Bardi, Biraghi, Bianchetti, Crisetig, Longo, Benassi: sei giocatori, dei quali cinque titolari dal primo minuto ed uno entrato a match in corso, provenienti dal settore giovanile dell’Inter, sono stati protagonisti ieri a Pescara della fondamentale partita della Nazionale Under 21 di Luigi Di Biagio contro la Serbia, vinta dagli azzurrini col punteggio di 3-2. Ulteriore segnale, questo, della qualità e della prolificità della cantera nerazzurra, che continua ad essere uno dei serbatoi più prolifici per il movimento nazionale calcistico soprattutto giovanile. Dei risultati e delle aspettative future FcInterNews.it ha parlato con Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile nerazzurro.
Samaden, ieri sera ben sei giocatori usciti dal vivaio nerazzurro hanno giocato Italia-Serbia. L’Inter pertanto prosegue nel fornire giocatori importanti alla causa azzurra.
“Sì, assolutamente. Anche perché poi avere soprattutto in Under 21 sei nostri giocatori, di cui cinque nell’undici iniziale, è indubbiamente una grandissima soddisfazione e un segnale di qualità per il nostro settore giovanile. Il nostro lavoro non si ferma certo qui, visto che abbiamo anche numerosi ragazzi nelle altre selezioni come nell’Under 19 dove ci sono tre giocatori in pianta stabile, tra cui Federico Bonazzoli in anticipo. In tutte le nazionali abbiamo dei numeri importanti, il fatto di averne sei in Under 21 sia significativo. E si tratta di ragazzi tutti di proprietà dell’Inter, anche se sono fuori a giocare. Ma è un segnale estremamente importante del lavoro che viene fatto”.
Lavoro che riguarda la scelta dei tecnici, come ad esempio Stefano Vecchi, nuovo allenatore della Primavera abilitato col massimo dei voti al Master Uefa Pro, dove è stato riconosciuto come uno degli allievi più brillanti visto il voto di 110. Anche questo può essere un riconoscimento del vostro lavoro per lo sviluppo tecnico del vivaio.
“La bravura di Stefano e le sue qualità come allenatore, non sono in discussione. La scelta mia e di Piero Ausilio è caduta su un allenatore che avesse un presente importante e sono sicuro avrà anche un futuro importante. Il nostro compito non è quello di crescere giocatori, ma anche quello di far crescere e fornire tecnici adeguati alla crescita dei ragazzi, e in questo siamo assolutamente in linea con gli standard europei. Non dimentichiamo che non più tardi di un anno e mezzo fa il nostro vivaio è stato scelto come modello insieme a quelli di Ajax e Dinamo Zagabria dall’Eca, che è il principale organismo dei club europei. Anche questi sono segnali che confermano ciò che da anni, grazie al lavoro di persone straordinarie, è stato messo in piedi e continua a produrre giocatori”.
Piero Ausilio ha spiegato che i nuovi rinforzi per l’attacco possono arrivare dalla Primavera con le addizioni di Federico Bonazzoli e George Puscas. Negli anni scorsi ci sono state delle difficoltà nel proporre ragazzi del vivaio in prima squadra, e si sono verificati casi di addii come quello di Mattia Destro. In base a queste indicazioni offerte da Ausilio, adesso è possibile che venga data maggiore fiducia ai ragazzi sul piano tecnico? Saranno più visti come elementi di cui valutarne l’inserimento nella rosa dell’Inter dei grandi e magari meno come pedine ‘finanziarie’?
“Io penso di sì, considerando anche che negli anni passati la rosa dell’Inter era formata da tantissimi giocatori di qualità e grandissima esperienza, che hanno ottenuto risultati importanti; non era semplicissimo per un ragazzo trovare spazio immediatamente. Questa cosa ora sta abbracciando più o meno tutto il calcio italiano, adesso le società italiane hanno meno possibilità di investimento per i top player e di conseguenza si creano opportunità importanti per i giovani. Adesso c’è una possibilità importante di avere uno sbocco in prima squadra, e la rosa attuale lo dimostra visto che se non sbaglio ci sono 5-6 elementi del vivaio”.
Parlando di sblocchi nel professionismo, una nuova via è rappresentata anche dall’accordo che avete siglato col Prato nei mesi scorsi. Alla luce anche delle prime partite ufficiali, come giudicate l’approccio dei tanti ragazzi mandati in Toscana a farsi le ossa?
“Innanzitutto l’idea avuta da Piero Ausilio col presidente Erick Thohir e con Marco Fassone dà sicuramente un’ulteriore possibilità ai nostri ragazzi di crescere velocemente e di essere pronti per un inserimento nel calcio importante o addirittura nella nostra prima squadra. È normale che coi giovani bisogna avere pazienza, bisogna averla nel corso degli anni per crescerli e anche nel momento in cui questi si affacciano al calcio dei grandi. È altrettanto normale che ci saranno quelli più o meno pronti, ma penso che velocemente tutti saranno in grado di stare nella categoria attuale che è la Lega Pro, e molti di loro l’anno prossimo saranno in grado di fare un passo in avanti e avvicinarsi al calcio della Serie A”.
Piero Ausilio, che vanta una ricca esperienza nel settore giovanile, adesso è diventato il dt e responsabile del mercato interista. L’assegnazione di questo ruolo è un ulteriore segnale della nuova visione dell’Inter nei confronti del proprio vivaio?
“L’attenzione dell’Inter verso il proprio vivaio c’è sempre stata, dal primo giorno di presidenza anche di Massimo Moratti. Quindi c’è stata sempre un’attenzione incredibile verso i nostri giovani. Il fatto che Piero sia ora responsabile dell’area tecnica e sovraintenda un po’ a tutta la gestione tecnica crea un’ulteriore possibilità di collegamento e rafforza quello che è sempre esistito. La lettura della situazione adesso credo sia in questi termini: si è rafforzato ciò che già esisteva. Col progetto Prato si è creato qualcosa che può aiutare la crescita dei giovani; c’è grande attenzione e necessità di averli più velocemente possibile pronti per la prima squadra. Il rapporto costante che c’è con Piero, che è cresciuto all’interno del settore giovanile, non è altro che un punto di forza del nostro progetto”.
Negli ultimi giorni si è sviluppato un dibattito legato alla presenza di giocatori stranieri nel campionato italiano, un discorso che è arrivato anche a toccare i vivai, visto che anche nelle squadre giovanili di tanti club italiani come l’Inter è presente una colonia straniera. Da responsabile della cantera interista, come vive questa situazione? Davvero il passaporto di un giocatore rappresenta un problema per lo sviluppo tecnico?
“All’interno del nostro settore giovanile abbiamo il 90% di giocatori italiani. È ovvio che arrivati ad una certa età, essendo arrivati nel 2014 e dovendo anche competere con tutto il mondo dai 18 anni e con tutta Europa dai 16, è normale che un club all’avanguardia come il nostro debba rifinire il lavoro fatto in Italia, dove c’è tantissima concorrenza, con dei giocatori europei ed extra-europei. Il problema non è avere qualche straniero in Primavera, ma avere giocatori di qualità e di livello in Primavera. Quindi mi sembra assolutamente in linea col mercato dei grandi club europei avere questi elementi. Poi, chi conosce il calcio giovanile veramente penso che sappia cosa vuol dire lavorare coi giovani e crescere giovani italiani come abbiamo fatto noi. Mi vengono in mente ragazzi cresciuti con noi nei Pulcini come Michele Rocca, Andrea Palazzi, Giacomo Sciacca; mi sembra assolutamente al passo coi tempi il fatto che l’Inter possa inserire nella parte finale del proprio settore giovanile qualche ragazzo straniero, lo fanno tutti i club europei. A me fa sorridere, per dire, che qualcuno che non conosce bene la materia del calcio giovanile faccia delle considerazioni, ma non è un problema. È come se io mi mettessi a parlare di qualche argomento che non conosco semplicemente guardando in superficie il problema: rischierei di fare considerazioni fuori luogo. Noi andiamo avanti per la nostra strada, penso che siamo il principale fornitore delle nazionali giovanili insieme a Milan e Juve. La miglior risposta a chi ha scritto non conoscendo bene la realtà e facendo certe considerazioni sta nella partita dell’Under 21 e nei sei giocatori del nostro vivaio presenti in formazione. Le risposte si trovano nei fatti, poi rispetto il parere di chi si occupa del calcio dei grandi. Ma mi permetto di dire che chi conosce il calcio giovanile sa quanta attenzione diamo noi da anni a questo settore, parlano i numeri in termini di produzione di giocatori anche e soprattutto italiani”.
Parlando di Ibrahima Mbaye, altro brillante prodotto della cantera: quest’estate per lui ci sono state diverse possibilità di andare in altre squadre ma alla fine è rimasto all’Inter. Più un’occasione persa per lo sviluppo del ragazzo, o un’opportunità da cogliere magari riuscendo ad avere spazio con Walter Mazzarri?
“Ibra nella passata stagione ha disputato un ottimo campionato con la maglia del Livorno. Non mi occupo del mercato dei grandi, anche se avevo letto delle opportunità di uscita. Ma se è rimasto, vuol dire che avrà tutte le possibilità innanzitutto di crescere ancora coi campioni della prima squadra coi quali avrà l’opportunità di restare. Poi, penso che se lo meriterà avrà spazio; non dimentichiamo che è un 1994, ha tutto il tempo davanti per fare un’ottima carriera”.
Mbaye, come Isaac Donkor e Marco Andreolli, sono tra gli elementi a disposizione di Mazzarri provenienti dal vivaio, tutti del settore difensivo. Si parla molto degli attaccanti ma anche i rappresentanti del pacchetto arretrato godono di grande fiducia nell’ambiente, sarà d’accordo.
“Assolutamente sì. Mettiamoci anche una spolverata di centrocampo con Joel Obi e Rene Krhin, e si verifica quello che dicevo prima. Abbiamo così un risultato del lavoro del settore giovanile come deve essere oggi e come deve essere sempre più in futuro, avere 5-6 ragazzi del nostro vivaio in prima squadra, aggiungendo anche Tommaso Berni uscito da noi. Poi sarà a loro giocarsela e trovare gli spazi, sfruttando le opportunità che verranno concesse loro. Ma al di là di questo, credo che nella costruzione di una squadra penso sia corretto in questo particolare momento, dove non si possono avere tanti top player in squadra, porsi questo obiettivo. Noi come settore giovanile stiamo cercando di lavorare al meglio per fornire alla prima squadra giocatori sempre più pronti”.
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