Dopo Diego Milito, tocca a Esteban Cambiasso confessarsi ai microfoni del quotidiano algerino Le Buteur. Il centrocampista nerazzurro parla molto di Mondiale e di Nazionali, ma anche del suo momento all'Inter, con qualche tuffo nel passato. Ecco le sue dichiarazioni principali.

Cambiasso, come ha reagito quando fu scartato dalla Seleccion di Diego Armando Maradona dopo aver vinto tutto con l'Inter?
"Son cose che succedono, nel calcio, si sa, non dipende tutto solo da noi, a differenza magari di altri sport come il tennis dove l'atleta dipende dalla sua racchetta. Nel calcio bisogna essere bravi ma piacere anche ai dirigenti, all'allenatore o al commissario tecnico. Nel mio caso, Maradona non mi voleva, ha fatto altre scelte e io ho dovuto accettarle. E' il calcio".

Ma nella sua testa, c'è ancora uno spazio dedicato al ritorno nell'Albiceleste?
"Più che uno spazio; io vivo la Nazionale in maniera intensa, perché è grazie alla Nazionale che ho potuto fare quello che ho fatto. Ho firmato col Real Madrid grazie alle mie prestazioni nella Nazionale argentina".

I suoi 23 titoli sono un record in Argentina?
"Penso di sì. Ci sono state tante vittorie che mi hanno regalato felicità. Quando rivedo questi trofei, penso di avere avuto una bella carriera, che gli obiettivi che mi ero prefissato quando ho deciso di giocare a calcio sono stati raggiunti. E poi, alla fin fine, si gioca a calcio per vincere, no?".

L'Argentina dipenderà da Lionel Messi?
"Non si può dire questo, anche se Leo sarà indubbiamente un grande valore aggiunto. Il miglior giocatore di tutti indubbiamente porta qualcosa in più. Ma al tempo stesso non penso che una squadra possa dipendere da un solo giocatore, anche se parliamo del migliore del mondo".

Parlando di Nazionale algerina, cosa può dirci di Ishak Belfodil e Saphir Taider?
"Sono due ragazzi che hanno tanta voglia di crescere e migliorare. Prima di arrivare all'Inter, hanno fatto esperienza in club minori, ora Saphir è qui a lottare per dimostrare di poter fare grandi cose qui, mentre Ishak ha deciso di andare al Livorno. Auguro loro di fare una grande carriera".

Con Taider discutete spesso in campo. Cosa gli dice?
"Da vice-capitano cerco sempre di dare consigli e orientare i giocatori più giovani. Voi algerini ovviamente non avete occhi che per Taider, ma io faccio così con tutti, soprattutto coi giovani. Ma se seguiste Rodrigo Palacio, direste le stesse cose. Parlo molto in campo, lo impone il mio ruolo da capitano. E siccome Taider è più spesso davanti a me, io parlo più frequentemente con lui".

Lei è, dopo Zanetti, il giocatore con più esperienza all'Inter. Ha visto tanti allenatori arrivare in nerazzurro, quale è stato quello che lo ha segnato di più?
"Sono arrivato qui con Roberto Mancini, che ha fatto un lavoro impressionante. E' arrivato dopo un periodo in cui l'Inter non vinceva nulla, e grazie a lui siamo tornati a vincere tanto, non so esattamente quanto, ma con lui abbiamo vinto tre scudetti in fila, oltre ad altri titoli, e non è poco. Per me Mancini ha trasformato lo spirito di questa squadra, facendola diventare una squadra abituata a vincere dopo essere stata abituata a perdere. Dopo, per completare il cammino tracciato da Mancini, è arrivato José Mourinho: lui ci ha permesso di fare un salto ancora più grande verso l'Europa, con la conquista della Champions League che mancava da 45 anni. Sono stati loro due a segnarmi personalmente nella mia storia all'Inter. Ma non posso dimenticare anche quanto fatto da Leonardo, arrivato in un periodo difficile, quello del dopo Mou e Benitez. Ha saputo ridare linfa alla squadra e ha portato un altro titolo, la Coppa Italia". 

E tra i giocatori?
"Per dirli tutti dovremmo restare qui un'ora... Quando si vince tutto come avvenuto a me all'Inter, ci si focalizza su quei quattro-cinque giocatori che hanno rappresentato la colonna vertebrale della squadra, quelli che hanno disputato tutti gli incontri. E' l'abitudine di voi giornalisti. Per me, però, ci sono tanti giocatori che possono essere ritenuti importanti per una squadra, anche se sono meno conosciuti. Chiunque si allena tutti i giorni con grande intensità e che viaggia con la squadra per accontentarsi anche di giocare solo dieci minuti; chi non vuole disturbare l'armonia del gruppo, per me è importante allo stesso modo, anzi può esserlo ancora di più rispetto a un Ibrahimovic, un Eto'o, un Milito. Il secondo o il terzo portiere, che sanno di non giocare e nonostante ciò sorridono sempre, non sono altrettanto importanti? Per me hanno anche un ruolo più importante di quelli che fanno più notizia".

Esteban, non ci resta che augurarle buona fortuna con l'Inter, e, perché no, anche con l'Argentina.
"E io auguro buona fortuna all'Algeria, ovviamente con Taider e Belfodil. Ma con l'Argentina davanti", chiude ridendo.

 

 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 27 marzo 2014 alle 11:22
Autore: Christian Liotta
vedi letture
Print