In occasione del derby di Milano con il Milan, per la prima volta in carriera Mauro Icardi si è tolto la soddisfazione di andare a segno contro i rivali rossoneri, sfatando in questo modo un tabù che conservava da anni e consacrando definitivamente il suo ciclo a tinte nerazzurre. Lo ha fatto nel modo più prodigioso, più romanzesco, trovando la rete negli sgoccioli del primo tempo con una conclusione fredda ed impassibile, all'epilogo di un'azione da lui stesso avviata con un sublime passaggio filtrante di petto indirizzato al movimento di Ivan Perisic.
È lo stesso croato, al termine di una spedita percussione palla al piede, a vedere il movimento in area del centravanti e a servirlo in modo da rendergli facile il tap-in sotto porta a Donnarumma ormai già spiazzato. Il volto di copertina di una prestazione da incorniciare per lui. Perché Icardi non è soltanto una macchina da gol, ma quella figura onnipresente in fase offensiva che garantisce ogni volta un portentoso mix di qualità tecnica e forza fisica, di sacrificio per la squadra e voglia di lasciare il timbro. Anche stavolta spicca il suo nome, e non solo sul tabellino di San Siro: per la maggior parte del tempo l'argentino agisce in silenzio, senza venire troppo a contatto con il pallone (solo 21 i suoi tocchi su tutto l'incontro) ma rivelandosi fondamentale in entrambe le fasi. In quella di non possesso, la grinta e determinazione con cui va ad alzare il pressing e a chiudere le linee di passaggio si rivelano fondamentali. Negli ultimi metri, una spina nel fianco per i difensori avversari: movimenti a non finire, spunti per i compagni, inserimenti lampanti che bruciano le marcature dei rossoneri. E Romagnoli, che se non riesce a seguirlo in occasione del gol, ne sa qualcosa.
Sono solo due le conclusioni del capitano dell'Inter, che oltre alla rete personale si rende autore anche un colpo di testa nel bel mezzo dell'area di rigore avversaria terminato sul fondo. Ma oramai l'argentino ha imparato ad essere un attaccante completo, e proprio per questo quando è necessario (come nel caso del derby) sa dare una mano anche in difesa: prima di tutto, va sottolineato il fatto che Icardi abbia giocato soprattutto sulla fascia sinistra, dovendo rimpiazzare la figura mancante di Perisic - in raddoppio di marcatura su Suso - e dimostrando con la sua mobilità di non dare punti di riferimento alla difesa del Milan. L'attaccante è stato utile alla causa difensiva della squadra con due spazzate di testa ad allontanare il pallone dalle minacce offensive avversarie, fondamentali per limitare le avances dei rossoneri.
Non è mancato comunque il suo apporto in fase d'attacco: Icardi ha tentato molto spesso l'inserimento senza palla, ma sia il tentennare dei compagni che la sua frenesia d'involarsi davanti la porta avversaria hanno fatto sì che in tre occasioni l'argentino risultasse in posizione di offside. Male il centravanti nei duelli aerei (tre contrasti persi su cinque) ma impeccabile sul fronte dei passaggi: la percentuale di precisione si aggira intorno al 93%, il migliore della rosa sotto questo aspetto. In una gara nella quale l'Inter non ha brillato sul piano della lucidità, il capitano della Beneamata è risultato il più preciso. Dei 13 passaggi eseguiti in totale, 7 di questi sono stati rivolti all'indietro (prova del fatto che abbia giocato molto di sponda).
I restanti cinque, tra cui il tocco prelibato per Perisic che ha portato all'azione del 2-0, sono stati passaggi filtranti. La sua rabbia agonistica e voglia di strappare il pallone dalle gambe avversarie lo ha condotto ad intervenire fallosamente in due occasioni: unica pecca di una partita praticamente perfetta, per il grande contributo garantito in entrambe le fasi di gioco ed anche per quel gol da manuale. Le sue lacrime finali, versate in seguito al gol di Zapata, fotografano il quadro Inter di questo momento. Eppure lui, nonostante la delusione del risultato, non ha nulla da imputarsi: Icardi è risultato uno dei migliori, anzi, sul piano psicologico si è rivelato il vero leader di questa squadra. E all'argentino bisogna riconoscere l'onore di essersi saputo prendere carico dell'Inter, disputando una prova da grande trascinatore. Al di là del risultato, al di là di tutto il resto, la sua vera vittoria è quella di essere diventato l'anima di questo gruppo. Colui che, da qui a fine stagione, dovrà trascinare i suoi a suon di ottime prestazioni come quella offerta nel derby.
Andrea Pontone
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