"Metti un tigre nel motore”, recitava un noto slogan che negli anni '60 pubblicizzava una marca di benzina. L'Inter lo ha messo il suo tigre nel motore del centrocampo, si chiama Roberto Gagliadini, due partite giocate alla grande che hanno contribuito a portare a casa le vittorie con il Chievo in campionato e con il Bologna in Coppa Italia. Ventitré anni ancora da compiere, il ragazzo ha mostrato ai tifosi interisti in attesa un gran fisico, una buona tecnica e una personalità spiccata. È stata una piacevole sorpresa, ammettiamolo, non credo che la maggioranza di tifosi e addetti ai lavori al seguito della Beneamata avessero visto attentamente tutte le partite dell'Atalanta in questa stagione per sapere esattamente quanto valesse il nuovo arrivato e se la cifra sborsata per l'operazione fosse o meno esagerata. Fatto sta che contro Chievo e Bologna abbiamo ammirato un grande giocatore, sopra la media, che ha toccato tantissimi palloni, non banali e sbagliando quasi mai.
Gagliardini ha confermato di avere senso della posizione, capacità di inserimento, di trovarsi a suo agio nello stretto e in campo aperto. Non è timido, non è presuntuoso, è giustamente ambizioso. Iniziano a sprecarsi i paragoni. Stefano Pioli lo vede simile a Tardelli, qualcuno ha scomodato Gerrard, altri pensano a De Rossi. Un collega stimatissimo e poco incline al complimento facile, mi ha detto che i movimenti di Roberto Gagliardini ricordano addirittura quelli di Paulo Roberto Falcao. “I complimenti non mi fanno paura, fa piacere essere paragonato a simili campioni”, dice il Gaglio, ma non perché si sia già montato la testa, anzi. Il ragazzo ragiona così perché si sta ponendo un obiettivo importante per la sua carriera: diventare un top player nell'Inter che, grazie all'ingresso di Suning, fa sognare per il futuro, e per la Nazionale che ha già assaggiato con Prandelli per uno stage nel 2014 e con Ventura che lo ha convocato in occasione delle gare con Liechtenstein e Germania dello scorso ottobre.
L'ingresso in pianta stabile di Gagliardini nel centrocampo nerazzurro offre a Pioli importanti opzioni, ma anche la necessità di scegliere con il conseguente invio in panchina di nomi importanti. Brozovic, Joao Mario, Banega e l'ultimo Kondogbia sono giocatori di spessore e che saranno utilissimi per cercare di continuare la striscia positiva e finire magari la stagione centrando quello che rimane un difficilissimo terzo posto. Ma al momento sembra che per il gioco che chiede il mister, la coppia Gagliardini-Kondogbia sia molto funzionale e difficilmente potrà rimanere fuori Marcelo Brozovic quando sta bene ed è motivato come adesso. E allora non ci dovremmo stupire se in una ipotetica formazione base rimarrano in panchina proprio Joao Mario e Benega.
Intanto domani si va al Barbera per affrontare il Palermo e Pioli, nella conferenza stampa di ieri, ha detto che, per decidere la formazione, terrà conto anche di chi ha giocato l'intera sfida con il Bologna terminata ai supplementari. Gagliardini è reduce in pochi giorni dai 90 minuti con il Chievo e dai 120 con i rossoblù emiliani e quindi non è da escludere che sia lui, inizialmente, a sedere in panchina. Ma non ci credo più di tanto. È troppo ghiotta l'occasione di vederlo all'opera per la terza volta consecutiva nel giro di una settimana e se dovesse giocare ai livelli mostrati nelle prime due apparizioni da titolare, magari segnando anche il primo gol in serie A, benediremmo ufficialmente un grande acquisto per il presente e per il futuro. Incrociamo le dita.
L'Inter è reduce da sette vittorie consecutive, il Meazza è tornato a far paura, non ai nostri, ma agli avversari. Stefano Pioli è entrato in simbiosi con la squadra che gioca con uno spirito e una voglia di vittoria non riscontrabile con la gestione De Boer. Purtroppo ancora non sono stati eliminati alcuni difetti, si incassano troppe reti, a volte per errori individuali in difesa, a volte per movimenti errati in fase di filtro a centrocampo. Il mister lo sa e lavora in settimana per rendere la squadra più impermeabile. Fortunatamente quest'Inter finalmente segna per quanto produce, spesso nel finale delle partite, a dimostrazione di un atteggiamento totalmente cambiato in positivo quando si tratta di puntare la porta avversaria.
Domani, come detto, la Beneamata sarà chiamata alla vittoria in quel di Palermo per continuare a credere nella rimonta Champions. In casa rosanero è caos, la squadra siciliana ha solo dieci punti in classifica, Corini ha rischiato di essere esonerato nuovamente da Zamparini, la Curva degli ultras rosanero rimarrà vuota per protesta contro la società. Tutto facile quindi per l'Inter? Assolutamente no, sono queste le partite trappola che richiedono comunque massima concentrazione e umiltà per conquistare i tre punti. Nel caso, si tratterebbe dell'ottava vittoria consecutiva, la sesta in campionato. Vietato sbagliare dunque. Anche perché ora l'Inter ha un tigre nel motore.
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