Quando si valuta l’apporto, l’impatto di un calciatore in gara, spesso i numeri diventano un ausilio quasi fondamentale; questi certamente non dicono tutto, il calcio vive di momenti indefinibili e imprevedibili, però nell’analisi di una stagione è sempre bene aver presente che se ai più resta solo il gol o la giocata d’effetto negli occhi, un allenatore deve saper valutare le singole situazioni di gioco utili al risultato. Certamente Geoffrey Kondogbia rappresenta in questo senso il pomo della discordia. Possiamo tranquillamente dire che il francese è stato il giocatore più criticato a fronte della sessione di mercato che ha visto l’Inter sborsare 31 milioni più bonus per battere la concorrenza del Milan. La domanda che in molti si pongono è: Kondogbia ha tenuto fede all’investimento di Thohir? Se in tanti rispondono no, bisogna andare ad analizzare se quel no è valido a tutti gli effetti.
La prima valutazione che va fatta è quella anagrafica: Kondogbia è un classe ’93, al primo anno in Italia in una squadra che ha praticamente cambiato il 50% della propria rosa. Un giovane difficilmente cambia un contesto. In quel caso siamo di fronte a un fuoriclasse, e le cifre sul tavolo aumentano a dismisura. Un giovane si permea in un contesto che lo mette in condizione di crescere ed esprimersi con consapevolezza. L’Inter ha acquistato un mediano da plasmare, da portare ad essere un giocatore a tutto campo, capace di coniugare tecnica e forza fisica, intensità ed estro.
Molti vedono in Kondogbia un giocatore dotato di scarsa tecnica, eppure i numeri sul dato ‘dribbling riusciti’ dicono di un giocatore primo della classe con 60 dribbling, in media due a partita, con una percentuale del 65%; secondo, Brozovic a 49 con una media di 1,4 a gara ed una percentuale di riuscita del 62%. Avere Kondogbia in squadra vuol dire avere superiorità numerica grazie ai suoi dribbling quindi possibilità maggiori di arrivare in porta.
Altro dato a sostegno della capacità di gioco in fase di possesso di Kondogbia è il numero di passaggi riusciti nella metà campo avversaria: 663, 25,5 a partita con una percentuale di precisione dell’83%. Saper giocare la palla è fondamentale, come lo è fare passaggi buoni, ossia quelli che permettono al compagno lo stop facile.
Questi primi numeri testimoniano che il francese è un cucitore di gioco, non un rifinitore, non una mezzala macchina da gol. In questo senso un gol (contro il Torino, da tre punti) e un assist (per Icardi contro il Chievo) sono molto esegetici e certamente è un aspetto su cui lui e Mancini dovranno lavorare per portare queste unità a progredire. Un centrocampista nel suo ruolo, in una squadra che deve ambire a traguardi più importanti, deve certamente dare qualcosa in più sotto questo aspetto, lavorando soprattutto sul tiro da fuori, sull’inserimento e sulla giocata più semplice davanti l’area.
Certamente ci troviamo di fronte ad un giocatore abile nella fase difensiva, non sempre attento, che in transizione offensiva esagera nell’uscita della palla (da ricordare la giocata davanti la difesa contro il Bologna al ‘Meazza’ che costò il gol), ma certamente un giocatore che fa valere la sua stazza e si fa sentire per intensità. Sono 70 i palloni recuperati dal numero 7 nerazzurro insieme al compagno Murillo, in un chilometraggio di 9857 km e 33 intercetti. Difensivamente avere un giocatore capace in ogni attimo, grazie alle lunghe leve, di recuperare una palla vuol dire permettere alla squadra di azionare più transizioni offensive, quindi più possibilità di imbastire giocate che portino al gol. Il vero cruccio in questo senso (non testimoniabile dai numeri) è la mancanza di rapidità in fase di transizione difensiva. Si è potuto notare che non avesse sempre lo stesso tasso di intensità in ogni momento di gioco ed anche questo atteggiamento altalenante dovrà essere motivo di lavoro in allenamento perché un giocatore, specie in Serie A, non deve mai abbassare la soglia di attenzione.
Kondogbia deve diventare il calciatore da transizione, colui che in una squadra diventa determinante più che nella fase di non possesso o di possesso, nel momento in cui le azioni vengono ribaltate. Sono azioni da 5 secondi spesso, ma cruciali a volte per il risultato di una partita. Deve avere la capacità di far ribaltare le manovre con i suoi recuperi e la capacità di concludere velocemente con i suoi dribbling e non sono aspetti da poco su cui poter contare.
Non è un lavoro facile ma non siamo nemmeno di fronte ad un giocatore senza talento come lo si fa troppo spesso passare. Kondogbia non deve essere valutato in milioni di euro ma in dati di gara. Un giocatore di basket Nba, Rasheed Wallace, era solito dire “Ball don’t lie” (la palla non mente) e in questo senso, i numeri stanno dalla parte del francese.
Ernesto D’Ambrosio
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