Un urlo liberatorio, un abbraccio collettivo. L’Inter centra il primo match point ed esce dallo Scida di Crotone con qualcosa di più dei tre punti. Perché adesso manca solo un pezzettino per uno Scudetto atteso da undici anni - che già oggi potrebbe diventare realtà. Dipende dal risultato dell’Atalanta, ovviamente, ma al di là di tutto il destino dell’Inter è saldo nelle proprie mani. E Conte è stato chiarissimo: “Atalanta? Non ci interessa, abbiamo fatto un percorso talmente importante che non chiediamo niente a nessuno”. E non c’è aforisma migliore per certificare un percorso eccezionale nel girone di ritorno: è stata un’Inter pigliatutto, con 41 punti conquistati sui 45 disponibili. Una corazzata.
I protagonisti della vittoria di Crotone, la venticinquesima in stagione, sono Christian Eriksen e Achraf Hakimi - due aggiunte fondamentali nell’ultimo anno, che ancora una volta hanno fatto la differenza. Ma in tutto questo cammino c’è la sua firma, dell’eroe principale di questa stagione: Antonio Conte ha cambiato tante cose, in campo e fuori all’Inter. Ed è a un passo da coronare un sogno, scrivendo forse la sua pagina più bella da allenatore. Perché il meglio deve ancora venire.
MATCH POINT - La gara contro il Crotone l’Inter la gestisce con la solita, ineffabile sicurezza. Perché al netto della doppia svista di Handanovic contro Napoli e Spezia, questa squadra dimostra una solidità impressionante. Così, arginati Simy e Messias, con il Crotone costretto a uno sterile possesso palla perché tutte le linee di passaggio verso gli attaccanti sono chiusi, l’Inter deve aspettare. Nei primi 30’, come spesso succede, lo fa pazientemente, perché prima di tutto è importante ridurre a zero le possibilità di andare sotto. Il gol arriverà, perché questa squadra può essere stanca ma ha imparato a conoscersi e le connessioni in campo sono un legame evidente di quel che succede fuori, dove Conte ha creato un gruppo magnifico, elevando lo spirito di tutti.
Non bastano nemmeno due pali a fermare l’Inter, i numeri nove e dieci nelle ultime sette partite. Numeri impressionanti, che se contro Spezia e Napoli sono risultati decisivi - contro il Crotone vengono spazzati via da un’Inter serafica, capace di cogliere l’occasione giusta al momento giusto, per sfondare le resistenze di una squadra che ha provato fino alla fine a resistere, ma niente ha potuto contro la marea nerazzurra.
IN MISSIONE - Il calcio è un gioco strano, che sa emozionare e ribaltare in un attimo la narrativa. Ecco allora che il gol che può valere davvero uno Scudetto arriva dall’uomo più discusso e chiacchierato, dal giocatore osannato come il salvatore della patria prima di finire dimenticato - con il biglietto di ritorno dall’inferno conquistato grazie a una splendida pennellata nel derby di Coppa Italia e a un feeling con Conte rinato grazie al passo in avanti di entrambi. Perché il bene dell’Inter era troppo importante e bisognava fare di necessità virtù. Il viaggio di Christian Eriksen è tutto qui, ma i due gol che ha catapultato nelle porte di Napoli e Crotone racchiudono molto, molto di più.
Il calciatore danese ha saputo ribaltare il pronostico, affermarsi come titolare nel momento più importante della stagione. Non scordiamolo: l’Inter cambia passo quando Eriksen e Perisic entrano in squadra definitivamente e Conte trova l’undici tipo, scavando il solco che oggi può valere il trionfo. Eriksen ha dovuto riscoprire se stesso, trovare nuovi stimoli e nuove zolle di campo. Ma alla fine ce l’ha fatta, è riuscito in una metamorfosi che non è ancora completa, anzi.
L’Eriksen che si è visto nella seconda parte di questa stagione è stato sì decisivo, ma ancora lontano dallo splendore totale visto in quel di Londra. Segno che forse proprio lui potrà essere il vero acquisto della prossima stagione, con l’esperienza di quest’anno a far da spinta propulsiva per la fase successiva della sua carriera - quel momento in cui riuscirà a prendere in mano l’Inter con costanza, per trovare altri momenti come quello di ieri a Crotone, quando tutto il popolo interista si è stretto a lui e al suo siluro che ha sentenziato Cordaz. Momenti che valgono di più.
ATTESA - Le prossime saranno ore di attesa, inevitabilmente. Ma, al netto del risultato dell’Atalanta, la prossima partita contro la Sampdoria potrebbe essere in ogni caso il suggello finale. Contro una delle due squadre che è riuscita a battere l’Inter di Conte, in uno dei momenti peggiori della stagione. Vincere sul campo ha una sensazione speciale, unica nel suo genere. Non si confondano i video e l’euforia generale nell’ambiente Inter: non è supponenza, ma consapevolezza di essere a un passo da qualcosa di davvero grandioso. Basti pensare che, nell’undici tipo con cui Conte ha costruito la vittoria, nessun giocatore ha mai vinto un campionato. E’ stato un lavoro di mentalità e tattica, di cultura vincente e coraggio. Manca davvero pochissimo, per coronare il sogno. Con la stessa umiltà e determinazione che ha condotto la squadra fino a qui, ma la consapevolezza di essere una grande squadra. Senza sottovalutare la Sampdoria, con la fame agonistica di bruciare questi ultimi metri di percorso. Così, quel “la capolista se ne va”, cantato a squarciagola dai ventitré di Conte per tutto il popolo nerazzurro, avrà tutto un altro sapore.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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