Quando ha sbagliato quella rete davanti a Landreau, in situazione di uno-contro-zero solo col portiere da battere, calciando la palla alle stelle su assist di Stankovic, quasi certamente nell'immediato abbiamo più o meno imprecato tutti. Come nell'occasione capitatagli dopo pochi minuti di gioco, quando Chivu lo ha lanciato in area e il suo pallonetto si è stampato sulla traversa. Veniva anche da pensare che il verde fosforescente dei suoi scarpini fosse verde cryptonite, la materia capace di fermare Superman e di bloccare Diego Milito in quello che sembrava ormai un incubo, una maledizione senza fine. Tre errori incredibili nel giro di sette giorni, considerando anche quel pallone che chiedeva solo di essere spinto in porta in quel di Bergamo. In quei momenti, sarebbe stato facile abbandonarsi ad un pensiero cattivo: il Principe non c'è più, l'uomo dei gol del Triplete non è altro che uno sbiadito ricordo...
Eppure, qualcosa in quell'istante è scattato, nella mente di tutti. Prima, nella mente dei tifosi, che hanno iniziato ad incoraggiarlo con cori tutti per lui; poi, nella mente dei compagni, che hanno cercato in tutti i modi di assecondare la rabbia e la fame di gol di Diego; ma soprattutto, nella mente di Milito in persona, che anziché lasciarsi definitivamente abbandonare allo sconforto, tira fuori l'orgoglio e cerca con caparbietà di spezzare questo stramaledetto incantesimo. E assecondato dalla doppia spinta dei compagni e del pubblico, alla fine, il gol arriva. Grazie a una percussione tambureggiante di un Zanetti per il quale ormai ogni aggettivo è sprecato, condita da un'assist impeccabile per il connazionale che dimenticato dalla retroguardia del Lille colpisce a pochi passi. Negli istanti successivi alla marcatura, c'è tutto un concentrato di emozioni: l'abbraccio con Zanetti e con Ranieri, il capitano che chiede gli applausi al pubblico presente, i compagni che corrono a congratularsi, fino al ringraziamento al momento dell'uscita dal campo per Obi.
Ha fatto bene Milito, a non arrendersi, a lottare di fronte a tutte le forze che gli sembravano avverse e a sconfiggerle; ha fatto altrettanto bene Ranieri ad eleggerlo come simbolo della caparbietà dell'Inter, un gruppo che tutto vuol fare tranne che lasciarsi andare e mollare la presa. E bene hanno fatto tutti a fargli sentire il proprio affetto nel momento più difficile. E tutti questi fattori, alla fine, hanno portato Milito a sbloccarsi, a realizzare quel gol che adesso auspichiamo possa rappresentare lo spartiacque della stagione. Domenica, Milito molto probabilmente si ritroverà ad affrontare per la prima volta da avversario il Genoa, la squadra che lo ha lanciato nel calcio italiano. Ma in un momento come questo, per i sentimentalismi non c'è proprio spazio: serve continuare su questa strada, serve far capire a chi magari ha emesso già la sua sentenza che quello di ieri può essere il primo passo verso il rilancio. Serve a lui, serve all'Inter...
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