel campionato italiano. Il risultato è che, finora, il ventiquattrenne brasiliano non è titolare, quando gioca pensa più a difendere e non attacca quasi mai per paura di lasciare scoperta la fascia di competenza. Un Dalbert così non serve. L'augurio è che cambi presto registro, perché il buon piede c'è e si vede.
Inizia un periodo caldo, nonostante ci si trovi ai piedi del Natale. Dopo lo 0-0 di Torino con la Juventus e i pareggi delle contendenti, l'Inter torna domani in campo come capoclassifica del campionato. Al Meazza si canterà Inter Bells, ma soprattutto si dovrà affrontare l'Udinese che pare gradire la cura Oddo. Attenzione. Partita da aggredire subito, guai a pensare ancora allo scampato pericolo con il Pordenone. Altro giro, altra corsa per una squadra che non deve mollare proprio adesso. Dopo l'Udinese, antivigilia di Natale a Reggio Emilia con il Sassuolo, poi la strada inzierà a salire in maniera importante. Mercoledì 27 derby con il Milan per i quarti di Coppa Italia, solo tre giorni dopo, sabato 30, si reciterà ancora al Meazza in campionato contro la Lazio. Sarà interessante vedere come Spalletti affronterà il doppio impegno ravvicinato. Quanto successo con il Pordenone non consiglierebbe di schierare nel derby troppi giocatori che si solito siedono in panchina. Troppo importante vincere un derby a prescindere, troppo importante vincere un derby che ti farebbe andare avanti in Coppa Italia eliminando i dirimpettai cittadini.
Ma la gara con la Lazio del 30 dicembre, come da tradizione la sfida arriva sotto le le feste, sarà fondamentale per il cammino in campionato contro una seria contendente per un posto nell'Europa che conta. Il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare. Aspettando possibili rinforzi a gennaio. Intanto, dopo aver cantato Inter Bells, suonare l'Udinese. I gufi, un grande abbraccio a loro, dovranno sparire per sfinimento.
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