Al Bentegodi di Verona va in scena una gara delicata per entrambe le squadre. Gli uomini di Spalletti, in piena corsa Champions, affrontano il Chievo, alla ricerca di punti salvezza. Maran conferma il 3-5-2: torna Cacciatore; Pucciarelli a fare coppia con Inglese. In casa nerazzurra, confermati dieci undicesimi della vittoriosa gara contro il Cagliari, unica e attesa novità Borja Valero in campo dal 1' al posto dell'infortunato Gagliardini; ancora titolare Karamoh.
PRIMO TEMPO - Il Chievo parte forte, rendendosi protagonista di una fase offensiva numericamente importante e di un costante raddoppio in quella difensiva. Su Cancelo e D'Ambrosio, in prima battuta, escono i due interni di centrocampo Hetemaj e Giaccherini, pronti a ripiegare su Brozovic e Borja Valero, "guardati" anche dai due attaccanti schierati da Maran. Jaroszyński e Cacciatore rimangono bassi quando si tratta di difendere, a formare una retroguardia a 5 (e sostenendo Tomovic e Bani rispettivamente su Karamoh e Perisic), mentre sono propositivi in fase d'attacco - soprattutto l'italiano -, contribuendo ad allargare la squadra e creando superiorità numerica sulle fasce, con gli esterni offensivi nerazzurri meno dediti alla fase di copertura. Con il passare dei minuti, però, l'Inter diventa padrone del gioco - Brozovic e Borja si scambiano di posizione - e il possesso palla, sia in qualità che in quantità, cresce. L'aumento dei giri del motore viene favorito da un Rafinha molto mobile e dai meno punti di riferimento dati da Karamoh e Perisic, con l'esterno croato pericoloso nei tagli di campo improvvisi alle spalle dei difensori clivensi e il francese ad aumentare la presenza nerazzurra nel gioco tra le linee. Ma gli uomini di Maran sono - quasi sempre - bravi a compattarsi, costringere l'Inter a ripartire da dietro e recuperare qualche metro. Cancelo trova poco spazio e mette poca continuità nelle discese sull'out di destra, Icardi fatica sia nella morsa dei centrali che nel contribuire per la fluidità del gioco nerazzurro e la gara rimane sostanzialmente equilibrata. Il Chievo riparte con velocità e, a tratti, torna ad aggredire pericolosamente nella trequarti ospite, sfruttando i polmoni di Hetemaj e Giaccherini, la fisicità di Inglese e la vivacità di Pucciarelli. Le due fasi dei padroni di casa, alti in pressione o attendisti dietro la linea di metà campo - nei primi 45' - mettono in difficoltà la squadra di Spalletti, comunque brava a tenere bene il campo e, pazientemente guidata dalla regia di Brozo, a portare a termine un primo tempo discreto, nel punteggio e nella prestazione.
SECONDO TEMPO - Brozovic ritorna sul centro-destra, Borja sul centro-sinistra, entrambi corrono e pressano: il croato si propone con continuità, mentre lo spagnolo entra più nel vivo del gioco, con molti palloni che passano dai suoi piedi. L'atteggiamento del Chievo al rientro dagli spogliatoi non demerita, ma i nerazzurri passano subito in vantaggio e la gara cambia il suo andamento. Entra Castro per Jaroszyński, Hetemaj va a fare il quinto sull'out mancino (l'argentino a destra di Radovanovic, Giaccherini a sinistra), ma neanche il tempo di sistemarsi in campo che l'Inter raddoppia. La posizione di esterno sinistro continua a essere solo quella di partenza per Perisic che, a seguito di una bella azione corale - con Rafinha a brillare - conclude in porta da posizione di attaccante destro. E con l'ingresso di Santon per Karamoh e il passaggio alla difesa a 3, il "nuovo" modo di offendere del numero 44 nerazzurro diviene ancora più concreto. Maran inserisce Birsa per Giaccherini, ma sul terreno di gioco del Bentegodi sembra ormai vedersi un Inter in pieno controllo. La pressione clivense, con Hetemaj alto su Cancelo, il "fresco" Castro a occupare diverse zone di campo e gli attaccanti - liberati dai compiti difensivi - alti sui difensori ospiti, viene limitata e ribaltata dalla qualità di Rafinha e dell'intero centrocampo interista. Il brasiliano, sia in fase di non possesso che nella costruzione da dietro, occupa in maniera sempre più stabile il ruolo di mezzala sinistra, andando a creare, con il play Brozovic e Borja Valero, un triangolo stretto, molto qualitativo e subito pronto a riproporsi in avanti, attirando fuori (scoprendola) la difesa avversaria. L'ingresso del rientrante Vecino, nella parte finale, aumenta corsa e fisicità, ma coincide con l'uscita "mentale" dal campo degli uomini di Spalletti. Stepinski regala un finale di speranza, per la squadra di casa, e di paura, per la beneamata. La sensazione di paura provata negli istanti finali, per una vittoria e una qualificazione alla prossima Champions che potevano complicarsi e allontanarsi, rappresenta un lusso del quale dover fare preferibilmente a meno. Trasferta tutt'altro che agevole, per classifica e qualità dell'avversario (soprattutto in casa), prestazione tutt'altro che negativa, non potevano - in egual modo - portare a un risultato diverso dai 3 punti, per il percorso di Lazio e Roma, per un calendario e un rush finale dove sbagliare il meno possibile sarà l'obiettivo primario. Lasciando a casa le distrazioni, portando in campo le certezze e conquistando più punti possibili. Scontato quanto fondamentale: dare continuità ai propri "ultimi" pregi, momenti di un giro palla veloce e di qualità; esterni più partecipi, imprevedibili e incisivi; intensità e generosità nel recuperare il pallone e limitare i propri "saltuari" difetti, disattenzione nei minuti finali; superficialità in alcune giocate; momenti di un giro palla lento e prevedibile. Gestire al meglio quest'ultimo punto, con la conferma costante di Brozovic e la crescità costante di Rafinha a dirigere la compagine guidata da Spalletti, sembra essere l'aspetto meno preoccupante, confidando nella #vogliaChampions anche dei compagni e nella vena realizzativa di Icardi, ogni 90' migliorabile nel contributo di squadra, ma prima di tutto uomo gol.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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