Non concede spesso interviste, forse perché non ama particolarmente taccuini e riflettori. Magari una semplice supposizione, anche errata, perché questa volta non si tira certamente indietro. Parla volentieri, probabilmente aveva voglia di farlo. Aveva voglia di far sentire la propria voce in questo momento così difficile per la sua Inter. Società che lo ha scoperto, che lo ha amato e coccolato, grazie alla quale ha fatto innamorato i tifosi di tutto il mondo con un sinistro magico. Un sinistro unico. Semplicemente, il sinistro del Chino.
Alvaro Recoba esprime concetti chiari in questa intervista esclusiva concessa a FcInterNews durante la quale analizza l'attualità del mondo nerazzurro, un passato che mai dimenticherà e un futuro che, chissà, potrebbe vederlo nuovamente ad Appiano Gentile, ovviamente operativo in altre vesti rispetto a quelle su cui si sta concentrando in questo periodo.
Impegnato nella sua nuova carriera dirigenziale al servizio del Nacional (membro della 'Commissione Patrimonio e Opere', ndr), difficile credere che non stia seguendo la sua Inter. Seppur da lontano.
"Ovviamente seguo la squadra e le vicende che la riguardano. Questo è un periodo difficile, che purtroppo dura ormai da parecchio tempo. Ci sono stati tanti cambiamenti e non è stato ancora trovato il giusto equilibrio tra quello che è stato, con grandissimi risultati e successi, e quello che c'è in questo momento. E sinceramente non mi capacito di tutto ciò, nonostante il denaro a disposizione e gli investimenti non sono ancora arrivati i risultati".
Che idea si è fatto di questa squadra? Il potenziale è di livello, l'attuale 7° posto in classifica appare un'assurdità.
"Il potenziale c'è, ma forse questa squadra non è così forte come si pensa. Manca ancora qualcosa, non c'è ancora un livello tale da poter dar fastidio alla Juventus. I bianconeri si sono consolidati come società nel corso degli ultimi anni, ora hanno tante certezze. Per tornare in alto c'è bisogno di tempo per una società come l'Inter che ha cambiato e sta cambiando molto. Fino al 2010 sono arrivati tanti successi, al contrario delle ultime stagioni. I tifosi non sono abituati a perdere. Come detto, la squadra è formata da buoni giocatori, ma non è così forte. E nel calcio contano i risultati. Si può segnare tanto, ma se la classifica è questa...".
Cosa pensa di Icardi? Le sue reti non mancano mai.
"Fa quello che deve fare, cioè segnare. Ma credo che ci siano delle cose che ancora non funzionano. Perlomeno questa è l'idea che mi sono fatto dall'esterno".
Nel frattempo si parla tanto, tantissimo, di Simeone: crede possa essere l'uomo della svolta?
"Gli allenatori giusti sono quelli che portano i risultati, conta quello che si conquista. All'Inter ho lavorato con Lippi, un vincente che ha portato il Mondiale in Italia, ma con noi non è riuscito a far bene. Questo per dire che non è sufficiente il nome. Ci sono vari esempi di tecnici di altissimo livello che però, in determinate circostanze, non sono riusciti a vincere. Ripeto quanto detto poc'anzi: nel calcio contano solo ed esclusivamente i risultati. Puoi essere un grande allenatore, ma se non vinci... Simeone è comunque uno dei migliori, aggiungo giustamente perché è tra quelli che ha fatto meglio ultimamente. E qualora arrivasse a Milano, le possibilità di successo sarebbero maggiori".
Come non ricordare il rapporto speciale che la lega all'ex patron Moratti: un suo rientro in società, magari in veste di consulente, sarebbe d'aiuto per la nuova proprietà cinese?
"Non saprei. Massimo è una persona che ha amato e ama tuttora l'Inter. Quello che ha fatto per questa società esula dall'aspetto economico, tutto è stato dettato solo dal sentimento. Da vero e proprio tifoso. Allo stesso tempo, per portare avanti un club così importante, servono anche dei gruppi in grado di investire. E con Suning sembra ci sia questa possibilità. Per rispondere alla sua domanda, credo che una figura come il Presidente porterebbe sicuramente qualcosa, sarebbe d'aiuto. Soprattutto in un momento come quello attuale in cui le cose non stano andando per il verso giusto. Tante persone lo ascolterebbero, lui vuole solo il bene dell'Inter. E i tifosi sarebbero meno arrabbiati se ci fosse ancora, digerirebbero più facilmente queste difficoltà".
Per quanto la riguarda, invece, questo è un periodo di studio e preparazione.
"Soprattutto. Sono passati già due anni da quando ho smesso di giocare a calcio, per il momento penso a godermi la mia famiglia. Allo stato attuale, sul tavolo non ci sono particolari progetti legati al mondo del calcio. Mi sto preparando con l'obiettivo di diventare il presidente del Nacional de Montevideo. Vorrei migliorare le cose, aiutare e portare il mio contributo. Comunque c'è ancora tempo prima delle elezioni. Per il resto, faccio fatica al momento a immaginarmi in altri ambiti".
Tanti suoi ex colleghi, una volta appesi gli scarpini al chiodo, hanno intrapreso la carriera da allenatore.
"Ma non è il mio caso, lo escludo. Non riuscirei a immaginarmi come allenatore. Diciamo che non lo sento come un ruolo che mi appartiene, anche se non chiudo totalmente a un qualcosa legato al mondo giovanile. Mi piacerebbe lavorare con i ragazzini, aiutarli nel loro processo di crescita. Questo sì, ma comunque non nell'immediato. Mi piace, al netto dell'esperienza che ho acquisito nel corso della mia carriera, offrire il mio contributo per migliorare un qualcosa. E questo lo possono fare solo i presidenti di una società, quindi questo è il mio obiettivo: diventare un bravo presidente".
Pensa mai, per un domani ovviamente ancora non definito, a un ritorno all'Inter?
"Prima di tutto dovrei essere pronto e preparato. In ogni caso l'Inter va avanti, l'Inter rimane. Insieme a suoi tifosi. Il resto passa, e mi riferisco agli allenatori e ai calciatori. Poi, sa, se dovesse presentarsi una situazione particolare, beh... perché no? Chi non vorrebbe lavorare in un club come l'Inter? Parlo spesso con Francesco (Toldo, ndr), ma mai e poi mai potrei propormi. Non l'ho mai fatto in vita mia. Quello che ho fatto nel corso della mia carriera, magari sbagliando, l'ho fatto da me. Ho intrapreso la mia strada ragionando di testa mia. E non cambierò ora, continuerò così".
Il classe '76 uruguaiano conclude: "Ai tifosi dell'Inter dico questo: vi seguo sempre e mi informo sulla squadra. Voglio ringraziarli, perché indipendentemente da tutto a Milano ho vissuto tantissimi anni, con momenti belli e meno belli, ma sempre andando per la mia strada. Senza chiedere nulla a nessuno. Si vociferava che chiedessi aiuto a qualcuno, ma non è vero. Mando un abbraccio agli interisti, con la speranza di tornare tutti insieme il grande club di qualche anno fa. Ci vorrà del tempo, questo è vero e lo ripeto, ma speriamo che le vittorie possano arrivare il prima possibile".
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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