Esattamente come l'anno scorso, l'Inter perde la penultima partita di campionato ed è costretta a vincere alla 38esima giornata per accedere alla Champions League. Una sorta di 'Giorno della marmotta', una storia già vista. E i tifosi nerazzurri sperano anche nel medesimo finale di una stagione fa. Allora era un duello all'ultimo sangue con la Lazio, peraltro da giocare fuori casa. Stavolta ci sarà da ospitare un Empoli tornato prepotentemente dagli inferi di una retrocessione che pareva scontata dopo aver messo in fila tre vittorie nelle ultime tre giornate. Uno scenario apocalittico, con l'Atalanta che ha gli stessi punti dell'Inter, ma il vantaggio negli scontri diretti, e con un Milan incredibilmente ancora speranzoso, che deve superare a Ferrara la Spal.

Gli ingredienti per un'ultima giornata pirotecnica ci sono tutti. E a rimetterci saranno le coronarie dei tifosi interisti, che almeno questa volta si aspettavano di poter finire in pace la stagione. Tante le colpe della squadra di Luciano Spalletti, che ha dilapidato un consistente vantaggio soprattutto a causa della cronica mancanza di qualità in attacco. Perché se la difesa – e più in generale la fase difensiva – ha confermato di essere tra le migliori d'Europa (recite di Bergamo e Napoli a parte), non può dirsi altrettanto dell'attacco. Quante partite identiche si sono viste? Troppe. Tanti 0-1, tante sfide comandate senza poi i tre punti in tasca, troppe partite condotte benissimo fino alla trequarti e poi il buio. Lì è mancata l'Inter in questa stagione e lì bisognerà intervenire sul mercato più che in ogni altra zona del campo. Qualcuno addebita in questo senso colpe a Spalletti, ma la sua carriera cancella ogni dubbio: è sempre stato un allenatore che ha creato squadre nelle quali si segnava parecchio e in cui gli attaccanti brillavano, anche meno nobili (almeno sulla carta) rispetto a quelli che ha oggi a Milano.

Ma adesso non conta più nulla. Non conta il passato e non conta il futuro. Conta solo la partita con l'Empoli: 90 minuti nei quali mettere tutto ciò che si ha, come accaduto un anno fa con la Lazio. Senza fare calcoli, senza il 'braccino', senza timori.

E pensare che in realtà, nonostante tutto, l'Inter avrebbe già ampiamente meritato un posto in Champions: sarebbe bastato che l'arbitro Abisso, quella sera a Firenze, non avesse recitato la parte del fenomeno visionario. Due punti in più, Champions sicura. E invece, dopo il ko di Napoli, assomiglia proprio a un... abisso la distanza che separa i nerazzurri dalla massima competizione europea per club. Qualcuno lo chiama destino. Forse sarebbe meglio chiamarla incompetenza.

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 21 maggio 2019 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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