Il Pazzo ricorda ancora una volta all'Inter quanto sia pazza. Due gol quando tutto sembrava finito, quando rimanevano soltanto i minuti di recupero. Ma Pazzini ha solo fatto quello a cui ci ha abituato: gol. E da quando all'Inter ne ha segnati tanti, alcuni belli, altri importanti. Il segreto? La sua voglia di vincere sempre, che lo porta a non arrendersi fino alla fine. Ma se segna così tanto è merito dell'allenatore, che dà un gioco offensivo alla squadra. Lo dice proprio Gianpaolo Pazzini in un'intervista al magazine inglese Calcio Italia, rilasciata prima della sua doppietta di ieri: "Leonardo mi ricorda Delneri perché ha una mentalità molto offensiva. Gli piace il calcio d'attacco e spende molto tempo in allenamento per mostrarci i movimenti che si aspetta dai giocatori. E' giovane e pensa ancora da giocatore, per questo è più facile discutere dei problemi. Ha entusiasmo e voglia di vincere, gli piace parlare con i giocatori ed è sempre pronto a spiegare le sue decisioni. Ha una sua visione del gioco e conosce il calcio molto bene. Per un attaccante, è l'allenatore ideale perché i suoi schemi tattici ci aiutano a segnare molti gol".
Ma come abbiamo detto, è ancora merito della determinazione del Pazzo. Un carattere che ha ritrovato anche nei campioni di tutto: "Do sempre tutto perché voglio vincere. E questo è lo spirito dell'Inter, grazie a cui hanno vinto tutto nella passata stagione. Per questo mi sono sentito subito a casa nella nuova squadra: abbiamo la stessa voglia di vincere. Io non ho ancora vinto nulla nella mia carriera e voglio raggiungere risultati importanti".
Una voglia che Pazzini vede ogni giorno nei suoi compagni. Soprattutto nel suo partner d'attacco: "Non ho mai visto nessuno allenarsi con la stessa intensità di Samuel Eto'o. E' un esempio da seguire per come si impegna in allenamento, considerando anche quello che ha vinto nella sua carriera. Quando giochi in una squadra diversa, è difficile capire un altro gruppo. Conoscevo già alcuni giocatori dell'Inter, ma ora che trascorro ogni giorno con loro, capisco quanto siano uniti. Non avrei potuto aspettarmi di più da loro". Ma chi lo ha aiutato di più a calarsi nella nuova realtà nerazzurra è stato Materazzi: "Marco mi ha fatto sentire a casa invitandomi fuori con la sua famiglia, mostrandomi il centro di allenamento e aiutandomi a trovare casa a Milano. E' un leader dello spogliatoio e un giocatore importante".
Sul passaggio dalla Sampdoria all'Inter, Pazzini dice che sono cambiate molte cose: "Non si possono immaginare la pressione e le aspettative che ci sono in una grande squadra finché non giochi nell'Inter. Sono stato due anni alla Sampdoria e prima alla Fiorentina. Tutto è diverso: la città è più grande, ci sono solo campioni in squadra, giochi davanti a oltre 60 mila spettatori, il campo d'allenamento è perfetto, i media parlano di te ogni giorno. Tutto ciò può spaventare, soprattutto per uno timido come me. Ma allo stesso tempo senti che hai il miglior supporto da dentro il club per fare il tuo meglio".
Sul ruolo, Pazzini si è dovuto abituare a giocare con un compagno d'attacco: "Ero abituato a giocare prima punta con Cassano alle mie spalle. Ma Leonardo gioca sempre con due attaccanti, a volte anche con tre. Quindi bisogna studiare i movimenti dei partner d'attacco e allo stesso tempo devi aiutare il centrocampo". Dell'attaccante barese conserva solo bei ricordi: "Cassano non sarà mai un avversario per me. Siamo amici, lui è un bravo ragazzo. E' uno dei motivi per cui in estate sono rimasto alla Sampdoria anche se avevo molte offerte. Un giocatore come Cassano può fare sempre la differenza, è un campione e ha un talento unico. Grazie a lui ho segnato molti gol l'anno scorso. Gli auguro ogni bene, anche se per lui non è la prima occasione in una grande squadra, per me invece sì".
Il ct della nazionale Pazzini lo conosce dai tempi di Firenze: "Anche se abbiamo avuto degli alti e bassi, Cesare Prandelli rimane l'allenatore più importante della mia carriera. E' un grande uomo, mi ha fatto diventare un allenatore migliore dentro e fuori dal campo. Mi ha voluto lui alla Fiorentina, anche se coi viola ho il mio unico rimpianto. Forse ero troppo giovane, ma ho sentito il peso della pressione e delle aspettative. Anche se ho segnato molti gol, penso che avrei potuto fare di più a Firenze".
Alla Fiorentina, ma anche prima all'Atalanta, Pazzini giocava insieme a Montolivo. I due erano sempre insieme e sul campo si capivano al volo, tanto che era stato coniato il termine "Pazzolivo". Gianpaolo a un desiderio: "Mi piacerebbe giocare ancora con Riccardo Montolivo. Non solo perché è un grande amico e siamo cresciuti insieme, ma anche perché è un grande centrocampista e fa molti assist. Ha talento, visione di gioco e senso del gol. E' grandioso giocare con lui".
Il Pazzo ha fatto tanti gol, ma il suo preferito l'ha segnato con l'Under 21: "Anche se non sono tra i più spettacolari, dico uno dei tre segnati a Wembley. La ragione è semplice: Wembley stesso. Era l'inaugurazione del nuovo stadio e giocai un'amichevole con l'Italia Under 21 nel marzo 2007. Segnai una tripletta e mi portai a casa il pallone con le firme dei giocatori. Ho ancora il pallone: quei gol sono uno dei ricordi calcistici più belli".
Dall'anno prossimo Pazzini potrà segnare anche in Champions, che ha solo assaggiato in blucerchiato: "Avrei voluto giocare in Champions con la Sampdoria, è stato orribile uscire ai preliminari. Ma lo cercherò di farlo con l'Inter dalla prossima stagione". Pazzini sarà infatti uno dei punti fermi dell'Inter del futuro, che proverà a tornare competitiva in Italia e in Europa.
Pazzini ce la metterà tutta, insieme ai suoi compagni, per tornare a vincere qualcosa di importante dopo il triplete: "Quando sono arrivato, l'Inter era molto distante dal Milan, ma i compagni mi hanno detto che volevano dimostrare che hanno ancora fame di vittorie. La tripletta è stato un momento storico, ma questo gruppo è uno dei migliori d'Europa e in futuro potremo battere qualsiasi squadra, sia in Italia, che, appunto, in Europa".
Autore: Guglielmo Cannavale
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