Porte di Appiano Gentile aperte per la Gazzetta dello Sport, che è entrata nel mondo di Antonio Conte attraverso il racconto dei sette collaboratori che lavorano alla macchina Inter. "Antonio è perfezionista ed esigente sul lavoro. E lo è ovviamente anche con noi. Pretende di vederci coinvolti sempre, abbiamo l’obbligo di proporre le soluzioni ai problemi, non solo di presentarli. La verità è che qui siamo tutti allenatori, poi lui avalla quel che pensiamo noi oppure apporta dei correttivi", il primo messaggio che mandano in coro.
"Quanto lavoriamo? Siamo murati ad Appiano - aggiungono e sorridono -. Il Torino? Macché, quello l’abbiamo già studiato, ora stiamo spiando lo Slavia". Ecco uno per uno tutti gli interventi degli uomini dello staff del tecnico nerazzurro:
Paolo Vanoli, 47 anni, collaboratore tecnico di Conte. "Quando si lavora in uno staff c’è prima il noi. Io lavoro nello specifico sulla fase difensiva, ma tutti dobbiamo sapere cosa fare". E l’aiuto dei video è fondamentale: "Facciamo delle sessioni di gruppo e alcune personalizzate, in cui mostriamo al singolo giocatore i suoi stessi movimenti, così da correggerli. E poi, per esempio, al difensore evidenziamo l’attaccante da marcare, così da entrare in campo già preparato". Video che Lazaro deve aver divorato: "Se gli ho mostrato immagini di altri esterni destri di Conte? No, ho preferito fargli vedere i suoi allenamenti, ogni giocatore ha le sue caratteristiche ed è giusto lavorare su quelle". Chiusura sul mercato: "Da fuori si può non capire perché arriva questo o quel giocatore. Ma noi la squadra la costruiamo così, solo con uomini funzionali al nostro modello".
Gianluca Conte, 47enne, è il fratello di Antonio, lavora con lui da Bari ed è uno dei collaboratori tecnici. "Io studio l’avversario, guardo 4-5 partite di ogni squadra e le devo vedere in una certa maniera. Il nostro ruolo è trasferire concetti chiari ai nostri giocatori da mettere in pratica in campo, dobbiamo fornire più informazioni possibili, tipo quali sono i passaggi da intercettare per mettere in difficoltà chi gioca contro di noi. La strategia la decide Antonio ma lo staff è sempre coinvolto. Antonio ha capacità di facilitare i compiti, spiegare gli schemi ai giocatori. Quando analizziamo i video
post partita e vediamo che si verifica qualcosa già provato in allenamento, si dà credibilità al lavoro. Io guardo la partita dalla tribuna per avere una prospettiva diversa. Il lavoro di match analysis di Michele Salzarulo, Alessandro Davite, Giacomo Toninato, Roberto Merella e Mauro Leo ci dà una grande mano. Quando facciamo vedere un video al giocatore l’ansia cala, giova a lui e al gruppo: i dettagli sono tutto".
Cristian Stellini, 45 anni, è il vice di Antonio Conte che con lui sceglie la formazione: "È come una plastica modellabile, in ogni momento può cambiare. E più di una volta l’undici da schierare è nato già durante la gara precedente". E ancora: "La programmazione del lavoro settimanale la facciamo per tempo. Ma sì, è vero che solo al termine della giornata confermiamo ai giocatori il tipo di lavoro del giorno dopo, in base a come è andato l’allenamento". Un segreto? "Noi veramente usiamo già il tablet in panchina, anche se l’occhio umano è ancora vincente. Abbiamo un metodo molto preciso, chi ci sceglie sa come lavoriamo, la differenza tra essere giocatori ed essere grandi giocatori nasce in allenamento". E invece nasce dagli uomini di Conte anche il mercato: "Noi studiamo il potenziale acquisto, proviamo a immaginarlo all’interno del sistema di Antonio. Facciamo una fotografia, poi Conte e il club decidono".
Costantino Coratti, 52 anni, preparatore atletico. "Come si riescono a gestire periodi con 7 partite in 20 giorni? Arrivandoci preparati, impostando il lavoro in anticipo, prevedendo le situazioni. Le soste? In questa ad esempio lavoriamo con solo cinque titolari. E in qualche modo dobbiamo tutelarci. Così a tutti i ragazzi che vanno in nazionale consegniamo dei lavori specifici che devono svolgere lontano da qui, a prescindere dalle sedute decise dai vari ct. E’ l’unica via per evitare di perdere giorni fondamentali per i nostri programmi".
Adriano Bonaiuti, 52 anni, è il preparatore dei portieri, l’uomo di fiducia di Handanovic con cui lavora sin dai tempi di Udine: "Io faccio un lavoro specifico, ma è cambiato l’allenatore e quindi ci siamo adeguati a quello che chiede Conte, alle nuove situazioni tattiche, al modulo. E Antonio in questo è un vero stratega. Samir è un portiere di altissimo livello, lavorare con lui significa provare a migliorare i particolari. Con il mister
si lavora molto sui video: Handanovic studia i movimenti naturali degli avversari per capirne i segreti, le situazioni che si possono creare in campo. Tra noi c’è grande fiducia e questo serve anche quando dobbiamo gestire gli errori: la conoscenza della persona che hai davanti aiuta, sai come si comporta nei momenti belli o difficili. Ho avuto la fortuna di aver giocato ad alti livelli: so se l’errore è banale e succede solo una volta o se è tecnico e si deve lavorare di più. Per Handa è importante il ruolo di Padelli: se hai un secondo scarso c’è il calo anche del primo, perché non
va mai a grattare sul fondo per migliorarsi".
Antonio Pintus, 57 anni, è l'uomo che comanda la preparazione atletica. "La difficoltà è che giochiamo sempre: per questo il lavoro individuale è fondamentale. I muscoli restano freschi dopo 7 partite in 20 giorni se sei preparato: per me la migliore prevenzione è la preparazione. Quando entri nella centrifuga devi cercare di recuperare il più velocemente possibile. Contano il defaticante, le terapie di scarico muscolare,
il lavoro posturale, i massaggi, il reintegro delle energie perse grazie a un’alimentazione corretta. Per me e Antonio la forza è un aspetto molto molto importante. Io non seguo le mode e sono d’accordo con il mister: per raggiungere gli obiettivi di allenamento bisogna allenarsi bene. Rispetto all’anno scorso molti giocatori anche grazie al nutrizionista Matteo Pincella hanno migliorato l’aspetto della massa grassa
e perso peso. Mi ricordo che Morientes quando arrivammo in finale di Champions con il Monaco perse tanti chili perché l’avevo messo sotto torchio...".
Julio Tous, 48 anni, spagnolo ex Barça e con Conte dai tempi della Juventus, è il preparatore specializzato nel lavoro in palestra: "La potenza di un giocatore è tutto, se non hai quello non puoi giocare al calcio di oggi. Una volta alla settimana facciamo una seduta di gruppo, poi si punta sul lavoro individuale: quando i giocatori sono fuori da Appiano seguono una tabella anche a casa, magari con gli elastici. Uno con cui facciamo tanto lavoro personalizzato è Lukaku: lui cerca sempre di fare qualcosa in più. Per gestire i suoi muscoli il controllo è la cosa più importante: a Romelu la forza avanza, se puntassi su quella perderemmo tempo; mi interessa più farlo lavorare sull’anticipo, per fargli fare un movimento un decimo di secondo prima. Ha 48 di piede e se c’è uno sbilanciamento per lui è molto più difficile. Stiamo lavorando per renderlo ancora più capace di gestire quel corpo enorme. Io fatico quando devo prenderlo: ti sfonda, quando facciamo la lotta non lo tengo, è difficile trovare un compagno che può spostarlo, forse l’unico in grado di farlo è Skriniar".
VIDEO - CHE PRODEZZA DI VANHEUSDEN: FA TUTTO IL CAMPO E PUNISCE LA GERMANIA
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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