"Dov'è Pippo? Volevo vedere se era congelato o no (ride, riferendosi al fratello in studio, ndr). Lo ringrazio per i complimenti. È una bellissima sensazione, abbiamo fatto qualcosa di incredibile ed è giusto condividerlo. Ci sono tanti protagonisti: dai giocatori al presidente che è sempre stato con noi, a mia moglie Gaia, ai miei bambini e ai miei genitori. Tante volte non riesco a lasciare il lavoro fuori casa, loro sono stati fondamentali per me". Comincia con queste parole l'intervista di Simone Inzaghi a DAZN dopo il triple fischio del derby tra Milan e Inter che gli ha regalato il primo scudetto da allenatore.

La corsa nel finale? Va tutto bene? 
"Va tutto bene. È stata una partita intensa, peccato per i 5' finali di nervosismo. Al primo tempo potevamo fare un gol in più, ma siamo molto contenti".

Parla Parolo: "Sei arrivato a portare questa squadra a dominare, la squadra sa leggere tutte le partite. Hai raggiunto una grande completezza". 
"I primi anni li ho condivisi con Marco (Parolo, ndr) e sa quale è stato il mio percorso. Se penso al primo anno e alle mie partite in Champions con Real e Liverpool che son state le finaliste ero fiducioso che sarebbero arrivati i trofei. Noi abbiamo una grandissima condivisione. Conosci Acerbi, ho inistito tanto per averlo. Stamattina i ragazzi si sono allenati sotto il diluvio, ci siamo esercitati sui piazzati e il suo gol è arrivato così". 

Poi Parolo fa l'imitazione di Inzaghi: 
"Lo conosco, alla Lazio l'ho beccato una volta (ride, ndr)".

Se deve giocare con due punte e deve scegliere tra Thuram, Lautaro e Pippo, chi resta fuori?
"Potrei giocare anche 3-4-2-1 così giocano tutti e tre, magari Mkhitaryan riposa una partita (ride, ndr). Mio fratello per me è sempre stato un esempio, era il fratello vecchio che mi veniva a controllare quando uscivo la sera. Ora ci siamo allontanati ma siamo sempre presenti, abbiamo un grande attaccamento e l'amore che c'è tra me e lui non cambierà mai".

Pippo ha parlato bene come allentore di te e di Ancelotti.
"Lui ce l'ha avuto per tanti anni, sta facendo tantissimo e ha tante panchine: è un qualcosa di ineguagliabile, riesce sempre a vincere e anche lui è una fonte di ispirazione". 

Anche tu hai una media alta di trofei.
"Assolutamente sì". 

Prima in pochi pensavano che potessi rimanere sulla panchina dell'Inter. In cosa si sente cresciuto?
"È stato un bellissimo percorso e ringrazierò sempre la Lazio che mi ha dato la possibilità di allenare. Abbiamo fatto bellissimi anni, come il campionato del Covid che ci potevamo giocare fino alla fine. La Lazio voleva proseguire, ma io avevo qualcosina che mi diceva che era il momento di cambiare. Molti mi dicevano non l'Inter, ma qualcosa mi diceva che dovevo venire qui: non c'era solo l'Inter, la mia scelta era mirata. Ho lavorato con Marotta, conosco Baccin, Ausilio e Zanetti e sapevo che avremmo potuto continuare un ciclo nonostante le difficoltà. Abbiamo fatto parlare qualcuno che ora parlerà meno, ma non voglio togliermi nessun sassolino: ho solo da far vedere grandi trofei che condivido con i miei straordinari giocatori. Ora voglio festeggiare con i tifosi perché se lo meritano, abbiamo un campionato da onorare fino alla fine e che abbiamo dominato. L'abbiamo vinto a 5 giornate dalla fine, probabilmente l'abbiamo vinto a 11 giornate dalla fine a Lecce. È giusto godercelo e gustarcelo. So già che la dirigenza sta lavorando per far migliorare la squadra sapendo che avremo dei paletti che ogni tanto potremmo superare". 

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Sezione: Focus / Data: Lun 22 aprile 2024 alle 23:57
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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