Vogliamo proprio cercare il pelo nell’uovo a tutti i costi? Ok, allora pensiamo che già due anni fa, contro l’Hajduk Spalato, l’Inter all’epoca allenata da Andrea Stramaccioni uscì vincitrice con un rotondo 0-3 dal campo avversario, per poi vedere clamorosamente i sorci verdi nella gara di ritorno a Milano che i dalmati vinsero 0-2. Questo per dire che questa squadra non può mai concedersi cali di tensione, che rischia sempre di pagare a caro prezzo. Si è visto anche ieri sera, nella gara di andata del playoff contro lo Stjarnan: avversario che ha rispettato le aspettative della vigilia, ovvero molto modesto tecnicamente ma con grande spirito combattivo e che quando c’è da stare in trincea lo sa fare bene. Come l’Inter ha tolto un po’ il piede dall’acceleratore, gli islandesi hanno iniziato a crederci creando anche un pericolo importante. Situazione a tratti anche intollerabile, per chi aveva il dovere di amministrare con raziocinio una partita liscia come il bellissimo terreno di gioco del Laudargalsvollur.
MODELLO GIOBBE – Metterci un po’ di puntiglio anche in partite dove tutto va comunque per il verso giusto non fa mai male, del resto anche Walter Mazzarri ad un certo punto dell’incontro si è alzato dalla panchina agitandosi perché qualcosa, in effetti, non andava. Succedeva infatti quando si è reso conto che lo Stjarnan aveva forse vita fin troppo facile, lì accucciato nei propri 22 metri, visto che l’Inter lavorava sul possesso palla ma lì davanti Mauro Icardi era visto e servito poco e male. Una situazione che i nerazzurri hanno dovuto risolvere con molta pazienza, pur senza nemmeno troppi patemi d’animo perché gli avversari, una volta sbrigata la questione difensiva, spingendosi in avanti denudavano tutta la differenza tecnica nei confronti di Botta e compagni. Tanta pazienza che alla fine è stata premiata dall’intuizione vincente di Dodò, che, complice anche una dormita di un difensore, trova Maurito in posizione ideale per colpire: conclusione vincente, tanti saluti a Jonsson e vantaggio. Quasi liberatorio, di certo meritato: da lì in avanti, a parte qualche sbandata, il viaggio è proseguito a velocità di crociera, con le sgommate di Dodò prima e D’Ambrosio poi a sigillare il risultato e, presumibilmente, la qualificazione.
PERO’, DODO’ – La cosa che piace di più di lui, arrivato quasi in sordina dalla Roma, e che più passa il tempo, più aumenta la fiducia in se stesso e di conseguenza crescono le giocate di qualità. Già nel corso della tournée americana aveva fatto intravedere più di una buona cosa, ma adesso Dodò dà la sensazione di essere ulteriormente cresciuto e in tempi rapidissimi. Fatta ovviamente la tara dovuta all’avversario, fa piacere vedere come il ragazzo di Campinas, autore tra l’altro anche del gol dello 0-2, rimanga fresco e con birra in corpo per tutti i novanta e più minuti, fornendo sprint sulla fascia e pennellate in area, mentre magari altri compagni sono andati progressivamente in riserva. Ha impattato bene con l’ambiente nerazzurro, il giovanotto: se la salute non gli giocherà brutti scherzi, ha tutte le carte in regola per diventare un’addizione importante.
BUONI NUOVI – Ma in generale, buone risposte sono arrivate da tutti i nuovi arrivati, a partire da Yann M’Vila: forma che migliora a vista d’occhio, magari non sarà il top in fase di impostazione però arriva sempre al momento giusto, recupera palloni importanti e tiene sempre a dovere la propria posizione, con tranquillità e disinvoltura. Sta crescendo, il ragazzone francese, che con l’arrivo di Gary Medel potrà davvero dare quel quid in più al centrocampo nerazzurro. Di Nemanja Vidic, ormai, sappiamo già tutto: anche ieri prova importante e di sicurezza, macchiata purtroppo da quell’ammonizione preceduta però da un fallo subito sul quale l’arbitro croato Strahonja ha preferito sorvolare. E poi, Daniel Osvaldo: per lui, mezz’ora di gioco e risposte davvero confortanti. Sia sul piano della grinta e della voglia, come dimostra anche il rimbrotto a Kuzmanovic per essersi fatto ingolosire dal tiro con lui in posizione favorevole, sia per quel che riguarda l’intesa con Mauro Icardi. I due si cercano, si intendono, cominciano a sincronizzare i movimenti, segnali che Mazzarri avrà sicuramente annotato con piacere, visto che sono forse quelli più importanti che la partita doveva offrire.
POSSESSO ALTERNATO – Si sono divisi sostanzialmente in maniera equa il compito di provare a illuminare il gioco nerazzurro, praticamente un tempo a testa: Hernanes e Mateo Kovacic, i due ‘portatori di qualità’ del centrocampo interista, alla fine si sono mossi entrambi bene, sebbene dividendosi i compiti durante la partita. Nel primo tempo si è visto un brasiliano decisamente più pimpante rispetto al croato, che si accende solo a corrente alternata. Ma quando lo fa, sono sempre lampi di classe pura: un primo accenno nella prima frazione con il lancio verso Jonathan, poi nella ripresa si sono viste da parte sua le cose migliori, come i lanci ad affettare la difesa avversaria, mentre Hernanes cercava più che altro la gloria personale. Sullo sviluppo della convivenza e della divisione delle responsabilità tra i due, d’altronde, si giocherà un pezzo delle sorti nerazzurre in questa stagione.
INSIEME – L’importante, comunque, è aver messo la strada in discesa per il ritorno, la prima di questa nuova Inter davanti al pubblico di San Siro (a proposito: bella l’idea della Roma di far sfilare i giocatori davanti alla Curva Sud prima della gara col Fenerbahçe; prassi consolidata da quelle parti, magari un pensierino qui…). Pubblico chiamato a gran voce dal tecnico nerazzurro, che vuole archiviare definitivamente lo sgradevole episodio dei fischi prima dell’ultimo match interno con la Lazio dello scorso campionato e presentarsi nel migliore dei modi al tifo interista. Per una stagione intensa, da vivere, come recita il claim della campagna abbonamenti, insieme…
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