Non c’è bisogno di ricorrere ad anatemi o imprecazioni costruite su misura per il nuovo allenatore e gli attuali giocatori. Il punto miserabile, con una squadra che lotterà per non retrocedere e che ha fatto una rivoluzione tecnica, non inferiore per numero a quella dell’Inter, serve a confermare che questa stagione è già segnata da un’ennesima transizione. La partita col Palermo era davvero facile visti i rapporti di forza e considerando che il Palermo è l’unica squadra che cambia più dell’Inter allenatori e giocatori.
Partita iniziata con un marchio di fabbrica: il rinomato ritmo blando da gara di fine stagione, punteggiato da fraseggi in orizzontale e alcuni incomprensibili lanci lunghi verso compagni invisibili. Poi un time out sveglia la squadra e d’un tratto ti accorgi che il livello è davvero alto e se la squadra corresse e salisse, non sarebbe difficile vincere contro un Palermo tanto rinunciatario. Quattro occasioni da gol fallite d’un soffio e maggiore concretezza. Bene? No, perché inizia il secondo tempo e i giocatori tornano a ritmo da Club Med, atteggiamento sufficiente, distrazioni in serie, assenza di ritmo e convinzione che ad occuparsi della partita e di risolverla saranno altri compagni di squadra.
La partecipazione alla partita è tanto distaccata che il Palermo pensa bene di approfittare di un autogol per andare addirittura in vantaggio. L’Inter finge di reagire e pasticcia, s’incaponisce in dribbling solitari, azioni personali e un paio di buoni cross.
La convinzione di De Boer è che l’Inter debba rimontare con questa formazione ma poi la cambia con un cambio che sorprende lo stesso Miangue, subentrato per disperazione al posto di un Santon il quale misteriosamente disattende la sua caratteristica principale: spingere.
D’Ambrosio migliora in corsa e Kondogbia strimpella il centrocampo con le spalle curve e gli occhi perennemente in basso.
Arriva d’improvviso il gol di Icardi, imbalsamato da una partita composta da errori che tradiscono il suo estraniamento, come se non capisse bene la situazione. Perisic va a momenti, Banega impara l’Inter osando e dunque sbagliando anche di più, Miranda e Murillo fanno quello che sanno fare e forse di più se le percussioni in area avversaria fossero culminate in rete.
Nel complesso l’Inter meritava di vincere nonostante la balbuzie in mezzo al campo ma non battere questo Palermo ha il sapore di una sconfitta.
Non era difficile capire che salutare, a due settimane dall’inizio del campionato, un allenatore rimasto sulla panchina nerazzurra per un anno e mezzo perché la sua era doveva terminare (se un anno e mezzo viene considerato un'era è un parametro grave) avrebbe causato grossi danni. L’attuale dirigenza si comporta in modo alquanto ingenuo e, in nome di un progetto che ha fretta di mettere in pratica, danneggia le ambizioni della stagione in corso. Succede se un importante gruppo cinese compra una squadra italiana, si affida all’ex presidente indonesiano manifestamente poco competente di aspetti tecnici, delegando gli affari ad un agente di origine iraniana, va agli stracci con l’allenatore italiano e ne prende uno olandese. Poi compra gli ultimi giorni di mercato due (ottimi, forse di più) giocatori, uno brasiliano e l’altro portoghese che dovranno inserirsi in un'Inter composta da giocatori accrocchiati con una logica non chiarissima e tenuti insieme (?) da un capitano argentino che voleva lasciare l’Inter.
Questa stagione servirà forse all’attuale allenatore per ambientarsi nel nostro calcio, a meno che non venga mandato via prima, per irritazione dell’ambiente e capestro in piazza. Farà altri esperimenti, cambi di modulo, dovrà capire come inserire Joao Mario e Gabigol oltre a cercare di comprendere se il senso della campagna acquisti collima con le sue idee. Il girone d’andata servirà invece al centrocampista portoghese per conoscere i suoi compagni e trovare l’intesa, mentre Gabigol dovrà sperare che Il tecnico si inventi qualcosa per farlo giocare spesso. È chiaro che se una società ha tanti soldi da spendere e riesce a mettere a tacere le cassandre dedite più alla perplessità sul fair play finanziario di quanto non si informi più e meglio sulla materia stessa, è certamente una buona notizia.
Direi ottima perché i proprietari sono ricchi e ambiziosi e fanno acquisti in anticipo (Gabigol) per bruciare la concorrenza.
Personalmente però avrei preferito una stagione con due grandi acquisti sulle fasce, lo stesso allenatore e i condivisibili innesti di Joao Mario e Banega. Avrei voluto un'Inter che crescesse per gradi con una società che non rivoluzionasse tutto e subito, pur migliorando l’assetto della squadra. L’Inter oggi ha giocatori più forti e alcuni di prospettiva e queste interminabili due settimane di pausa con un solo punto in classifica serviranno a De Boer a continuare il suo personale precampionato. La squadra quest’anno crescerà vincendo grandi partite e perdendone/pareggiandone altre irritanti. Una storia già vista che però all’Inter non viene mai imparata.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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