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Difesa illegale, Barella clamoroso, Lukaku gigante. Ma guai a esaltarsi

di Simone Togna

È giusto che i tifosi sognino. D’altronde nessun mister nella storia dell’Inter, alla sua prima stagione in nerazzurro, aveva centrato cinque vittorie nelle prime cinque partite di campionato. In più in ogni incontro si è vista una squadra cazzuta, caparbia, desiderosa di dare tutto sul campo, con voglia di vincere. Senza primedonne e con la sensazione che finalmente l’io si sia trasformato in noi. Tutti quei bei discorsi teorici si sono tramutati in praticità, ossia nei tre punti che di fatto vengono assegnati a chi vince una partita.

Ora, come giustamente sottolineato da Conte, non si arriva a un risultato del genere senza un duro e serio lavoro da parte di tutti. Quindi un “complimenti” generale è doveroso, da parte di critica e supporter. 

Il terzetto di difensori centrali ad oggi è una fortificazione quasi impenetrabile, grazie anche al lavoro dei laterali e a quel San Handa che quando serve ci mette quasi sempre una pezza.

A centrocampo, dopo aver elogiato Sensi, adesso tocca a Barella. C’era gente che già l’aveva bollato come un bidone o tacciato di essere sopravvalutato. Ora io non mi spingo in paragoni scomodi. Ma se Niccolò gioca come nelle ultime gare, l’Inter ha trovato un centrocampista titolare per i prossimi 10 anni. E mi va pure di spendere parole d’elogio per Lukaku: un gigante buono che segna, corre, si sbatte, lotta con avversari e razzismo, gioca per la squadra e in campo fa sentire tutto il suo peso anche senza segnare. 

Come detto quest’Inter, volenti o nolenti, è già entrata nella storia del club grazie al proprio condottiero. Comprendo e assecondo anche l’entusiasmo generale che verte attorno alla squadra. Cosa puoi voler dire di negativo a chi le ha vinte tutte in Italia finora? Nulla. Ci sta.

Attenzione però a non essere boriosi. Serve forse un’analisi più ampia, a 360°, per capire come certamente la strada intrapresa sia senza dubbio alcuno quella giusta, ma guai a sentirsi arrivati. Sarebbe la sconfitta più grande.

Innanzitutto non si è conquistato ancora alcun trofeo – ci mancherebbe dato che siamo solo a settembre – e poi anche perché gli avversari incontrati di certo non erano top club. 
Nessuno mi fraintenda: vincere non è mai facile, qualunque squadra si affronti. E alla fine dei vari tornei i punti si sommano e la vittoria vale uguale, sia con la prima, che con l’ultima in classifica.

Ma sconfiggere formazioni come Lecce e Udinese che devono salvarsi, possibili sorprese come il Cagliari, o competitor comunque inferiori come Lazio e soprattutto Milan, deve essere la normalità se si vuole raggiungere in modo permanente quello step successivo di possibili e futuri trionfi. Finora lo è stato, ma per parlare di grande Inter servono settimane, probabilmente mesi. Solo nelle difficoltà e a come uscire da potenziali problematiche si capirà di che pasta è davvero fatto il Biscione. Che ad oggi le premesse siano più che consistenti è un altro discorso.

Probabilmente una sfida come quella con i biancocelesti di Simone Inzaghi in altre occasioni sarebbe terminata in pareggio. Forse anche con una vittoria per i capitolini. Quindi a maggior ragione la soddisfazione per la Beneamata deve essere alta. Poi le sorprese possono essere sempre dietro l’angolo. E sorrido pensando alle parole di Manolas, che dopo le prime giornate di questa annata, e quindi anche dopo la sfida contro i sardi, aveva definito facile il calendario dell’Inter. Chissà quale sarà stato il pensiero del greco nel day after della sconfitta casalinga per mano della squadra di Maran. 

Ora testa alla Sampdoria: una partita trappola simile al Derby. Se l’Inter gioca come sa, non c’è partita. Lo avevo scritto anche prima del match contro i rossoneri. Se sei più forte e affronti qualsiasi gara con la giusta concentrazione e mentalità, 99 su 100 la porti a casa. Vediamo se sarà così anche contro blucerchiati. E poi a Barcellona senza paura e vincoli di risultato. Nessuno pretende uno 0-2 al Camp Nou. Ma se dovesse accadere, l’esaltazione sarebbe lecita e consentita.

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