"Se dico che il mercato è finito, ci credete?" Nell’intervista rilasciata ieri da Piero Ausilio al giornalista di Libero, Fabrizio Biasin, durata una mezzora abbondante, la dichiarazione più significativa del diesse interista è arrivata poco dopo cinque minuti di chiacchierata, per spiegare il vero senso della provocazione fatta a margine della festa scudetto: "Ovviamente è stata una risposta di petto, ma che aveva dietro una sua logica - ha detto -. Pensando alla squadra dell'anno scorso, a maggio sapevamo che ci aspettava un mercato lungo e impegnativo perché avremmo dovuto spostare 10-15 giocatori. Ci sono state alcune situazioni impreviste, altre erano scadenza di contratto più prevedibili. A febbraio-marzo iniziamo sempre a fare un programma, e quest'anno ci siamo resi conto che, guardando la qualità della squadra, i giocatori eventualmente da cambiare sono assolutamente pochi. Oggi l’Inter, se la stagione ricominciasse la prossima settimana, avrebbe una rosa competitiva, forte e in grado di ripartire da subito per ambire agli obiettivi della passata stagione”.

Un concetto che si avvicina molto al motto ‘squadra che vince non si cambia’, già espresso in altre parole da Ausilio qualche giorno prima: "Non vorremmo fare danni, quando qualcosa funziona bisogna stare attenti a non cambiare troppo le cose. Oggi i dirigenti non devono fare danni e non devono toccare un meccanismo che funziona benissimo. Abbiamo inserito due giocatori funzionali (Taremi e Zielinski, ndr) che alzeranno il livello della squadra, ora va preso un momento di riflessione e fare considerazioni giuste, che significa non comprare tanto per comprare". 

Insomma, l’Inter ha accumulato un vantaggio importante non solo in classifica, ma anche anticipando due colpi a parametro zero che, inevitabilmente, le permetteranno di pianificare con calma le prossime mosse. Nel frattempo, le concorrenti dovranno rincorrere con un nuovo tecnico in panchina e apportando ovvie modifiche per ricucire il gap certificato dai punti di distacco dal vertice della classifica. La sensazione è che, per la prima volta in tanti anni, la Beneamata non ‘subirà’ il mercato ma ne aspetterà l’evoluzione, non potendo ovviamente aggredirlo come se fosse una superpotenza della Premier League. Dal punto di vista economico ‘sarà un mercato simile a quello degli ultimi anni’, Ausilio dixit, quindi con il solito equilibrio da raggiungere tra sostenibilità finanziaria e competitività tecnica. Senza dover ricorrere a delle cessioni come era accaduto in passato. "E chi cedi di questa squadra?", aveva detto Ausilio in piena euforia tricolore. Tutti vogliono restare, e Inzaghi terrebbe volentieri il blocco squadra a cui deve molto. Ma è chiaro che alcuni giocatori sono destinati a salutare proprio per far spazio ai nuovi: facile prevedere chi lascerà (Cuadrado, Klaassen, Sensi e Sanchez), più complesso disegnare il futuro di Denzel Dumfries, il giocatore che appare più sacrificabili di altri per cui i rinnovi non sono così urgenti, Per l'olandese si aprono due strade parallele: prolungamento o cessione. In caso di separazione, visto che il doppio scenario è già ben chiaro da mesi in Viale della Liberazione, la dirigenza saprebbe come reagire. In teoria in rosa ci sarebbe Tajon Buchanan, ma per ora è stato utilizzato col contagocce e sulla corsia mancina. Se, invece, tutto rimanesse come è, le coppie sarebbero già composte e l’Inter avrebbe tutte le carte in regola per fare il bis in Italia, al netto dei movimenti delal concorrenza, e per ben figurare in Europa. Qui Ausilio non ha torto. Ovvio che l’affermazione sul mercato già completato sia una forzatura perché l’Inter è ancora migliorabile, persino cedendo un titolare. Una sfida che la dirigenza ha già vinto in passato, dando continuità a un ciclo che per Beppe Marotta è ‘solo a metà’. Il mercato, invece, non è ancora cominciato, anche se l'Inter si è già portata abbondantemente avanti. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 09 maggio 2024 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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