Innanzitutto un grande saluto a Frank De Boer e un ringraziamento per lo stile con cui ha incassato l'esonero dopo soli ottantaquattro giorni di lavoro. Il “Forza Inter” su Instagram, corredato dalla scenografia dei tifosi nella magica notte di Madrid, confermano come il tecnico olandese fosse veramente orgoglioso di guidare la Beneamata. Salutiamo un campione di stile e professionalità, emblematico il suo sforzo di imparare in breve tempo una lingua difficile come l'italiano. Purtroppo Frank de Boer non ha dimostrato di essere l'allenatore ideale per l'Inter e per il campionato italiano. Sette sconfitte in quattordici partite ufficiali, la maggior parte delle quali contro squadre nettamente inferiori ai nerazzurri, relegati dopo undici giornate nella parte destra della classifica. Sconfitte frutto di errori sempre uguali, con la squadra incapace di opporsi alle strategie dei tecnici nostrani che sapevano su quali punti deboli puntare. L'Inter non meritava di perdere con la Sampdoria, solo la sfortuna e gli errori al momento del tiro hanno impedito alla squadra di segnare almeno due reti a Marassi. Ma i blucerchiati di Giampaolo, che hanno comunque meritato di vincere, potevano essere in largo vantaggio già dopo un quarto d'ora di gioco, mettendo in atto con lucida ripetitività la cosa provata in allenamento, ossia l'imbucata centrale contro un centrocampo assolutamente incapace di porre argini, per come assemblato. E poi, anche a Genova, l'Inter sembrava avesse solo uno schema per andare in porta, il cross, peraltro quasi mai eseguito con pericolosità. Non è vero che la squadra giocasse contro Frank De Boer, ma è altrettanto vero che nessuno abbia fatto un qualcosa in più per salvarne la panchina. Questione di feeling mai sbocciato, di un tentativo di gioco che, se non vinci, non diverte chi lo deve applicare, soprattutto in difesa dove era spesso uno contro uno, con figuracce e cartellini rossi dietro l'angolo. Ottavo allenatore cambiato dopo Josè Mourinho, mentre l'Inter, che domani dovrà fare il risultato nella tana del Southampton per non dare un addio prematuro all'Europa League, sarà guidata in panchina dall'ottimo Stefano Vecchi, condottiero della Primavera nerazzurra. Vecchi replicherà l'esperienza anche domenica al Meazza in campionato contro il Crotone che ha iniziato a segnare e vincere, come da copione quando poi si deve affrontare l'Inter. Salvo sorprese comunque non da escludere, visto che la “pazza Inter” può regalarci qualsiasi cosa, Stefano Vecchi non sarà il tecnico della Beneamata sino alla fine della stagione. Il problema è che la società non abbia ancora chiaro chi dovrà essere scelto per raddizzare una stagione ancora da vivere a lungo prima di definirsi compromessa. Questo perché, al momento, nel club ci sono quattro anime, più o meno in competizione tra loro. In Cina opera Suning, azionista di maggioranza, in Indonesia vive l'azionista di minoranza, il presidente Erick Thohir spalleggiato dall'amministratore delegato Bolingbroke, in Italia la triade “italiana” con il direttore sportivo Ausilio, il direttore generale Gardini e il vicepresidente Javier Zanetti, argentino di nascita, ma italiano di fatto. La quarta componente, che pesa come un macigno, è rappresentata da Massimo Moratti e da Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, lo sponsor tecnico, che ha bacchettato senza troppi giri di parole Suning e Thohir che pretendono, a suo dire, di dirigere l'Inter con efficacia, a troppi chilometri di distanza. Tra queste quattro anime si muove con ampi poteri decisionali l'angloiraniano Kia Joorabchian, procuratore molto vicino a Suning e che indirizza le scelte di mercato. Fatta chiarezza su questo fantasioso organigramma del club nerazzurro, c'è da registrare l'inquietante realtà che vede la componente italiana (Ausilio, Gardini, Zanetti) decisi a ingaggiare fino a fine campionato l'ex tecnico della Lazio Stefano Pioli, mentre Suning, imbeccato da Kia Joorabchian, sarebbe orientata ad un profilo straniero, piace il portoghese Villas-Boas. Una sorta di guerra intestina, dunque, mentre i giocatori, per la stragrande maggioranza di assoluta qualità, rendono in campo meno della metà del loro valore perché non accompagnati, non stimolati, non indotti a ritenersi dei privilegiati nel momento in cui indossano la gloriosa maglia dell'Inter. Situazione dunque anacronistica, perchè la presenza di una potenza economica come Suning, deve essere solo benedetta dalla casse dell'Inter, ma cercasi disperatamente un progetto sportivo. A mio avviso, se l'Inter dovesse scegliere un altro allenatore straniero, quindi bisognoso di tempo per capire le dinamiche del campionato italiano, anche se Villas-Boas ha già lavorato all'Inter con Mourinho, vorrebbe dire voglia di complicarsi la vita, mentre le giornate di campionato scorrono e la classifica provoca l'acidità di stomaco ai pur ammirevoli tifosi interisti che continuano a sostenere la squadra. Mi convince, invece, la soluzione Pioli. Vivendo a Roma, ho avuto modo di conoscerlo e ho scoperto un ottimo tecnico ed un'ottima persona. Non mi piace chiamarlo normalizzatore, anche lui ama un calcio offensivo e propositivo, ma conosce gli anticorpi da opporre all'avversario di turno. Poi a giugno si vedrà, con la carta Simeone pronta ad essere calata per la gioia dei più. Venerdì una rappresentanza di Suning sbarcherà in Italia per il confronto decisivo con le altre componenti societarie. Confido nel buonsenso, mi auguro non prevalgano eventuali interessi personali delle fazioni in pista. Forza Inter!
Sezione: Editoriale / Data: Mer 02 novembre 2016 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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