In vista del derby di Milano e dell'ormai imminente 110° compleanno dell'Inter, l'ex presidente del club nerazzurro Ernesto Pellegrini, a capo della società meneghina dal 1984 al 1995, ha concesso una lunga intervista ai microfoni di FcInterNews.it, svelando tutti i retroscena della sua epopea ed esternando il proprio parere circa la situazione attuale della Beneamata.
Partiamo da quando tutto ebbe inizio: come nacque il desiderio di entrare in società?
"In pochi sanno che io, prima di acquistare l'Inter, ero il proprietario dell'albergo di Villar Perosa che ospitava la Juventus. All'epoca il patron era Fraizzoli: io gli scrissi una lettera in cui mi presentavo come un giovane imprenditore interessato all'acquisto della società nerazzurra, rimarcando il fatto che il mio cuore battesse per il Biscione. Lui mi prese in simpatia, così io comprai le sue azioni diventando nuovo Presidente. Fu la realizzazione di un sogno".
Tra i tanti acquisti, di quale si ritiene maggiormente orgoglioso?
"Dico senz'altro Karl-Heinz Rummenigge. Era considerato il miglior attaccante del mondo, fu lui il mio primo acquisto. Un bel biglietto da visita, direi. Con il suo innesto affermai che volevo riportare fortemente la società ai fasti di un tempo".
In compenso, c'è una cessione che tornando indietro non rifarebbe?
"Eh, ce ne sono tre-quattro che eviterei. La vendita che mi ha procurato più fastidio di tutte è stata quella di Lothar Matthäus, che i nostri tecnici davano quasi per finito o sul viale del tramonto. Invece lui giocò ad altissimi livelli ancora per quattro anni. Penso poi a Klinsmann e Sammer: quest'ultimo dopo aver lasciato Milano ha vinto il Pallone d'Oro".
Qual è la vittoria che rammenta con più grande soddisfazione?
"Beh, indubbiamente lo Scudetto dei record. Fu una cavalcata meravigliosa: quella squadra era fortissima. Credo sia stata un'annata irripetibile. Ma potrei citare anche la doppia vittoria in Coppa UEFA, che all'epoca contava perché vi partecipavano le squadre che si erano classificate seconde o terze in Spagna, Inghilterra e via dicendo".
Il suo rapporto con Giovanni Trapattoni?
"Ottimo, direi. Un uomo fantastico, per me è stato più di un semplice allenatore. Entrambi siamo milanesi, abbiamo sempre parlato in dialetto. C'è stata un'intesa formidabile con lui: abbiamo vissuto calcisticamente parlando in simbiosi".
Come mai arrivò al punto di vendere?
"È stata una decisione molto sofferta. In quel periodo non stavo bene di salute, le cose non andavano bene ed era dovuto soprattutto a questo. Avevo dunque pensato che era arrivato il momento di passare la mano, quindi ho ceduto l'Inter al mio amico Moratti".
Come ha vissuto la stagione del Triplete?
"Ovviamente sono stato contento dei successi dell'amico Massimo, che sono arrivati dopo un po' di stagioni di sofferenza. A tal proposito, ci tengo a sottolineare che io risulto essere il Presidente più vincente della storia dell'Inter nei primi dieci anni della propria gestione. Vinsi due titoli europei più lo Scudetto dei record, ma con il VAR ne avremmo vinto anche un altro di tricolore. Questo, però, appartiene a un passato lontano che è stato ormai dimenticato".
Un suo parere sulla tecnologia?
"Io sono convinto che questo VAR sia un'ottima cosa, perché gli errori degli arbitri sicuramente nel corso del tempo diminuiranno sempre di più. Approvo la decisione di introdurre uno strumento che possa supportare i giudici di gara, a me piace molto".
Riguardo il passato recente del panorama calcistico nostrano, le chiedo una breve opinione su Calciopoli.
"Non saprei cosa dire di più rispetto a quanto è già stato scritto. È stata una pagina amara del calcio italiano, punto e basta".
Tornando all'Inter, in vista dei 110 anni di storia la società ha presentato una 'Hall of Fame' per poter votare i quattro migliori giocatori che abbiano mai vestito la maglia nerazzurra. Lei chi indicherebbe?
"Nomi non ne faccio, perché farei del torto a tanti altri giocatori. Ogni presidente tiene molto a considerare i suoi calciatori e tra i miei non ho preferenze: li ho amati tutti, anche perché li ho scelti io (ride, ndr)".
Nel corso degli anni ha avuto la possibilità di tornare in società?
"Quando lasci è meglio tagliare con il passato, senza tornare come semplice dirigente. Ho amato l'Inter e sono sempre stato un tifoso. Ma non ho mai pensato ad un ritorno, sinceramente".
Ad oggi dunque esclude l'eventualità di investire nel club?
"Sì, questo lo escludo. Non avrebbe senso: l'Inter adesso è nelle mani dei cinesi, a cui auguro ovviamente ogni successo, quindi preferisco sognare ad occhi aperti piuttosto che ad occhi chiusi".
Quel che è indubbio è il fatto che, dopo lei e Moratti, sia mancata quella figura dell'imprenditore milanese che, oltre ad essere presidente, sia anche il primo tifoso. Cosa ne pensa a riguardo?
"Concordo perfettamente con quanto detto. Con l'Inter in mano a una società non italiana fa un po' specie, ma siamo in un periodo di globalizzazione e dobbiamo accettare questa situazione, che non è probabilmente così romantica come i miei tempi. Ma l'Inter dev'essere amata al di là della struttura societaria".
Qual è il suo rapporto con Suning?
"Ho avuto il piacere di avere ospiti a casa l'a.d. Antonello, dirigenti come Ausilio, Gardini e Sabatini, ma anche lo stesso Spalletti. Per cui il rapporto con la dirigenza nerazzurra può dirsi ottimo. Mi fa molto piacere aver mantenuto una stima reciproca con i massimi rappresentanti del club".
Cosa pensa riguardo la squadra di Spalletti?
"Il tecnico toscano a mio parere è un grande allenatore, sta lavorando molto bene. Ha ereditato una squadra non all'apice, con alcuni giocatori però piuttosto buoni. Non è facile amalgamarli nel giro di poco tempo, pertanto penso che lui ce la stia mettendo tutta e che meriti la fiducia incondizionata della tifoseria nerazzurra, perché è un uomo per bene ed un tecnico molto preparato".
Un pronostico sull'ormai imminente Derby della Madonnina?
"Il Milan ha sorpreso tutti, sta facendo una cavalcata incredibile di ottimi risultati tra cui anche l'ultima vittoria in Coppa Italia. L'Inter è invece reduce da un momento non facile, anche se il derby è una partita a sé: vincerà chi esprimerà meglio il proprio gioco. Io ho fiducia nei nerazzurri, quindi il mio pronostico non può che essere in favore della Beneamata".
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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