Don't touch my scudetto. Non lo dice ma lo pensa, Antonio Conte, che anche ieri si è rifiutato di parlare del titolo più importante d'Italia come se fosse già nella grande sala di Viale della Liberazione. Detto e ridetto, l'Inter sta facendo qualcosa di straordinario ma il compimento di questo grande percorso, iniziato ormai un anno e mezzo fa, non è ancora arrivato e Conte non vuole sentirsi dire di essere arrivato. A rendere ragione al salentino è la matematica, perché sebbene a separare l'Inter dallo scudetto siano solo otto punti e il Milan, secondo in classifica, sia a -10, a rigor di numeri più che di logica non è ancora il momento di festeggiare alcunché. "Finché qualcosa non ce l'ho in mano e non lo acquisisco non posso parlare".
I due pari contro Napoli e Spezia hanno frenato la corsa libera dei nerazzurri verso il gradino più alto del podio d'Italia, interrompendo la striscia di 11 vittorie consecutive iniziata con il 4-0 rifilato al Benevento. Due pareggi che non destano preoccupazioni come sarebbe stato se fossero arrivati anche soltanto due mesi fa e che oggi non preoccupano di certo l'allenatore interista, che al contrario si mostra sereno e senza troppi pensieri. Per pensare c'è tempo, così come per fare chiarezza sul futuro, come ammesso dallo stesso. Ma prima c'è da blindare uno scudetto fin troppo chiacchierato e per farlo bisogna prima pensare al Verona, ospite in casa Inter questo pomeriggio alle 15.00. Gli scaligeri potrebbero risultare un avversario scomodo sebbene il momento di flesisone vissuto nell'ultimo periodo e dopo la gara in casa persa contro la Fiorentina nonostante la buona prestazione della squadra di Juric, ipotizzare un tentativo di riscatto è il minimo. Strappare punti alla capolista è un atto di orgoglio di cui tutti vorrebbero potersi vantare e i gialloblu faranno il possibile per racimolare punti importanti per la classifica e tornare a marciare ad un passo che al momento sembra essersi smarrito.
Conte ben conscio di ciò ha già avvisato i suoi: "Il Verona è preparato, è una squadra fisica. Ha messo in difficoltà tutte le grandi. Se sapremo questo possiamo essere fiduciosi", fiducia in sé stessi che ai nerazzurri non manca, ma guai a dimenticare l'ingrediente numero uno di casa Conte ovvero l'umiltà di cui spesso parla. In caso contrario la pena potrebbe essere oggi più dolorosa di altre volte. Se i pareggi contro partenopei e liguri non hanno peoccupato affatto l'Inter, che al contrario sa bene di aver portato a casa in entrambi i casi un risultato ingeneroso, rallentare ancora una volta il cammino significherebbe rimandare ancora la potenziale festa scudetto, procrastinazione che, così come parlare oggi di scudetto, "sarebbe da stupidi e da presuntuosi" pensare di permettersi. Dopo il Verona infatti, l'Inter affronterà il Crotone in trasferta e la Sampdoria in casa prima del big match contro la Roma a San Siro e il quarto derby d'Italia della stagione.
Ogni interista spera di poter entrare allo Stadium, dove l'Inter è chiamata a giocare la penultima di campionato, già da campione d'Italia onde evitare mostri di un passato che oggi non preoccupano più ma il cui ricordo non è mai inutile, se di moniti parliamo. "Parlo nel momento in cui la cosa è acquisita" ha ribadito Conte e fino a quel momento ogni rimando allo scudetto torna ad essere quasi vietato come qualche mese fa quando in vetta alla classifica c'era la squadra di Pioli, poi sorpassata e lasciata parecchio dietro. Ma la storia insegna, all'Inter e a Conte che non a caso vuole ottenere prima di discutere. Strategia (poco) comunicativa ormai consolidata durante tutta la stagione e che oggi raggiunge la maturità tale da non fare neppure più specie. Se è vero che le dichiarazioni di Conte sono spesso state un ottovolante, oggi silenzi e dribbling davanti ai giornalisti non fanno più muovere congettura alcuna. "Prendetevela con me, ma lasciate stare i miei giocatori" aveva detto qualche giorno fa, un atto di protezione che trova concreta applicazione ogni giorno. Contro lo Spezia i nerazzurri hanno più volte sprecato occasioni sotto porta, errori che un tempo avrebbero reso il leccese una furia; furia che oggi si tramuta in sorrisoni e parole al miele verso i suoi 'ragazzi' che oggi vorrebbe proteggere dalle pressioni più che mai fino a questo momento. Proteggere i giocatori come lo scudetto e allora parlategli di tutto ma non dell'Inter e dello scudetto all'Inter. D'altronde si sa, parlare spesso è peggio che toccare e ad Antonio Conte toccategli tutto ma non il suo scudetto.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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