Inizia oggi la collaborazione tra FcInterNews.it e L'Orologio, un podcast sportivo di approfondimenti tattici, statistici e finanziari sull'Inter, la Serie A e la UCL. Tutte le settimane su Spreaker, iTunes e Spotify.
La partita col Bologna è servita all’Inter per continuare il percorso di crescita che Luciano Spalletti si è prefissato all’inizio della stagione. A poco a poco, tutti gli ingranaggi necessari stanno confluendo nell’undici titolare e creano l’alchimia necessaria per cui il quarto posto dell’anno scorso si possa trasformare in qualcosa di più. Da questo punto di vista, l’assenza di Radja Nainggolan è stata sottovalutata in queste prime giornate. È lui, ancor più di Icardi, il giocatore attorno a cui ruota il 4-2-3-1 che Spalletti sta rodando in vista delle notti di Champions League. La sua importanza si è vista sicuramente con la giocata da campione che ha stanato un Bologna arroccato negli ultimi venticinque metri, ma anche in tante altre fasi del gioco in cui l’Inter si era mostrata lacunosa. Ha toccato pochissimo il pallone (appena 47 volte, meno di tutti gli altri compagni di movimento a parte Keita, 45) ma con i suoi movimenti, le sue letture e la sua forza fisica sa inserirsi e farsi trovare lì dove c’è bisogno. La forma perfetta è ancora lontana, tant'è che gli inserimenti in area sono stati contenuti: spesso il Ninja si è accontentato di stazionare al limite, in attesa di poter liberare il suo destro. Ma il bello arriverà con Mauro Icardi: i due non hanno mai giocato insieme, ma potenzialmente hanno caratteristiche complementari. Icardi alterna giocate spalle alla porta alla continua, persistente ricerca della profondità, ad abbassare le difese e a creare un varco tra le due linee di difesa avversare. Zona in cui Nainggolan può giostrarsi a piacimento, dispensando tocchi di prima, cambi di gioco a cercare gli esterni o progressioni palla al piede.
Nel corso della nuova puntata de L’Orologio, abbiamo anche analizzato la prestazione di Roberto Gagliardini e il peso che avrà l’esclusione dalla lista Uefa. Già l’anno scorso si era avuto un assaggio delle potenzialità dell’ex atalantino al fianco di Marcelo Brozovic: un giocatore ordinato, capace di difendere tra le linee e con la giusta lucidità nel cercare le lunghe leve del croato per la prima impostazione. E, soprattutto, ha dimostrato di saper difendere in avanti, come la fase di pressing di Spalletti richiede. Contro il Bologna, un avversario offensivamente pachidermico, Gagliardini ha giocato come ci si aspetta da lui in fase di interdizione: cinque palloni intercettati, vinto tre duelli aerei ed è uscito vincitore in tutti i contrasti cui ha preso parte. Inoltre, ha lavorato bene in fase di prima impostazione, riuscendo a limitare i palloni scalciati a liberare l’area ma favorendo quindi la gestione del pallone. Il pressing pressoché inesistente del Bologna ha fatto il resto. Un’altra piacevole sorpresa è stata la costante propensione ad occupare l’area avversaria: Gaglia si è mosso bene quando il pallone era sulle fasce, andando ad attaccare spesso il secondo palo o, più semplicemente, aumentando la densità nell’area di rigore della squadra di Filippo Inzaghi.
Nella rubrica dedicata ad un calciatore avversario che ha fatto particolarmente penare l’Inter, questa settimana ci siamo concentrati su Mitchell Dijks, laterale sinistro arrivato a zero dall’Ajax che - nella lenta manovra bolognese - è spiccato per intraprendenza e pericolosità. Uno dei nomi di cui avevamo parlato la scorsa settimana, come possibile pericolo per l’Inter, era quello di Erick Pulgar che conducendo nel modo giusto la circolazione di palla avrebbe potuto impensierire i meccanismi difensivi dell’Inter. Tuttavia anche lui è rimasto schiacciato nella propria area di rigore e non è riuscito minimamente ad imporre il proprio ritmo alla partita. Dijks si è mosso bene sulla sinistra e ha sfruttato gli spazi concessi da Matteo Politano, sempre proiettato offensivamente, arrivando anche sul fondo a crossare. Forse è proprio lì che Spalletti dovrà lavorare per garantire una copertura che l’anno scorso - grazie all’asse Antonio Candreva-Danilo D’Ambrosio - era granitica, soprattutto nella prima metà di stagione.
Si chiude parlando di quello che c'è da migliorare: la rotazione difensiva va affinata, con Milan Skriniar spostato stabilmente a sinistra (in coppia con Stefan de Vrij) e sulle fasce l'impressione è quella di soffrire un po' troppo, soprattutto per gli standard dell'anno scorso. Ma l'intenzione è quella di assestarsi su di un livello di solidità simile a quello dell'anno scorso utilizzando giocatori in grado di fare le due fasi. Si cercherà di difendere più alto, per aggredire meglio l'avversario e lavorare sulle transizioni offensive, come in occasione del gol di Candreva a Bologna. Recupero alto di Brozovic, verticalizzazione, tre passaggi e tiro in porta. Un processo lungo che, dalla partita contro il Parma, verrà messo alla prova grazie ad una partita ogni tre giorni.
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Autore: L'Orologio / Twitter: @TheOrologio
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