"Vivo questa vigilia in maniera serena, è un mio pregio preparare tutte le partite allo stesso modo. Ma sono curioso di scoprire il mio primo derby di Milano, sono le sfide che mi piacciono, sai già cosa ti stai giocando". Parola di Radja Nainggolan, intervistato in vista del derby dalla Gazzetta dello Sport.
Differenze col derby di Roma?
"Qui qualche tifoso mi ferma: “Oh, mi raccomando domenica”. Però è tutto più tranquillo. Lì c’erano compagni romani che mi caricavano di continuo. E se perdevi, te lo ricordavano pure due mesi dopo... Ora Spalletti mi ripete di continuo che le due gare con il Milan valgono un campionato a parte. E sono sicuro che allo stadio il boato sarà impressionante".
Avete la sensazione di essere a un punto di svolta?
"Le sei vittorie ci hanno dato autostima. L’Inter vale tanto, ma deve ancora migliorare. Ad esempio, nel soffrire meno per vincere. La sofferenza è bella, vittorie come quella con la Spal sono pesanti. Ma ogni tanto un successo largo ci vuole".
Troppo facile sintetizzarla con Icardi contro Higuain?
"Il Pipita gira di più per il campo e con i compagni. Ma io mi tengo Mauro, uno che se ha mezza palla in area fa gol, vive per quello".
Ok, altro bivio: scelga tra una vittoria al derby e una mercoledì col Barcellona.
"Devo proprio? A un mio amico ho detto questo: se perdo i due derby e a fine stagione io vado in Champions e il Milan finisce quinto, a me va bene lo stesso".
Spalletti sostiene: «Da Nainggolan ho 3-4 strappi a partita, di solito ne fa 20-30».
"So cosa vuole da me. Ho pagato l’infortunio, ma sto arrivando al massimo, manca poco".
La fine del rapporto con la Roma, però, è stata forzata.
"È finita non per colpa mia, almeno non del tutto. Sono rimasto deluso da alcuni comportamenti che come uomo non posso accettare. Io ho sbagliato, di sicuro, come quel video di Capodanno... però loro hanno fatto le cose senza dirmi niente. E invece da uomini veri ci si parla in faccia. La Roma voleva incassare soldi dalla mia cessione. Ho scoperto dopo che erano d’accordo con club stranieri che non avrei mai accettato, mi sono sentito trattato come un giocatore non importante, hanno fatto le cose alle mie spalle. A quel punto mi ha chiamato Spalletti e non ci ho pensato un attimo. All’inizio avevo rimpianti, ma qui sono stato accolto benissimo".
Qual è la differenza tra i due club?
"Qui ho trovato una società molto preparata, ci sanno fare, sono tutti presenti. Steven Zhang è sempre qua. A Roma il presidente viene una volta all’anno... e io penso che una persona dovrebbe essere presente alla guida di una sua azienda. Sarebbe importante anche per i tifosi: ogni anno cambiano 3-4 giocatori importanti. Magari se ci fosse il presidente potrebbe spiegare meglio il perché di alcune scelte".
Tornando a Spalletti: come la convinse a fare il trequartista?
"Non mi parlò mai di trequartista. Mi disse: “Tu sarai il centrocampista aggiunto”. Aveva paura che se mi avesse definito trequartista, io avrei smesso di rientrare".
Si sente il leader di questa Inter?
"Sono un trascinatore per natura, specialmente nelle difficoltà. È quando non vinci che devi dare l’esempio al compagno, dargli un tackle e un motivo in più per crederci".
La Juve è di un altro livello?
"Sono forti, vincono da 7 anni. Ma il campionato è lungo e finora ci sono stati pochi scontri diretti. Dovremo essere bravi noi che siamo dietro a sbagliare il meno possibile. La pressione dev’essere su di loro, devono sapere che siamo pronti ad approfittare dei loro passi falsi".
Come nasce la sua antipatia verso la Juve?
"Ne ho subite talmente tante che dopo un po’ non ce la fai più".
Gli juventini dicono: parla male di noi perché la Juve non l’ha mai voluto.
"Ma se loro mi hanno cercato per cinque anni di fila! Io ho sempre detto di no e forse è per quello che ce l’hanno ancora con me".
Ronaldo per l’Italia è...
"Un’occasione per dare visibilità a un campionato che l’aveva persa. E uno stimolo per noi che proveremo a batterlo".
Ronaldo o Messi?
"Scelgo Leo. Cristiano ha bisogno della squadra. Messi ogni tanto ne dribbla 4 o 5 e vince le partite da solo".
Che cos’è per lei la Champions League ?
"Un torneo più “facile” della Serie A. Nel girone ci sono sei partite, tutti giocano per vincere, in Italia si mettono tutti dietro e si fa una fatica enorme".
Dov’è finita la cresta?
"Basta, ho 30 anni, non la vedrete più. L’ho tenuta a lungo, mi piaceva che i bambini volessero avere i miei capelli".
Barella è davvero il suo erede?
"Mi ci rivedo in tante cose. Visto l’esordio in Nazionale?".
Chi è il calciatore più forte con cui ha giocato?
"Scontato dire Totti. Penso a Pjanic, la Juve senza di lui non è la Juve. E poi Maicon: lo guardavi e pensavi “ma questo come c... fa?”".
All’Inter sarebbe bastato Modric per colmare il gap con la Juve?
"È il più forte che c’è nel ruolo, ma vorrei prima giocarci insieme... E comunque sono felice dei compagni che ho adesso".
Ha mai chiesto il 4 a Zanetti?
"Eh, la battuta gliel’ho fatta e lui non ha risposto".
L’Inter sarà la sua ultima squadra?
"Ho già chiaro il mio percorso. Può essere... anche perché non giocherò ancora a lungo".
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Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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