A fine gara, il rituale è sempre lo stesso: dopo una vittoria, Antonio Conte cerca Lele Oriali e i due si abbracciano. Ci sono partite in cui l’abbraccio sembra più vigoroso, significativo. E ieri sera al Dall’Ara è successo esattamente questo: del resto, quando le inseguitrici giocano prima di te sei costretto a guardare. Ma se entrambe perdono punti, allora c’è solo un modo di affrontare la partita. E di liberarsi di tutta la tensione. Perché c’era bisogno di ripartire di corsa il che vuol dire ripartire vincendo.
E l’Inter tiene duro e supera l’esame del Bologna, nonostante tutte le incognite dovute alle situazioni extra campo delle ultime settimane. Poi, ci sono i numeri: la rete che decide la partita è il ventesimo gol di Lukaku in stagione, che si iscrive alla prestigiosissima classifica dei giocatori che hanno segnato almeno 20 gol in due anni consecutivi con la maglia dell’Inter. La vittoria strappata dalle mani di Mihajlovic è la nona consecutiva, un assolo nel girone di ritorno: Conte schiacciasassi, ha vinto contro chiunque. In una settimana epocale per il club, in cui sono stati scacciati i dubbi sulla solidità economica della squadra (almeno fino a giugno) ed è stato presentato il nuovo logo della socità, cambia tutto tranne la cosa più importante: i 3 punti prendono la strada di Appiano Gentile.
OSTACOLI - Dopo tre settimane non è semplice riallacciare tutti i fili del discorso, soprattutto se nel frattempo c’è stato un focolaio di CoVid-19 nello spogliatoio e molti dei giocatori sono stati impegnati in giro per l’Europa con le nazionali. Eppure, l’Inter si presenta al Bologna con il coltello tra i denti e un unico risultato a disposizione. La squadra accetta di concedere campo agli avversari, difendendo in maniera compatta e ordinata. Del resto, anche qui i numeri giocano a favore di Conte: 3 gol subiti nelle ultime 11 partite, di cui 1 solo su azione. Eriksen e Brozovic fanno schermo davanti la difesa, con il danese che si sgancia meno del solito, proprio per garantire alla difesa orfana di De Vrij tutta la copertura necessaria.
La tattica di Conte paga, perché i rossoblu articolano gioco senza mai incidere. Questo perché la fase difensiva dell’Inter sembra automatica, tutti sanno quel che devono fare: Skriniar è senza dubbio il frontman di questa stagione, grazie alla sua capacità di adattarsi all’avversario che ha di fronte, senza mai perdere il passo. Dall’altro lato del campo, anche Bastoni ha dato un segnale importantissimo, con una partita solida e quel cross che ha un sapore totale - al netto del giallo pesantissimo che gli costerà una squalifica. In tutto questo, Ranocchia ha confermato il suo spirito e la sua capacità di essere il back-up adatto a dar fiato ai titolari. La strada è ancora lunga, ma quest’Inter ha basi solide.
LULA + - E a proposito di basi solide, in una serata da risultato striminzito, l’Inter non può comunque prescindere dalla sua LuLa. Infatti, se la difesa sigilla il risultato, a sferrare il colpo decisivo è sempre un membro del duo più entusiasmante del campionato. Big Rom segna, ma il suo gioco è fondamentale per la squadra, nel risalire il campo e nel dare un appiglio nella tempesta. Pochi metri più in là, Lautaro Martinez sta esplorando tutto il suo repertorio. Se fino a qualche mese fa si criticava al Toro qualche scivolone di troppo, adesso Lauti è un mago nel gioco spalle alla porta, a qualsiasi altezza del campo. Chiariamoci, è sempre stato fenomenale in questo aspetto, ora riesce a farlo con la continuità che serve a dare sostanza alla squadra. Che magari ogni tanto ha bisogno di un break a centrocampo ed ecco che Martinez arpiona il pallone, gioca con le gambe e guadagna un fallo prezioso.
In tutto questo, la LuLa in questo momento è in versione deluxe grazie all’aggiunta di Alexis Sanchez, mai così coinvolto nell’organismo Inter. Anche ieri sera, il Niño Maravilla è entrato per una manciata di minuti ma con un’intensità folle. Correre, intercettare, creare spazi: Sanchez è un valore aggiunto per questa squadra, così come lo sono stati Young e Darmian, Gagliardini e persino Matias Vecino, che nelle ultime due gare è stato chiamato da Conte a subentrare negli ultimi minuti di gioco - ma in entrambi i casi, con il risultato in bilico. Segnali non scontati, sottolineati a fine partita dallo stesso Conte: “I giocatori sanno che io mi fido di loro. Se non mi fidassi, non giocherebbero. Sono tutti importanti, tutti lavoriamo per il bene dell’Inter”.
BAGARRE - E ora, il Sassuolo. L’Inter continua a correre, non vuole fermarsi. Dietro di lei, si sta creando una grossa calca perché Juventus e Milan hanno rallentato ma Atalanta e Napoli hanno ingranato le marce alte - e tutto è ancora apertissimo.
L’avversaria più preoccupante per l’Inter, è l’Inter stessa: la corsa di Conte è su se stesso, ma c’è bisogno di continuare a dare segnali a sé e agli altri. Ecco perché la gara di mercoledì è l’occasione perfetta, anche se le condizioni non sono ottimali. Senza Brozovic e Bastoni, con i rientranti del CoVid non al meglio e Perisic affaticato. L’Inter sta per imboccare il rettilineo finale, ma ci sono ancora tanti ostacoli sul suo cammino. Conte cerca la spallata decisiva, perché sa che il popolo nerazzurro vive in un limbo e in una bolla che non vede l’ora di esplodere di felicità. Ma ci sono ancora troppi “se”, in questo percorso. C’è bisogno di pazienza e di sangue freddo. Almeno per Pasqua, tuttavia, ad Appiano Gentile regna il sereno.
VIDEO - TRAMONTANA SBAGLIA LA PROFEZIA. E L'INTER SEGNA A BOLOGNA!
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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