Quella tra Mauro Icardi e l’Inter è stata una lunga storia d’amore: travagliata, ricca di colpi di scena, intensa e con un finale stentato, di quelli impossibili da dimenticare. L’ufficialità della cessione dell’argentino al Psg decreta la fine di un capitolo durato sei anni (più la stagione d’esilio francese) in cui Icardi è stato prima il faro nella notte di una squadra che non riusciva a essere all’altezza della propria storia e poi è diventato il simbolo della rinascita, rifinendo a suon di gol il capolavoro emotivo disegnato dal biennio di Luciano Spalletti. Anche nel momento più buio, Icardi non ha mai smesso di fare quel che gli veniva chiesto: gol, a grappoli, abbinati ad alcuni comportamenti e ad alcune vicende che hanno a poco a poco corroso il legame con i tifosi e il resto della squadra, fino a renderlo insostenibile. Quindi, la svolta. Ma riavvolgiamo il nastro per un ultimo viaggio nel periodo più buio della storia recente dell’Inter.
L’ARRIVO - Icardi è stato di fatto l’ultimo vero colpo di Massimo Moratti, acquistato (così vuole la leggenda) per il nuovo attacco di Andrea Stramaccioni. L’esordio folgorante in Serie A, una quadripletta al Pescara e l’immancabile gol alla Juve sono il biglietto da visita con cui Maurito varca le porte di Appiano Gentile. Viene presentato insieme a Ishak Belfodil e ai tempi c’era chi sosteneva che fra i due quello forte fosse l’attaccante appena arrivato dal Parma. Icardi inizia in sordina, con qualche acciacco fisico e soprattutto la dirompente relazione con Wanda Nara a far da padrone della sua narrazione: al suo primo anno, Icardi segna gol importanti (all’esordio con la Juventus, la doppietta a Firenze per ribaltare il risultato) ma è ancora all’ombra di Diego Milito. Al termine di quell’annata l’Inter saluta gli ultimi eroi del Triplete ed è pronta ad aprire il nuovo corso: al timone c’è ancora Walter Mazzarri che - dopo un inizio claudicante - viene esonerato. Arriva Roberto Mancini e si accende l’entusiasmo dei tifosi. Icardi termina la stagione laureandosi capocannoniere e sembra pronta per un nuovo capitolo.
L’ILLUSIONE - La campagna acquisti successiva, viste le ristrettezze economiche da cui usciva l’Inter, è da considerarsi faraonica. Mancini celebra i due due anni di fidanzamento fra l’Inter e Icardi facendosi cerimoniere della nuova vita del numero 9: “Icardi è il futuro dell’Inter, deve essere responsabilizzato”. Maurito diventa il capitano della squadra e sembra caricarsi tutti sulle spalle. Nel frattempo arrivano nuovi compagni e la squadra sembra ingranare grazie a una ritrovata solidità difensiva: Joao Miranda e Jeison Murillo compongono la cerniera centrale, difesa dall’ultimo Felipe Melo in grado di fare la differenza. Per un girone, l’Inter guida il campionato. Poi, il consueto crollo invernale. Icardi non segna come l’anno prima, ma è indiscutibilmente l’idolo dei tifosi - nonostante qualche screzio con la curva. L’Inter finisce quarta e sembra voler consolidare il suo percorso. Nessuno sapeva che era tempo di rivoluzione: Erick Thohir vende al gruppo Suning, Mancini abbandona la panchina e inizia l’anno di Frank de Boer - anche detto, quello dei tre allenatori.
LA CONSACRAZIONE - Nei successivi due anni, Icardi è semplicemente una macchina da reti. Nonostante la tragica stagione dell’Inter, vittima del repentino cambio di società, Maurito segna a ripetizione e insieme a Ivan Perisic dà un barlume di speranza alla squadra che grazie a un’insperata rincorsa con Stefano Pioli accarezza il sogno del quarto posto, per poi ripiombare nella mediocrità. Icardi segna gol bellissimi, fra cui quello con il Torino in un turno infrasettimanale che salva per qualche giorno ancora la panchina di De Boer. Gioca un’altra partita fantascientifica contro la Juventus, in casa: gli ottantamila di San Siro in delirio per una rimonta propiziata da un suo gol e un assist pazzesco, d’esterno per l’accorrente Perisic. A oggi, rimane l’ultima vittoria dell’Inter contro la Juventus. Dopo un’altra magra stagione di squadra, arriva Luciano Spalletti e la musica cambia: i gol di Icardi iniziano non solo a contare per la classifica marcatori, ma valgono punti preziosissimi. Spalletti tocca il cielo per due giornate, è primo in classifica. Poi, un altro crollo: ma alla fine, quando con la Lazio sembra tutto perduto, un suo gioco di gambe spinge Stefan de Vrij a commettere un fallo ingenuo. Calcio di rigore, gol: l’inerzia della partita e il destino dell’Inter sono cambiati per sempre. Il resto è storia, con il rammarico per la stagione scorsa, passata sull’Aventino.
L’ESILIO - Il circo mediatico che si è scatenato attorno a Icardi è sempre stato fuori controllo. Dalla questione di Wanda Nara, alla vicenda del libro e del litigio con la Curva, per arrivare all’annoso rapporto con Spalletti, tutto è stato portato all’estremo. Ci sono state molte discussioni sull’utilità di Icardi all’interno della struttura Inter, così come si è spesso parlato di fantomatiche offerte per il numero 9 argentino. Prima del Psg, l’unica squadra che aveva provato a prendere Icardi era stata il Napoli orfano di Gonzalo Higuain: offerta rispedita al mittente senza troppe remore. La verità è che, con un po’ d’accortezza, il finale sarebbe potuto essere molto diverso. Dagli strilli sul rinnovo del contratto del suo procuratore all’esilio dopo le vicende di Parma, quando l’Inter vince grazie a una gran giocata di Lautaro Martinez e qualcosa si spezza.
La verità è che raramente gli eroi sono davvero all’altezza della loro fama. I tifosi dell’Inter in Icardi avevano visto un simbolo, la rinascita: è stato così solo in parte. Perché il Capitano si è tirato fuori sul più bello, quando c’era da soffrire per conquistare l’accesso in Paradiso. Quindi, dacché l’Inter e il suo Nove potevano essere considerati Monica e Chandler, sono finiti vittima di un cliché. Quando il tifoso ripenserà a Icardi, soprattutto ai suoi ultimi mesi, tirerà un grosso sospiro. Di sollievo, perché questo capitolo è definitivamente chiuso. E poi ci aggiungerà un pizzico di rammarico, per ciò che poteva essere e invece non è stato. Dal grande amore della tua vita a una presenza sfocata che, quando realizzi tutto quel che è successo, non fai altro che chiudere dietro la porta più lontana dei tuoi ricordi.
VIDEO - AMARCORD ICARDI: QUANDO I TIFOSI IMPAZZIRONO PER MAURITO IN ROLLS ROYCE
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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