"Se comincio a pensare cosa è stata la mia carriera di giocatore, dico che non è male iniziare nello stesso posto". A poco più di un mese dalla nomina da neo tecnico del Banfield, Hernan Crespo racconta ai microfoni del Calrin la sua seconda vita sportiva da allenatore che ricomincia dall'Argentina, dove tutto era iniziato. Già dai primi passi mossi da giocatore, Valdanito sapeva che un giorno avrebbe guidato una squadra dalla panchina: "Sì, mi è sempre piaciuta la tattica, la strategia, l'insegnamento. E' per questo motivo che, mentre facevo il corso tecnico, mi dicevo: "Spero che succeda a me". Ho lavorato in televisione, ho seguito la Copa America e la Coppa del Mondo... E non succedeva nulla. Ecco perché ho accelerato i tempi: sono andato a far visita ai i tecnici, ad ascoltare, a migliorare me stesso, a ad apprendere e vedere cosa c'è dall'altra parte della scrivania". 

Prima di intraprendere la carriera da allenatore, c'è il classico trauma del ritiro, vissuto così da Crespo: "E' stato terribile, si genera un vuoto immenso. Ma quello lo avevo deciso io e non me ne sono mai pentito. Sei abituato alle vertigini e la vita è un’altra cosa. Però c’è un lato positivo: si iniziano a scoprire alcune cose, la cena con gli amici il sabato sera, andare a un battesimo, mangiare in famiglia la domenica. Ma manca qualcosa. In qualsiasi momento, quella pressione scompare. Nessuno ti capisce. Guarda una cosa: ci sono persone che vanno in pensione a 65 anni e si sentono strane. Si sentono a disagio perché vorrebbero andare al lavoro, continuare con la routine. Noi calciatori ci ritiriamo a 35, 36 anni. Ed è molto difficile essere pensionati a 36 anni. Dici 'e ora? E ora che cosa facciamo?'. C’è una vita davanti e affrontarla non è facile". 

Sezione: News / Data: Mar 22 gennaio 2019 alle 17:44
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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