Come un libro di Baudelaire, ieri notte la stagione dell’Inter è sembrata assumere una connotazione maledetta, inspiegabile. Contro la Lazio la squadra di Spalletti fallisce il primo obiettivo stagionale e continua nel solco delle difficoltà di gennaio degli ultimi anni: arriva l’inverno e l’Inter, per una serie di ragioni, si ferma. In questo caso l’obiettivo era alla portata, ma è sfuggito fra le mani di Spalletti per una moltitudine di errori che, come dicevamo poc’anzi, sono difficili da spiegare. Se Candreva avesse centrato la porta, se Lautaro non fosse scivolato sul più bello, probabilmente staremmo parlando di un’altra partita. Di una prestazione incolore, insufficiente sotto tanti punti di vista, ma che era riuscita a ottenere l’obiettivo minimo, ovvero la semifinale di Coppa Italia contro il Milan. Così non è stato, e l’Inter ha tanto da recriminare a se stessa.
LE SCELTE - Sono molte le scelte di Spalletti che faranno discutere, nelle prossime ore. Il dato di fatto è che il tecnico di Certaldo aveva le mani legate, per quanto riguarda l’undici iniziale: senza Keita e Perisic, con il forfait all’ultimo di Borja Valero gli uomini erano contati. Ha stupito l’assenza di Nainggolan, gestito con il conta gocce. Il primo tempo della squadra di Spalletti è inconcludente, la squadra è lunga e non riesce a guadagnare campo nei confronti di una Lazio che difende serrata, argina i terzini interisti con il pressing sistematico di Milinkovic Savic e Luis Alberto ed è pronta a ripartire. Handanovic dà inizio a una serie di parate che salveranno a più riprese il risultato, ma in questo momento storico l’Inter è poca cosa. E i toni non possono che essere gravi.
LA RIPRESA - Al di là delle voci su Antonio Conte, al di là dei mugugni di mercato, con l’ingresso di Vecino per un opaco (e ammonito) Gagliardini l’Inter sembra vivacizzarsi e prova a giocare in verticale. Ma, soprattutto, inizia a buttare palloni spioventi in area di rigore laziale: con l’aggiunta di Lautaro Martinez questa sembra una mossa vincente, perché Acerbi e compagni sono costretti a più riprese a spazzare senza trovare il controllo della partita. L’Inter sembra più propositiva, è compatta nella metà campo avversaria, e così facendo facilita la rete di passaggi che ha Brozovic come centro e luce esistenziale. Sul più bello, Candreva si divora un gol già fatto, a pochi passi dalla porta. E c’è il primo sliding doors di questa partita. Perché poi la Lazio si ridesta e dà battaglia, vincendo i contrasti sulle seconde palle e presentandosi a più riprese davanti ad Handanovic che ingaggia un duello personale con Immobile, uscendone vincitore. Perlomeno sui novanta minuti. E per passare il turno basterebbe la prestazione di Handa, che deve riscattare la seconda papera stagionale contro il Toro di domenica scorsa, ma Martinez spreca il secondo match point di serata scivolando sul più bello, dopo che Politano aveva impegnato Strakosha e la palla era carambolata a centro area. È il 90°, sembra di vivere un flashback natalizio, ma il Lautaro scivola e le porte delle semifinali si sbarrano nuovamente.
MALEDETTA - I tempi supplementari, si sa, sono una partita a parte. Dove si gioca e si vince con l’emotività giusta, che nonostante tutto l’Inter aveva dimostrato di avere. Dopo la beffa del gol di Immobile, arrivato anche a causa di una deviazione di D’Ambrosio, con le forze residue Skriniar ha suonato la carica e gli uomini di Spalletti si sono gettati in avanti: i primi minuti di Cedric sono arrivati così, in questa situazione di emergenza, con l’impellenza di dover recuperare un risultato disperato. Alla fine lo zampino ce lo mette di nuovo D’Ambrosio, lottando su quella che probabilmente sarebbe stata l’ultima palla della partita. L’irruenza di Milinkovic Savic viene punita, anche se Strakhosa indovina l’angolo del rigore di Maurito. La palla entra, si va ai rigori. Dove Martinez e Nainggollan sigilleranno una partita da incubo, condannando l’Inter alla terza eliminazione consecutiva ai quarti di finale. Fallendo il primo obiettivo stagionale. Troppo, troppo poco per una squadra che è meritatamente al terzo posto in Serie A ed è arrivata a un soffio dal qualificarsi in Champions League contro Tottenham e Barcellona.
ILLUSIONI - Di tutti i rumors, forse le parole sensate del tecnico interista riportano alla realtà del campo i giocatori e i tifosi che si erano fatti distrarre da trasferimenti e/o avvistamenti. In conferenza, Spalletti ha detto che “la nostra caratteristica è che a volte riusciamo a fare cose illuminanti, a volte ci perdiamo in banalità. Per cui dopo una serie di partite da analizzare, abbiamo capito che siamo questi qui. Nella fase di possesso non abbiamo questa pulizia così elevata, però in alcuni momenti le cose ci riescono”. Insomma, la presa di posizione del tecnico sull’incompiutezza di questa rosa è palese. Si vive di emotività, quella che ha permesso rimonte come quella contro il Tottenham o vittorie al fotofinish come contro Milan e Sampdoria. Quella coesione, quello spirito di gruppo, quell’obiettivo comune che tutti condividevano sembra essere stato dissipato da troppo fumo negli occhi. L'Inter tutta sembra trovarsi di fronte a un'impasse: crescere come società e come squadra, oppure continuare a rivivere lo stesso, drammatico incubo stagione dopo stagione. È inutile fare processi, inutile additarsi a vicenda. Spalletti sa che per uscirne bisogna vivere da squadra. Perché il tempo scorre e non c'è più molta possibilità di sbagliare.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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