Alla fine conta solo il risultato
Se il Benevento è la squadra che finora ha subito più gol di testa e l'Inter è quella che invece ne ha segnati di più in questa specialità, significa che i numeri non mentono mai. Due inzuccate da palla inattiva nel giro di tre minuti hanno scacciato le streghe che a bordo della loro scopa veleggiavano sopra il Meazza e presagivano una figuraccia difficile da spiegare. Au contraire, facilissimo per chi ha avuto la forza di vedere tutta la partita, soprattutto un primo tempo in cui il momento di maggior vitalità è stata la bordata di fischi piovuta addosso ai giocatori dell'Inter prima che imboccassero il tunnel dello spogliatoio. Quello dell'involuzione, invece, è stato imboccato da quasi tre mesi e il successo di ieri sera si traduce in un tiepido bagliore nel buio più totale.
Applausi al Benevento, che ha dimostrato quanto la classifica conti fino a un certo punto quando a sfidarsi sono squadre che vivono due momenti psicologici diversi. Liberi di mente i campani, schiacciati dall'ansia da prestazione i nerazzurri. Un trend che non riesce a essere arginato neanche in una partita sulla carta perfetta per uscire dalla crisi, o almeno dare nuovamente segnali di vitalità. Una nota positiva? Finalmente gli episodi hanno girato a favore, evento che ormai non si verifica da mesi. Non mi riferisco solo alle volée aeree di Skriniar (vero leader silenzioso) e Ranocchia, ma anche al rigore negato ai giallorossi sullo 0-0, che avrebbe potuto cambiare tremendamente l'andazzo della gara. A Pairetto è bastato un silent check per confermare la propria decisione, ma sarebbe da ipocriti sostenere che sia totalmente corretta. Sia ben chiaro, non è colpa del Var ma di chi inciampa nella valutazione dell'episodio.
Il primo tempo dell'Inter è stato imbarazzante: occasioni da rete pari a zero, Puggioni inoperoso, Benevento a tratti padrone del campo con il semplice palleggio in mediana e più di una ripartenza insidiosa, che ha messo a nudo la pochezza della mediana nerazzurra e un equilibrio sconosciuto. Gagliardini e Vecino oggi sono sotto il 50% del loro potenziale, ma questo passa il convento e neanche Borja Valero sta brillando in questo periodo. Non che i compagni abbiano fatto meglio, sia ben chiaro, a parte il quartetto arretrato che, tra gol, concentrazione e spunti alla lunga è stato determinante.
Non benissimo Rafinha, ma lamentarsi di lui sarebbe uno schiaffo alla miseria, sia perché era all'esordio dal primo minuto, sia perché la squadra non lo ha accompagnato a dovere alimentando le sue qualità. Mi piacerebbe rivederlo titolare anche nel derby, magari con Borja in mediana. Sarà banale, ma senza piedi buoni non si va da nessuna parte. Altra nota positiva l'impatto di Karamoh, che meriterebbe di essere servito meglio. L'Inter ha vinto, la classifica ne beneficia ma la strada per l'uscita dal tunnel è ancora lunga. Però, siccome siamo in Italia e il risultato è l'unica cosa che conta, almeno questa settimana che porta al derby la vivremo più serenamente.
Ultimo pensiero a Ranocchia: per uno che ha vissuto la sua esperienza all'Inter circondato da diffidenza e bersagliato da cattiverie verbali, ma che non si è mai nascosto dietro a un dito, la rete di ieri è un degno premio alla forza di volontà. Sarò impopolare ai più, ma sarebbe gratificante se i compagni lo prendessero a modello.
Amala e sostienila, soprattutto quando ne ha più bisogno.