Protagonista del ciclo vincente della Primavera dell'Inter allenata da Stefano Vecchi, ora Marco Sala cerca spazio nel calcio dei 'grandi'. Il terzino classe '99 è stato tra i protagonisti dell'ottima stagione dell'Arezzo - dove è in prestito proprio dalla Beneamata, proprietaria del cartellino -, e nelle prossime settimane si giocherà i playoff di Serie C, con l'obiettivo di confermare quanto di buono fatto vedere in questa stagione in Toscana.
FcInterNews lo ha intervistato in esclusiva, per parlare del suo presente in Serie C, del suo passato in nerazzurro. E anche un po' del suo futuro.
Prima stagione tra i professionisti: pareri?
"Ci sono tante cose diverse. Essere in uno spogliatoio dei grandi è diverso che vivere in quello di una Primavera, seppure importante, come quella dell'Inter. Mi aspettavo di integrarmi bene, e di sentire poco il salto, e si può dire che sia stato così. Dal punto di vista dell'ambientamento non ho avuto problemi".
Come ti sei trovato ad Arezzo, sia a livello professionale sia a livello umano, nel rapporto coi tifosi?
"Mi sono trovato veramente benissimo. Sono persone che ti fanno sentire amato. Anche al di fuori dal campo ho avuto modo di conoscere tifosi e ragazzi che vengono allo stadio, con qualcuno sono anche diventato amico. E' come sentirsi a casa, mi trovo molto bene anche fuori dal campo".
Si dice spesso che i giovani devono fare la 'gavetta'. Sei d'accordo? Quanto ti è servita questa annata per crescere?
"Credo che sia una cosa buona. Giocare per un anno con una squadra che ti manda in campo con continuità, dopo il settore giovanile, è importante per non perdersi, per mantenere la fiducia, e per crescere più in fretta. Ma questo concetto dell'anno di gavetta è diffusa solo in Italia. Vediamo come all'estero, una volta usciti dal settore giovanile, i giovani siano mandati in campo senza problemi, subito. Non penso che sia fondamentale, perché in altri campionati abbiamo visto come si sia fatto a meno di questo passaggio intermedio".
Cosa è cambiato maggiormente nel salto dal calcio giovanile? Un passaggio che ti ha particolarmente messo in difficoltà, e una cosa che senti di aver imparato.
"La fase più difficile è stata questa estate. Io son di Milano, ho sempre giocato nell'Inter, ho sempre vissuto a casa. La prospettiva di andarmene non è stata facile da assimilare. Non mi considero più un bambino, ma di certo non posso definirmi già adulto. All'inizio un po' di pensieri me li sono fatti. Avevo paura di non aver vicino parenti e amici nei momenti di difficoltà. Il passaggio più difficile è stato appunto prima di partire, anche se la possibilità di trasferirsi ad Arezzo è venuta fuori in tempi relativamente brevi, per cui non ho avuto modo di metabolizzare del tutto.
La cosa che ho imparato di più è sempre questa, ma l'altra faccia della medaglia: il vivere da solo, il sapermi 'arrangiare', cose che se voglio fare questo lavoro dovevo imparare. E penso di esserci riuscito, anche con meno problemi di quanto mi aspettavo".
Ora i playoff con l’Arezzo. Sensazioni e aspettative?
"Penso che non arriviamo col favore del pronostico, non siamo certo i principali indiziati per andare in B. Ma quest'anno abbiamo dimostrato di non essere inferiori a nessuno, come qualità di gioco espressa secondo me siamo stati i migliori del girone, poi ci è mancato altro per vincere il campionato. Ma soprattutto tra le grandi, non abbiamo mai sofferto alcuna squadra sul piano del gioco. Anche nella partita secca, o in gara e ritorno, possiamo veramente giocarcela con tutti. Non abbiamo un particolare obbligo, ma di sicuro ci proveremo fino alla fine. Non penso sia impossibile per noi arrivare alla promozione".
Hai avuto un ottimo impatto nella tua prima stagione da professionista, in cui hai realizzato (fin qui) 2 gol e 6 assist. Quanto pensi sia stato importante il lavoro fatto nel settore giovanile nerazzurro per avere subito un impatto così importante, soprattutto dal punto di vista offensivo?
"Fondamentale. Penso che come scuola sia una delle migliori, se non la migliore in Italia. A me personalmente ha conferito un bagaglio che mi ha permesso di affermarmi senza particolari problemi".
Hai vissuto un ciclo vincente con l’Inter Primavera, nell'anno magico dei 4 trofei in un anno (2 scudetti, una Supercoppa Primavera e un Viareggio). Quale pensi sia stato il segreto?
"Si dicono tante cose, ma penso che il vero segreto fosse il livello tecnico di quel gruppo. Penso che soprattutto l'ultimo anno, lo scorso, avremmo potuto giocare con due squadre diverse, basta vedere cosa stanno facendo alcuni componenti di quella rosa. C'è chi ha fatto la differenza in Champions, chi in Serie A. Una squadra che secondo me con la Primavera non aveva molto a che fare, perché come si è visto abbiamo vinto tutto quello che c'era da vincere. Poi in Youth League abbiamo avuto tanta sfortuna, altrimenti secondo me avremmo potuto farcela anche lì".
Un parere su Vecchi. Con l’Inter, appunto, ha fatto un lavoro eccezionale a livello giovanile. Ha fallito, però, alla prima da professionista: come valuti il suo modus operandi? Pensi che avrà modo di rifarsi?
"Non so quali siano i motivi per cui non sia riuscito a raggiungere i risultati sperati a Venezia. Di sicuro con noi ha dimostrato di saper vincere. Magari ha avuto problemi di natura diversa, e non ci è riuscito. Non mi sento di giudicare questa sua esperienza. Di sicuro è un allenatore valido, che con noi ha dimostrato di saper vincere e di saper tirare fuori il meglio dai suoi giocatori".
Stai seguendo la stagione dell’attuale Inter Primavera?
"Sì, ho anche tanti amici che sono in Primavera, molti compagni dell'anno scorso, quando posso guardo le partite e leggo sempre i risultati. Penso che si stia vedendo che rispetto ad inizio anno sono migliorati molto. Hanno fatto fatica, come è normale che fosse: dopo un anno così bello, non è facile ripetersi. Adesso stanno viaggiando a gonfie vele, nel girone di ritorno hanno perso solo una partita, stanno facendo molto bene. Per me possono vincere anche quest'anno".
Nel tuo ruolo, quello di terzino sinistro, Armando Madonna non trova un titolare fisso. Tu che hai giocato insieme ai vari Corrado, Grassini (i due che ‘ballano in quel ruolo’), su chi consiglieresti di puntare in vista della fase finale?
"Sono due giocatori forti, entrambi nel giro delle Nazionali. Sicuramente Grassini è stato più sfortunato, ha avuto molti infortuni, e quest'anno è stato bravo a riscattarsi. Corrado mi è sempre piaciuto, l'anno scorso giocandoci e allenandomici insieme ho subito pensato che fosse molto forte. Con entrambi mister Madonna andrà sul sicuro".
Un giovane con cui hai giocato nel settore giovanile dell’Inter da cui ti aspetti qualcosa in particolare.
"A livello di carriera dico Zinho Vanheusden. Pochi giorni fa ho saputo che si è fatto male, e l'ho subito contattato, anche con lui ho vissuto delle belle stagioni, dagli Allievi in poi. Lui è stato molto sfortunato a livello di infortuni. Ma è uno che lavora costantemente per arrivare ad essere il numero 1, sia quando si allena, sia quando è fuori dal campo. Sono sicuro che diventerà un giocatore importante".
Un parere su un ragazzo con cui l'anno scorso hai vinto lo scudetto Primavera: Nicolò Zaniolo. Ti aspettavi il suo exploit?
"Lui ha la giusta dose di personalità per fregarsene sia se le cose vanno bene sia quando vanno male. Questo è un periodo in cui magari lo criticano a Roma, dopo le cose fantastiche che ha fatto in questa stagione, ma lui ha le spalle larghe per reggere tutto quello che gli tirano addosso. Me l'aspettavo? Così in fretta no. Ha fatto qualcosa di straordinario, che si vede poche volte. Ma che arrivasse a quei livelli sì, perché si vedeva. E' un giocatore veramente forte".
Capitolo Nazionale. Tra fine maggio e giugno si giocherà il Mondiale under 20. È un tuo obiettivo, quello di partecipare a questa competizione? Cosa rappresenta per un giovane, e per te in particolare, vestire la maglia azzurra?
"La maglia azzurra è la cosa più bella che mi sia capitata nel calcio, più della Nazionale non c'è nulla a livello emotivo, rappresentare il Paese è un orgoglio enorme. Per quanto riguarda il Mondiale, io ci spero. E' una cosa che capita una volta nella vita, sono in pochi a farlo. Vedremo cosa succederà, spero di andare. Se non sarà così, sono sicuro che la Nazionale disputerà comunque una gran bella competizione".
Obiettivi?
"Chi mi conosce bene lo sa. L'ho sempre detto qual è il mio obiettivo. In testa ho una cosa sola: giocare a San Siro con l'Inter. L'unico pensiero che mi sento di dire è questo. Non so quando, non so se mai succederà perché se si guardano i dati, in pochissimi ci riescono. Io fin quando posso voglio crederci, giocare in casa sarebbe il massimo. E' il mio vero sogno".
Autore: Federico Rana / Twitter: @FedericoRana1
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