Murillo: "Mi vendettero all'Udinese a mia insaputa. Inter? Volevo solo andare via, non stavo più bene"
In una lunga intervista concessa ad As, Jeison Murillo ripercorre tutta la sua carriera, concentrandosi sull'arrivo in Italia e il seguente approdo in Spagna: "I miei punti di riferimento? Da bambino non vedevo il calcio europeo, dunque i miei punti di riferimento: Yepes, Perea, Córdoba. Io non avevo mai avuto modo di giocare con la Nazionale Colombiana, ancora. Sono andato alla Coppa del Mondo U-17 in Nigeria come parte del Sub'18 a Cali. Non appena il torneo finì, mi vendettero all'Udinese e da lì la mia avventura europea ebbe inizio".
Hai esitato ad andare in Italia?
"Beh non riuscivo a pensare, in verità. Ho ricevuto una chiamata che ero stato venduto e che andavo in Italia. Da un giorno all'altro. Ricordo che quando sono tornato a casa mia madre piangeva. Stavo per dirglielo ma l'avevano già avvisata. Non ci credevo".
Non sapevi niente?
"Niente affatto. Sono andato in Nigeria e quando sono tornato ho cambiato la mia vita. Non avevo idea che stavano negoziando con l'Udinese. Ma, naturalmente, il sogno di qualsiasi bambino sudamericano è quello di giocare in Europa".
Uno è pronto per quel momento?
"Più o meno. In Colombia, e più in generale in Sud America, quando ci si sta formando come calciatore, è chiaro che il tuo sogno passa attraverso l'Europa. Avevo 18 anni e mi ritrovai a giocare in un paese sconosciuto, da solo... Sono sacrifici che si devono fare. Inoltre, la tecnologia aiuta a stare vicini a casa. Sono andato da solo per fare i test medici e da lì, quasi diretto, a Granada. Era buono per me, per la lingua e per ottenere la nazionalità".
Il calcio spagnolo è meglio di quello italiano?
"Il calcio italiano mi ha aiutato molto tatticamente. L'Italia segna un difensore per quel requisito tattico. Qui in Spagna ci sono più spazi, più uno contro uno, e le mie caratteristiche mi aiutano".
Perché hai scelto Valencia?
"L'intenzione era di lasciare l'Inter. Quando non stai bene in un posto devi cercare nuovi orizzonti. Ci sono state diverse opzioni e quando è apparso il Valencia in realtà ho esitato un po'".
Perché?
"Perché sapevo cos'era Valencia, mi spiegarono il loro progetto e le loro intenzioni. Dopo il primo colloquio ho esitato un po', ce ne volle un secondo per farmi prendere la decisione di accettare l'offerta: qui a Valencia c'è un progetto molto ambizioso"
Cosa ti ha dato Marcelino?
"Fiducia. L'allenatore, il club e la gente mi danno molta fiducia. La passione dei tifosi ti fa combattere per questo scudo ogni partita, ogni giorno".
Ti senti invincibile?
"No. I buoni risultati che stiamo ottenendo sono frutto del lavoro quotidiano. Senza questo lavoro, saremmo vulnerabili. Quando vinci l'euforia è massima. Ma qui siamo tutti professionisti con il proprio passato e conosciamo gli alti e bassi del calcio".
Il tuo gol più bello?
"La cilena con l’Inter, anche se non dimentico il gol contro il Brasile".