Ci si addentra in una di quelle fasi della stagione che non hanno ritorno e che lasciano pochissimo margine alla possibilità di recuperare gli errori. Le partite a disposizione sono sempre meno e, dunque, sempre meno diventano le occasioni per delineare quella sottilissima linea di confine tra fallimento e no. A marzo si inizia a sentire il profumo delle sfide vere e ci si deve sentire addosso, sulle pelle e nelle gambe, la consapevolezza che, nel bene e nel male, qualunque azione risulterà decisiva o quasi.
Le stagioni sono lunghe e sono fatte di errori e rivincite, belle vittorie e brutte sconfitte. Per questo, difficilmente mentono. Per quanto quel confine tra fallimento e obiettivo raggiunto possa diventare, a volte, davvero sottilissimo, per quanto possa dipendere da un episodio, da pochi centimetri o persino da un'ingiustizia, l'intero scorrere della stagione, dal principio al suo termine, finisce per dimostrare chi realmente sei. E quanto vali.
In questo momento e in questo contesto la partita con la Spal ha un'importanza non trascurabile e di certo non inferiore a quelle, dei giorni successivi, con Eintracht e Milan. Perché tutti i punti possibili che l'Inter poteva perdere li ha già persi e ora si ritrova in una posizione nemmeno più di forza. Il terzo posto su cui i nerazzurri si sono rilassati è stato strappato e, alle loro spalle, il derby vinto ha ridato vigore e morale alla Lazio mentre il cambio di allenatore e gli scossoni societari rischiano di portare aria nuova in casa Roma: quei trambusti che portano serie positive, voglia di provarci e ricompattarsi.
Insomma per il terzo e quarto posto sarà una lotta serrata, punto a punto, come lo scorso anno. Con la differenza che stavolta l'Inter ha sciupato un vantaggio enorme che ora non le permette di tirare il fiato o di poter affrontare gli impegni che restano con leggerezza. Praticamente tutte finali, da qui alla fine. Una situazione nella quale la stessa Inter si è cacciata.
Non si può più sbagliare, i punti persi da qui in avanti rischiano di essere fatali così come quelli guadagnati ti possono avvicinare al traguardo. E' il momento della stagione in cui tutto è possibile, in cui tutto dipende da te per salvare un'annata che a un certo punto qualcuno si è illuso potesse essere quasi gloriosa e qualcun altro ha voluto giustamente aspettare prima di giudicare.
E quando ci si gioca tutto, quando chi scende in campo dovrebbe avere ancor più motivazione, concentrazione e ferocia, stride pensare che ci sia un ex capitano che per essere convinto a fare il suo lavoro debba essere pregato. E che si debbano organizzare incontri, mettere in mezzo avvocati, direttori, dirigenti, buone parole, qualche raccomandazione e chissà cosa altro, stona rispetto all'essenza stessa del calcio oltre che della maglia dell'Inter. Nel momento della stagione in cui si inizia a sentire il profumo delle sfide, in cui gli sforzi fatti da luglio a oggi possono svanire o iniziare a prendere forma, un campione, ma ancor prima un calciatore, forse anche un calciatore qualunque, dovrebbe scalpitare, mordere il freno.
Potrò mai un tifoso tornare a esultare per i gol di uno che nel momento delicato e decisivo della stagione manda avanti un avvocato per capire se ci sono le condizioni a lui adatte per rimettere piede in spogliatoio? Qualunque cosa sia successa davvero, qualunque motivo ancora non del tutto noto si nasconda dietro un braccio di ferro ogni giorno più insopportabile, difficilmente ci potrà essere una riabilitazione totale anche se resta vero che nel calcio gol e vittorie curano ogni male. Nel caso di Icardi, però, la sensazione è si sia andati oltre. E non molto diverse sono le responsabilità di chi ha passato il tempo a fargli una guerra sotterranea, o neanche tanto, senza dare il 100% in campo.
Ora l'Inter non può più permettersi di perdere tempo, né punti, né compattezza. Perché a marzo le partite hanno il sapore deciso del dentro o fuori. Ma siccome quando c'è da andare in guerra non si guarda in faccia nessuno, gli arruolabili vanno reclutati, a voglia o contro voglia. Anche costretti. Non sia mai che il profumo di quelle sfide di marzo faccia miracoli e sappia far tornare un minimo di buon senso.
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