Dire che l'Inter esca ridimensionata dopo la sconfitta contro la Roma è ingiusto e scorretto sia nei confronti della qualità della rosa sia per quanto riguarda la bontà del lavoro portato avanti fin qui da mister Stefano Pioli. Quello che però è importante è analizzare le ragioni per cui la sconfitta è arrivata e da queste dedurre una realtà: l'Inter non è ancora abbastanza matura per prescindere da alcune certezze tattiche e di uomini; non ha la sicurezza, che è figlia solo dei risultati, per arrivare ad un match da dentro fuori come quello contro la Roma improvvisando, cercando di giocarsi la carta a sorpresa. Pioli ha deciso di provare a sorprendere Spalletti, che invece si è presentato a Milano forte di tutte quelle sicurezze che l'ottimo stato di forma che sta vivendo la sua squadra gli garantisce. L'allenatore nerazzurro deve fare tesoro degli errori commessi per evitare di repeterli anche in futuro.
SENZA MIRANDA, NON A 3 - Tra tutti i difensori che l'Inter ha in rosa, Joao Miranda non è solo il più esperto e blasonato, ma anche, banalmente parlando, il migliore. E' in grado di reggere l'uno contro uno davanti a qualunque avversario e di dare sicurezza a tutti gli altri che giocano al suo fianco, soprattutto quando questi sono Murillo e Medel, due giocatori che fanno dell'agonismo, della garra sudamericana il proprio punto di forza. Miranda contro la Roma non era disponibile causa squalifica, ma Pioli ha provato a fare "finta di niente", inserendo nel terzetto l'eclettico D'Ambrosio. L'ex capitano granata ha le caratteristiche per fare il centrale di destra in uno schieramento a 3 ma ha bisogno di giocatori alla Miranda al fianco, quindi che lo sappiano guidare passo dopo passo. Inoltre ormai stabilmente giocava in proiezione offensiva, e questo sicuramente ha inciso sul suo modo di stare in campo contro la Roma. Il taglio di Salah, che libera lo spazio a Nainggolan per impallinare Handanovic, andava letto meglio e prima, magari lasciando finire in fuorigioco l'egiziano e dando un rinforzo a Medel. Lui invece lo segue e Nainggolan può così tirare ed esultare. Senza Miranda, meglio restare sul basico: difesa a 4.
PERISIC E CANDREVA - Come detto, Pioli voleva forse spaventare la Roma, mettendo le sue due ali qualche metro più indietro, per dare una nuova spinta offensiva alla squadra. Il progetto è palesemente fallito. Perisic può giocare a certi livelli solo come attaccante esterno, senza nessun compito difensivo oltre alla normale diagonale sul terzino avversario. Non perché il croato sia pigro, anzi, fin da subito ha provato a dare fastidio a Bruno Peres ma semplicemente perché non è nelle sue corde. Perisic è letale quando riceve palla in velocità, quando può andare in 1 vs 1, quando può gestire la sua partita, prendendo le sue pause senza dover restare connesso per 90 minuti. Chiedergli di marcare Bruno Peres è stato eccessivo: come chiedere ad un chitarrista di occuparsi anche della batteria e magari che il cantante non stoni. Dall'altro lato invece ha giocato Candreva, che è più duttile di Perisic, ma non a tal livello da fronteggiare a dovere un avversario come la Roma. In partite come quelle contro Empoli, Crotone, Pescara o Palermo va più che bene, perché l'Inter fondamentalmente attacca e lui deve preoccuparsi di guardare solo avanti, non anche indietro. Spalletti ha chiesto a Juan Jesus di marcarlo a uomo e Candreva, partendo da così lontano rispetto alla porta, non è mai riuscito ad essere pericoloso, perché non ha nelle gambe spunti in velocità che possano sorprendere l'avversario anche in zone meno pericolose del campo. Infine non difendendo, ha lasciato dietro di sè praterie dove Nainggolan è andato a spasso, come in occasione del primo gol del belga. Quindi Perisic solo attaccante, Candreva va bene come quarto, ma solo in determinate partite.
PROBLEMA CENTROCAMPO - Gagliardini, Brozovic, Joao Mario e Kondogbia. Semplicemente troppo. Per non scontentare nessuno, Pioli li ha messi tutti, ma ha perso la partita. Joao Mario ha dimostrato, viste le difficoltà di Eder, di essere l'unico al momento in grado di giocare con qualità alle spalle di Icardi, e questo deve diventare una certezza. Idem Gagliardini, che deve essere un punto fermo del centrocampo. Brozovic quando in forma può giocare al posto di entrambi, ma deve stare bene fisicamente e soprattutto deve avere spazio di manovra. Contro la Roma era di ritorno da un infortunio (e anche per questo non andava schierato dal primo minuto) e inoltre troppo esposto alla facile marcatura di Strootman e De Rossi, che non gli hanno mai permesso di ricevere palla liberamente. Meglio schierarlo qualche metro dietro, dove può avere un maggiore raggio d'azione, allargandosi e attaccando la profondità come lui sa fare. Kondogbia infine è sì migliorato nelle ultime uscite, guadagnando personalità ma è ancora acerbo. Mettendo Gagliardini a uomo su Nainggolan, è stato chiesto a lui di gestire il gioco. Non è (ancora) in grado di farlo.
TROPPO OFFENSIVI - Pioli ha quindi provato a fare male alla Roma, cercando di attuare la tattica di attaccare per difendersi. Non fidandosi appieno della propria fase difensiva, ha provato a fare la prima mossa. Non ci è riuscito. La differenza tra lui e Spalletti sta nell'atteggiamento delle squadre: mettere Perisic, Candreva e tutti gli altri non serve a niente se poi non si chiede alla difesa di accorciare in avanti; diventa inutile se non si ha il coraggio di chiedere a Murillo di uscire su Nainggolan quando si allarga, proprio come facevano a turno Manolas e Rudiger sugli interisti. E lo stesso Pioli non si è fidato perché sapeva che dalla parte opposta Perisic non avrebbe garantito la diagonale e quindi torniamo al punto numero 2. L'offensività di una squadra non è data solo dagli interpreti in campo, ma dall'atteggiamento che tiene per tutti i 90 minuti. Pioli ha messo giocatori di qualità, ma non ha chiesto alla squadra di comportarsi di conseguenza. Ne è uscito un troppo che, come recita il proverbio, stroppia.
Inter-Roma, al di là della sconfitta, potrà essere preziosa se alla fine avrà dato a Pioli e alla squadra le indicazioni utili al fine di non commettere gli stessi errori. Una sconfitta può anche essere salutare in certe circostanze. .
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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