Il cambio modulo porta alla vittoria. Per competere con le 'grandi' ci vuole tempo, ma con Mancini dall'inizio...
Dopo le tre vittorie consecutive in campionato, l’Inter è chiamata ad un’ulteriore prova di maturità. L’avversario questa sera al Meazza è il Celtic Glasgow. L’obiettivo è il pass per gli ottavi di finale di Europa League. All’andata un gol di Guidetti al 91’ fermò i nerazzurri sul 3-3, ma questa sera basterebbe anche un pareggio (fino al 2-2) alla squadra di Roberto Mancini per qualificarsi al prossimo turno.
Il tecnico dell’Inter non fa calcoli e schiera i suoi uomini migliori nel solito 4-3-1-2. Davanti a Carrizo, confermato tra i pali da ormai tre partite, agiranno D’Ambrosio, Ranocchia, Juan Jesus e Santon. Hernanes vince il ballottaggio con Kuzmanovic a centrocampo. Per il resto confermata la probabile, con Medel e Guarin a completare la linea mediana e Shaqiri dietro Palacio ed Icardi.
Ronny Deila conferma per 10/11 la formazione scesa in campo al ‘Celtic Park’. Unica variazione rispetto alla gara di andata è la presenza di Guidetti al centro dell’attacco che sostituisce Griffiths, oggi in tribuna. 4-2-3-1 per il tecnico scozzese, con Gordon in porta. Linea difensiva a quattro composta da Matthews, Denayer, Van Dijk ed Izaguirre. Brown e Bitton comporranno la diga davanti la difesa, dietro a Mackay-Steven Johansen ed Armstrong. Unica punta lo svedese ex Manchester City.
L’Inter non parte bene. Dopo un errore di Icardi dopo alcuni secondi, la squadra nerazzurra soffre la disposizione degli scozzesi, chiusi nella propria metà campo e pronti a ripartire con contropiede brucianti. Proprio da una ripartenza sulla sinistra di Armstrong arriva il primo vero pericolo per l’Inter, ma Carrizo chiude su Mackay-Steven dopo il buco lasciato da D’Ambrosio. Il terzino italiano ripeterà questo copione per gran parte del primo tempo, andando a stringere troppo verso Ranocchia e Juan Jesus e lasciando troppo campo ai laterali destri del Celtic.
Passata la paura per il pericolo scampato, i nerazzurri impostano la gara sul possesso palla e su un ritmo basso, provando a bucare i due centrali scozzesi con i tagli in profondità di Palacio e Icardi. I pericoli però sono pochi e Mancini non è soddisfatto. Vorrebbe un’Inter più corta: Ranocchia e Juan Jesus, infatti, non sono abbastanza alti e concedono troppo campo alle ripartenze di Guidetti e compagni.
Note liete del primo tempo Davide Santon, positivo in fase difensiva ma richiamato dal tecnico jesino che lo vorrebbe più propositivo, ed Hernanes, bravo ad aiutare Medel e la difesa in fase di interdizione ed ispirato nelle ripartenze, approfittando anche della non perfetta copertura del duo Bitton-Brown.
Al 35’ un intervento ingenuo di Van Dijk su Icardi costa il secondo giallo al difensore. Celtic che rimane in dieci uomini e Deila che corre ai ripari: esce Mackay-Steven sostituito da Ambrose che va a disporsi al fianco di Denayer in un 4-4-1 con Johansen ed Armstrong esterni di centrocampo e Guidetti unica punta.
Il secondo tempo inizia così come si era chiuso il primo. Il Celtic, pur con un uomo in meno, continua a mettere in apprensione la difesa nerazzurra che, tuttavia, sembra più tranquilla rispetto alla prima frazione. Ranocchia e Juan Jesus sembrano più sicuri e riescono ad alzare il baricentro della squadra.
Mancini, però, continua a non essere felice del gioco della squadra ed al 60’ cambia assetto tattico: si passa al 4-2-3-1 con Guarin e Medel mediani, dietro Shaqiri, Hernanes e Palacio, in appoggio all’unica punta Icardi. Ne trae vantaggio tutta la squadra che conquista metri e si dispone stabilmente nella metà campo biancoverde. Nemmeno il cambio tattico di Deila, che ripropone un 4-2-2-1, con i neo-entrati Commons (al posto di Armstrong) e Forrest (per uno stremato Guidetti) a comporre la linea offensiva insieme a Johansen, creano problemi alla retroguardia neroazzurra. Il gioco si svolge sulle ali. Palacio e Shaqiri allargano le maglie del Celtic e ad approfittarne sono i centrocampisti, con Hernanes e Guarin che provano l’incursione in più di una circostanza.
A 10’ dalla fine arrivano i primi due cambi per l’Inter: Kovacic prende il posto di Hernanes e Campagnaro sostituisce D’Ambrosio. L’argentino si dispone sulla corsia di destra con Santon dislocato a sinistra.
Quando ormai i più si sono rassegnati a vivere in apprensione gli ultimi minuti con il prevedibile forcing del Celtic, una ripartenza di Santon palla al piede prende impreparata la retroguardia scozzese. Il terzino serve Guarin sulla trequarti, il quale, anziché premiare il taglio di Shaqiri, spara in porta. E’ la scelta giusta. Il colombiano calcia benissimo: palla all’incrocio dei pali e Gordon battuto.
Al Meazza questa sera non si è vista la migliore Inter della stagione, ma pur con qualche incertezza di troppo, i nerazzurri sono riusciti a portare a casa la qualificazione. E’ comunque una squadra molto più matura rispetto a quella vista fino a qualche uscita fa. Anche il cambio di modulo, che in passato generava incertezza e sfiducia, quest’oggi è stato fondamentale per portare a casa il risultato. Non bisogna illudersi, lo stesso Mancini nel post-partita ha ammesso che ci sono squadre più forti e favorite per una vittoria dell’Europa League rispetto all’Inter, ma viene spontaneo chiedersi dove sarebbe potuta arrivare la sua squadra se avesse avuto a disposizione più tempo per lavorarci sopra. Che dopo anni di buio si veda finalmente la luce?