Icardi arriva dal Klondike e le sirene non fermano Luciano Spalletti
Un’Inter di avventurieri, di capitani coraggiosi. Dopo una partita intensa, la spinta di Spalletti di pressare alto fin’oltre al 90’, quando il Milan si stava concedendo un possesso conservativo in attesa del triplice fischio. Quella nerazzurra è una squadra che ha fame, guidata dal più diabolico degli attaccanti: una partita intera a chiudere sul primo palo, ma al momento giusto finta e poi stacco al centro; lì dove Vecino recapita un pallone magico e Donnarumma s’impappina. Ad una settimana di discussioni su chi fosse più forte tra Icardi e Higuain, il capitano interista risponde sul campo e segna il quinto gol nelle ultime quattro stracittadine. L’Inter si issa al terzo posto, in attesa della gara contro la Lazio di lunedì prossimo.
CONTRO TUTTI - Spalletti è stato chiaro fin da subito, battendo i tamburi di guerra a cominciare dalla conferenza stampa di sabato pomeriggio. Ha fatto correre la squadra ad un ritmo forsennato fin dal primo minuto, organizzando il solito pressing asfissiante che ha tolto riferimenti al Milan e l’ha costretto a giocarsi la vittoria sulla fisicità: esattamente quello di cui l’Inter aveva bisogno. Giocare sulle linee di passaggio dei rossoneri, ha di fatto annullato ogni tentativo di azione manovrata del Milan, che nel primo tempo ha toccato quattro palloni in area interista e, in generale, non è mai riuscito a impostare le trame che l’hanno contraddistinto da quando in panchina siede Gattuso. Spalletti ha orchestrato una partita sontuosa dell’Inter, una gara necessaria per confermare le ambizioni di una squadra che vuole arrivare al compimento di un disegno più grande, di cui tutti possono essere testimoni. A fine partita, Spalletti abbraccia tutti e li sprona: questo è solo l’inizio, il bello incomincia dalla prossima partita.
DAL KLONDIKE - Come nei thriller psicologici, molto spesso la soluzione del rebus è davanti ai nostri occhi. Mauro Icardi è un cercatore misterioso, ignoto. Facciamo pace con l’idea che polarizzerà sempre l’opinione di tutti: vive per il gol, e senza d’esso perde qualcosa. Ma quando segna, rasenta la purezza artistica. All’ultimo è furbo a disorientare mezza difesa del Milan con un arresto veloce a centro area, ed è preziosissimo nel primo pressing, quello sul portatore. Piccole cose, che a volte non si vedono. O momenti morti, da cui lui tira fuori una gemma. Un po’ come quei cercatori del Klondike che partivano in massa alla ricerca di una pepita d’oro sotterrata chissà dove, Maurito bazzica per il campo in attesa del momento giusto per svelare a tutti la sua fortuna. Il senso della posizione è il suo piccone, le pepite - manco a dirlo - sono i gol pesanti. Quest’anno ha deciso, fra campionato e coppa, già cinque partite. I suoi gol (più assist) valgono 15 punti. È un caso che la crisi interista sia finita quando ha ricominciato a segnare il numero 9?
LE SIRENE - L’altra faccia del derby, sono senza dubbio i numerosi acciacchi che l’Inter dovrà fronteggiare. Brozovic ha giocato con un evidente fasciatura alla coscia destra e ha zoppicato per diversi minuti. Lui e Perisic hanno subito dei colpi alla coscia destra che ne hanno limitato l’utilizzo: se quest'ultimo è uscito anzitempo, Brozo ha stretto i denti ed è rimasto in campo nonostante l’evidente dolore. L’infortunio di Nainggolan potrebbe assumere un’importanza capitale nell’economia della stagione: Spalletti s’è detto non preoccupato perché ha una rosa lunga, ma se dovesse essere confermato uno stop lungo, il verdetto sarebbe catastrofico perché rallenterebbe ancor di più il processo di evoluzione dell’Inter. Ma, come nel paradosso del calabrone, Icardi e compagni non ne vogliono smettere di correre: suonino le sirene, tremino le pareti. Mercoledì si va a Barcellona, e l’Inter si è meritata il diritto di guardare negli occhi i blaugrana e giocarsi alla pari la vetta del girone B. E l’accesso agli ottavi di finale della Champions League.
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