Gianluca Caprari è cresciuto, ancora, tantissimo. Le gestioni di Oddo prima e Zeman poi l'hanno plasmato ad attaccante di razza. Dopo l'avventura in Serie B coronata dalla promozione in A disputata quest'anno, è pronto a tornare all'Inter per mettersi in gioco. Per ripagare la fiducia che gli diede Ausilio e spiccare il volo in una grande. Il romano classe '93 si racconta in esclusiva a FcInterNews.it.
Nonostante le retrocessione del Pescara, ha disputato un campionato di alto livello, con gol e giocate spettacolari. Come valuta la sua stagione?
“Non è stata un’annata da ricordare. Abbiamo iniziato benissimo e le aspettative erano alte, ma poi abbiamo avuto un calo improvviso. Non ci è mancato di certo l’entusiasmo, visto che arrivavamo da una grande stagione in Serie B. Mi dispiace non aver potuto raggiungere la salvezza”.
Avete accusato il colpo dopo l’esonero di Oddo?
“Io sono del parere che l’esonero dell’allenatore sia la naturale conseguenza del fatto che la squadra tutta vada male. Venivamo da un anno e mezzo fatto con il Mister Oddo, in cui abbiamo raggiunto la Serie A divertendo e divertendoci, ma soprattutto giocando molto bene. Lui è un allenatore giovane e sicuramente qualcosa ha sbagliato, ma anche noi abbiamo commesso errori. Secondo me abbiamo fallito tutti: quando un tecnico viene esonerato, io la considero una sconfitta personale. Oddo comunque ha dimostrato di essere un grande allenatore".
Con Zeman invece?
"Poi con l’arrivo di Zeman siamo partiti subito bene con quel 5-0 al genoa ma poi non siamo riusciti a trovare continuità e la stagione è andata come è andata”.
Ora tornerà all’Inter per giocarsi le sue chance?
“Sì, io sono in prestito e penso di tornare perché ho quasi 24 anni e voglio giocarmi le mie chance. Ho sempre sognato di indossare una maglia importante come quella nerazzurra. A partire dal ritiro giocherò le mie carte, poi si vedrà”.
Ritroverebbe Spalletti, con cui ha già lavorato alla Roma. Come si è trovato?
“Con Mister Spalletti ai tempi della Roma ho lavorato poco; perché io ero molto giovane. Qualche allenamento l’ho fatto e devo dire che è un grande allenatore. E l’ha dimostrato anche a Roma".
I suoi detrattori dicono che in Italia non ha mai vinto il titolo. Cosa risponde?
"E’ vero, Spalletti non ha vinto lo Scudetto, ma ha fatto il record di punti, ed è a meno quattro da una Juve pressoché imbattibile. Un risultato comunque incredibile”.
A proposito di allenatori: uno decisivo per la sua esplosione è stato Stramaccioni.
“Con lui ho un grande rapporto, ci sentiamo ancora. Abbiamo vissuto anni stupendi a Roma nelle giovanili”.
Ci racconta un aneddoto su Strama?
“Ci siamo divertiti davvero tanto insieme: abbiamo vinto uno Scudetto Allievi Nazionali ed è uno dei ricordi più belli della mia carriera”.
Prima di Strama ha avuto suo padre come tecnico. Ci racconta come ha iniziato a giocare a pallone?
“A 4-5 anni al Borgo don Bosco, un piccolo oratorio a Centocelle. Poi mio padre ha preso in mano la conduzione tecnica di quella squadra, quando io avevo 7-8 anni. Ho fatto un paio di stagioni lì prima di sbarcare all’Atletico 2000, un’altra squadra di Roma e anche lì venni allenato da mio padre. Il calcio l’ho assaporato grazie a lui, anche se papà m era più un giocatore da calcetto. Poi durante una partita contro la Roma venni notato. Il giorno dopo mi chiamarono per i primi provini e da lì ho fatto la trafila a Trigoria sino alla Prima Squadra”.
Quanto è difficile arrivare in alto partendo da un quartiere difficile?
“E’ sempre stato il mio obiettivo diventare calciatore e ci volevo riuscire a tutti i costi. Devo dire che gli anni a Roma non sono stati facili perché quando si è ragazzini ci sono tanti problemi. Inoltre la mia famiglia ha fatto molto sacrifici per me portandomi tutti i giorni a Trigoria. Non è stato facile, devo ringraziarli per quello che hanno fatto per me per otto anni di fila. E’ stato un percorso bello che mi è servito. Dall’inizio a dove sono ora”.
E a Trigoria ha avuto l’onore di condividere il campo con Francesco Totti, verso la sua ultima con la Roma. Ha un messaggio per lui?
“Per descrivere Francesco non ci sono parole. È l'ultima grande bandiera insieme a Buffon del calcio italiano. Credo che con il suo ritiro se ne vada un altro pezzo di storia di questo sport. Per Roma lui è un simbolo troppo grande da spiegare. Ha dato tutto per quella maglia, onorandola fino all’ultimo giorno”.
Era lui il suo idolo da piccolino?
“Assolutamente sì. Mi ricordo che andavo allo stadio coi miei amici e tutta la gente era lì solo per Totti. E’ un personaggio mondiale”.
L'estate scorsa la volevano Inter e Juve: come mai ha scelto i nerazzurri?
“Con la Juve eravamo già d’accordo, ci siamo incontrati alcune volte, loro mi volevano. Poi a un certo punto sono spariti e a me non piacciono le prese in giro. Da lì poi mi chiamò Ausilio e ci misi poco ad accettare l’offerta dell’Inter. I nerazzurri hanno subito creduto in me e io vorrei tanto ripagare questa fiducia”.
Magari già dal prossimo campionato…
“Lo spero. Io sono andato all’Inter con l’obiettivo di rimanerci”.
Chi è Gianluca Caprari fuori dal rettangolo verde?
“Nel tempo libero mi divido tra videogames e uscite con gli amici. Dipende da com’è la giornata: se piove Playstation, altrimenti vado in giro con loro. Sono un ragazzo normale.”
Ha tatuaggi?
“Si, in realtà uno solo. Rappresenta una parte importante di me, che è il pallone. Sono cresciuto con lui da quando avevo 1-2 anni: me lo portavo anche nella carrozzina. E’ un simbolo che porto sempre con me”.
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @innadifeelo
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