Ieri sera al Meazza è andata in scena una super sfida tra la capolista Napoli di Luciano Spalletti e l'Inter di Simone Inzaghi, distante 11 punti in classifica ma reduce, prima della sosta, da un ottimo periodo di forma. Sfida tra due tecnici che fanno della qualità del gioco un loro mantra, senza disdegnare un meticoloso lavoro sulla solidità difensiva. Inter in campo con il classico 3-5-2: Acerbi al centro della difesa insieme a Bastoni e Skriniar; Mkhitaryan, Barella e Calhanoglu a centrocampo supportati da Darmian e Dimarco sugli esterni; Lukaku e Dzeko le punte. Risponde il Napoli con il 4-3-3 con Di Lorenzo e Olivera terzini, Kim e Rrhamani centrali; Zielinski, Lobotka e Anguissa a centrocampo; Kvaratskhelia, Osimhen e Politano in attacco.
Il Napoli fa partire l’azione da dietro, con un paziente giropalla in attesa che si aprano spazi in avanti per cercare la verticalizzazione sugli esterni. Inter che però mantiene le posizioni e cerca di pressare alto con Calhanoglu e i due attaccanti per indurre l’avversario all’errore e cercare di rubare palla nella transizione. Lukaku è il terminale offensivo più avanzato con Dzeko e girargli intorno su tutto il fronte offensivo. Quando è in possesso palla, l’Inter cerca spesso il lancio lungo per l’imbucata di Lukaku o Dzeko, cercando di superare in velocità la difesa schierata del Napoli. Nel primo tempo ci riesce in almeno 4-5 circostanze con verticalizzazioni improvvise e scambi rapidi in area di rigore, ma l’imprecisione dei tiratori impedisce al risultato di sbloccarsi. Due volte Dimarco, una volta Barella, Darmian e Lukaku sbagliano incredibilmente palle gol davanti al portiere, segno che l’idea tattica messa in campo da Inzaghi è giusta per superare una retroguardia napoletana non impeccabile ma il primo tempo si chiude 0-0. Nessun tiro in porta del Napoli nel primo tempo, la squadra si fa apprezzare più per il possesso palla che per la reale pericolosità, qualche buona giocata di Osimhen o Zielinski ma conclusa poi sempre male.
Gli schieramenti non cambiano neanche per l’inizio del secondo tempo quando gli allenatori ripropongono lo stesso copione del primo. Inter subito col pressing alto per continuare a sfruttare le imprecisioni della difesa partenopea. Spingi spingi e il meritato gol finalmente arriva al 56’: grandissima apertura di Mkhitaryan che con una sventagliata pesca Dimarco sull’out di sinistra, cross dentro per Dzeko che di testa, la sua specialità, non lascia scampo a Meret. Il gol non cambia la mentalità del Napoli di Spalletti che continua con la sua fitta rete di passaggi per arrivare in porta con il ragionamento, ma l’Inter si chiude con tutti gli effettivi a difendere e poi ripartire in contropiede. Grandissima prova di concentrazione e di marcatura di tutti i difensori nerazzurri che non commettono sbavature e non lasciano spazi agli attaccanti partenopei, costringendoli a far girare palla senza mai trovare il varco giusto.
Lautaro per Lukaku e Gosens per Dimarco non cambiano nulla a livello tattico. Il Napoli invece inserisce Lozano per Politano e Raspadori per Zielinski, un attaccante per un centrocampista: Lozano prende il ruolo di Zielinski come mezzala ma con maggiore facoltà di offendere, Raspadori va in attacco al posto di Politano. Quando Lozano avanza sull’out di destra, Raspadori arretra a centrocampo.
Al 75’ entrano Correa per Dzeko e Dumfries per Darmian, ruolo su ruolo. Nel Napoli Elmas per Kvara e Ndombele per Anguissa. Napoli ora ridisegnato con, da destra a sinistra, Ndombele, Lobotka ed Elmas a centrocampo; Lozano, Osimhen e Raspadori in attacco. All’82’ Gagliardini per Mkhitaryan conferisce maggiore copertura al centrocampo nerazzurro. A 5’ dalla fine Spalletti tenta il tutto per tutto inserendo anche Simeone per Lobotka: 4-4-2 (o 4-2-4) con Elmas e Ndombele in mediana, Lozano a destra e Raspadori a sinistra con Osimhen e Simeone in avanti. Ma il fortino nerazzurro regge, grazie anche alla prima parata di Onana al 90’ su Raspadori: Inter che in pratica gioca di difesa e rimessa tutto il finale di gara, portando a casa un risultato importantissimo.
In conclusione, Napoli troppo lento, schiavo del suo possesso palla, a tratti prevedibile, senza mai trovare l’uomo libero cui servire la palla in profondità grazie alla qualità dei difensori dell’Inter nel marcare tutti i diretti avversari e chiudere tutti gli spazi. Inter invece più pimpante e maggiormente in grado di trovare gli spazi giusti in cui servire la palla, grazie anche ai movimenti degli attaccanti e al grande pressing offensivo.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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